Alla fine, con quasi tre mesi di ritardo, il Governo si è appena deciso a pubblicare il bando per la selezione del direttore della neo-istituita Agenzia per l’Italia digitale.
I soliti bene informati raccontano che alla decisione si è arrivati in ragione dei dissidi tra il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera ed il ministro dell’Università, Francesco Profumo e dinanzi al rischio che, in assenza di pubblicazione dell’avviso pubblico, la nomina avrebbe formato oggetto di impugnazione.
E’ un fatto grave giacché alla pubblicazione del bando avrebbe dovuto procedersi semplicemente perché prevista dalla legge e perché si tratta della strada maestra da seguire per dare all’Agenzia il miglior direttore possibile e non già perché non si è riusciti a trovare un accordo alla matriciana sul solito amico degli amici.
Il punto, tuttavia, è un altro.
La pubblicazione dell’avviso, nei termini in cui è avvenuta, è un autentico bluff, un’inaccettabile presa in giro istituzionale ed una gravissima offesa all’intelligenza dei cittadini italiani e dei tanti cervelli che, ancora, popolano – nonostante le molte fughe – il nostro Paese e che avrebbero numeri, meriti e competenze per partecipare alla selezione ed aggiudicarsi una poltrona tanto importante per il futuro del Paese.
Che si tratti di un bluff, in realtà, è scritto a chiare lettere nello stesso avviso.
“Il presente avviso è finalizzato, ferma restando la discrezionalità dell’Amministrazione nella scelta del candidato più idoneo allo svolgimento dell’incarico, a garantire la piena applicazione del principio di trasparenza e, in conformità all’art. 97 Cost., ad assicurare l’elevata e qualificata professionalità del soggetto cui verrà conferito l’incarico, individuato nell’ambito della più ampia rosa di candidature.”.
Come dire che quali che siano i profili dei candidati, alla fine, sceglierà l’amministrazione di testa sua, senza che nessuno possa contestare la scelta sulla base di criteri meritocratici.
Non è esattamente un incoraggiamento per i soggetti che ritenessero di essere in possesso dei requisiti e di volersi impegnare nella costruzione del futuro digitale del Paese a fare un passo avanti e candidarsi.
Chi si presenterebbe ad un concorso sapendo che, alla fine, a vincere non sarà il più bravo ma il più “simpatico” alla commissione esaminatrice?
Ma non basta.
Nell’avviso, ci sono, purtroppo, molti altri indici sintomatici del carattere offensivo per l’intelligenza collettiva italiana.
Il profilo del Direttore dell’Agenzia è un profilo medio-alto, quello di un manager pubblico o privato o di un professore universitario di lungo corso, di una persona, certamente, che, sin qui, certamente non è stata con le mani in mano né in cerca di prima occupazione.
A questa persona, con l’avviso appena pubblicato, il Governo chiede di precipitarsi – il termine è di quindici giorni dopo che si è lasciato che ne trascorressero 75 senza pubblicare alcunché e senza alcuna valida motivazione – a presentare la propria candidatura, impegnandosi ad accettare l’incarico se selezionati senza, sostanzialmente, dirgli né quanto durerà l’incarico, né quanto guadagnerà.
I due elementi, infatti, sono assenti nell’avviso: il primo del tutto ed il secondo quasi del tutto giacché l’esplicitazione del compenso non può ritenersi soddisfatta dal generico riferimento al “trattamento economico spettante ai Direttori delle Agenzie fiscali” che non significa assolutamente nulla per chiunque non rivesta quel ruolo.
Troppo difficile scrivere nel bando che l’incarico durerà per due, tre o quattro anni e che il compenso sarà pari ad una determina cifra, scritta in numeri e chiarendo se debba intendersi a lordo o al netto?
Chi si impegnerebbe a lasciare il suo lavoro – ragionevolmente dopo anni e ben pagato – per assumere un incarico senza conoscerne né la durata nè il compenso?
E’ esattamente quanto accade in ogni altro Paese al mondo e, persino nel nostro, in un avviso per la ricerca di un manager privato.
Se a questo si aggiunge che, pressoché contestualmente alla pubblicazione dell’avviso, alcuni organi di stampa hanno dato la notizia secondo la quale il Governo starebbe pensando – ma si guarda bene dallo scriverlo nell’avviso – di limitare la durata dell’incarico a soli sei mesi e le mansioni del Direttore alla sola organizzazione dell’Agenzia, diventa impossibile fugare il sospetto che ci si trovi dinanzi ad una manovra orchestrata allo scopo di scoraggiare qualsiasi candidatura di spessore, lasciando così il campo libero alla nomina di qualche compagno di merenda, dopo essersi procurati l’alibi della selezione pubblica.
Difficile spiegarsi diversamente le troppe anomalie che accompagnano la pubblicazione dell’avviso: un ritardo di oltre due mesi, informazioni lacunose e la “minaccia”, fatta trapelare ad orologeria, che si tratti di un mini-incarico.
E’ un fatto di inaudita gravità soprattutto se si tiene conto che l’avviso è firmato dal Premier, Mario Monti e da ben quattro Ministri della Repubblica.
Possibile che nessuno abbia avvertito almeno il dovere etico di rifiutarsi di partecipare ad una svendita fraudolenta di una delle poltrone dalle quali – almeno sulla carta – dovrebbe dipendere il futuro del nostro Paese?