“Non perdere il tempo”. È questo lo slogan del Vintage festival, la cui terza edizione si è appena conclusa a Padova. Dal 14 al 16 settembre ha riportato la città nel secolo scorso con esposizioni, workshop, party e una mostra-mercato presso il Centro culturale San Gaetano. Collezionisti da tutta Italia hanno reso disponibili al pubblico pezzi unici tra abbigliamento e oggettistica dagli anni ’20 agli ’80. Obiettivo: rendere presente il passato.
“In città come Londra e Berlino si parla da sempre di vintage, ma da poco è sulla bocca di tutti anche in Italia” spiega a ilfattoquotidiano.it Paolo Orsacchini, organizzatore del festival insieme ad Andrea Tonello. “Abbiamo proposto il passato come punto di partenza per lanciare progetti. Uno scenario futuristico e futuribile. Non una visione nostalgica ma contemporanea”.
Al termine dei due giorni si tirano le somme e Nicole Tressoldi, coordinatrice del festival, mette gli occhiali sul podio degli oggetti più venduti, cui seguono giacche e maglieria per una spesa media che si aggira intorno ai 35-40 euro: “Il primo appeal viene dal settore moda. I nostri visitatori sono per lo più giovani donne. Prevalgono gli under 30, ma abbiamo registrato la presenza di tanti over 60”. Per tutti la possibilità di incontri e workshop con numerosi ospiti, tra cui Elio Fiorucci, Diego Dalla Palma, Saturnino, Pif, Andrea Pezzi, Kris&Kris e Kledi.
Secondo gli organizzatori il 50 per cento del mercato del vintage è formato da addetti ai lavori che comprano per sé o per trarre ispirazione per le nuove collezioni; il 30 per cento da clientela fissa amante del vintage, il 20 per cento da nuova clientela spinta dalla curiosità, che acquista per lo più accessori perché più facilmente fruibili rispetto a un abito.
In una società che cancella i segni del tempo, alla continua ricerca del nuovo, si consolida, paradossalmente, la tendenza vintage. Una passione o un’esigenza di risparmio in tempi di crisi? Fatto sta che in Italia il mercato dell’usato è in crescita. La conferma si trova anche nei dati del registro delle imprese di Unioncamere-InfoCamere. Mettendo a confronto il secondo trimestre 2010 con quello 2012 si registra un aumento. In testa tra le regioni attive nel commercio al dettaglio di indumenti e altri oggetti usati è la Lombardia, che passa da 136 a 164 imprese attive, cui seguono il Lazio, da 96 a 107, e la Toscana, da 94 a 104 imprese.