Caro Massimo, ti ringrazio dell’attenzione che hai voluto dare al mio post, come ho già scritto, “la tua penna” è stata ed è tutt’ora significativa nel mio modo di approcciarmi al mondo e scriverti direttamente lo considero un fatto di un certo rilievo nella mia quotidianità.
Concordo con te che il discorso sui rapporti uomo-donna non possa essere trattato in modo esaustivo in un blog, ma spero che degli spunti di riflessione possano comunque nascere e da questa speranza continuo a scrivere qualcosa nel merito di ciò che evidenzi nella tua breve risposta.
Per quanto riguarda il dibattito della Versiliana, se da una parte penso che sia stato depotenziato perché non sono stati rispettati degli spazi che avrebbero portato delle riflessioni non banali (nello specifico i tuoi), dall’altro però penso che sia risultato indicativo delle difficoltà inerenti al poter comunicare in modo funzionale sia tra i generi sia tra persone che hanno punti di vista diversi, ma che dovrebbero comunque farsi garanti della libertà di espressione non solo propria. Abbiamo avuto modo di vedere, dal vivo, parte di quelle difficoltà di cui spesso ci occupiamo e quindi non solo di parlarne in modo astratto. Questa è esperienza diretta e può maggiormente aiutarci a capire cosa non funziona. E’ utile.
Non so come tu ti sia sentito durante il dibattito, lo posso immaginare da quello che ho osservato, ma mi fermo alle soglie dell’immaginazione e non mi permetto di entrare nel tuo mondo emotivo. So come mi sarei sentito io ossia arrabbiato e non rispettato. So che però, calmate le acque interiori, avrei anche cercato di andare oltre quella rabbia e vedere se da questa potevo ricavarne qualcosa e soprattutto capire cosa di me avesse spinto uno dei miei interlocutori ad invadere il mio spazio legittimo e concordato. Mi sarei chiesto se anche le mie modalità comunicative potessero avere contribuito a creare la situazione nella quale mi sono venuto a trovare oppure se questa sarebbe stata inevitabile.
Riguardo al tuo esempio della signora e del fischio faccio alcune considerazioni.
Fatico a comprendere cosa tu intenda con l’aggettivo “innocente” . Dietro il fischio non si nascondeva forse un desiderio sessuale? Lo ritieni davvero senza malizia? Io non ci trovo nulla di male nel desiderio sessuale che può nascere di fronte ad una donna che si trova piacevole, ma secondo me, se lo si vuole esprimere, bisogna trovare delle modalità corrette ed è appunto sul modo di concepire il corretto che probabilmente non ci troviamo d’accordo.
Se da una parte è vero che un fischio costituisce un apprezzamento ed ogni apprezzamento a chiunque, uomo o donna non importa, può fare piacere, dall’altro può facilmente costituire anche una invasione della propria intimità (e ho considerato nelle righe su come sentirsi invasi non è piacevole). Mi chiedo se, legittimando questo comportamento, non rischiamo che, in seguito, il passaggio dal fischio alla pacca sul sedere possa essere troppo breve. Se giustifichiamo il fischio, non ritenendolo una invasione di campo nella psiche intima della donna, non potremmo così anche giustificare la pacca sul sedere, non ritenendola una invasione di campo nel corpo della donna?
I vissuti chiave che metto in primo piano sono dunque apprezzamento ed invasione della propria intimità e le donne “sottoposte a fischio” immagino oscillino tra queste due dimensioni, ma solo loro, ognuna in modo specifico e soggettivo, può dare la sua risposta. Loro, non noi, altrimenti possiamo cadere nella presunzione di sapere come gli altri si dovrebbero sentire in base a ragionamenti nostri che non colgono la varietà della dimensione emotiva dell’altro. Io posso dire che le donne con cui ho parlato, che hanno vissuto questa esperienza, mi hanno riportato il vissuto di intrusione in una sfera intima in modo prevalente rispetto ad un compiacimento, esistente a volte, ma molto più sullo sfondo. Questa è la loro esperienza e io ne prendo atto, sanno sicuramente meglio di me cosa hanno provato. Ancora nessuna mi ha fischiato in strada.
Una donna di trenta anni non ha bisogno di conferme derivanti da un fischio come magari poteva fare più piacere a venti anni. Alcune donne mi hanno proprio detto che apprezzamenti che funzionavano a venti anni non funzionano più a trenta, non solo non ne hanno più bisogno, ma, contrariamente al passato, si sentono appunto infastidite.
Mi colpisce la tua risposta alla donna: “Rimpiangerà, signora, il giorno in cui un ragazzo non le farà un fischio di ammirazione”. Certamente ognuno, a modo suo, rimpiangerà di non avere più una età in cui si possa essere al massimo della propria forma fisica, è molto umano, ma come hai scritto tu in pagine molto belle, la vecchiaia è stata fatta diventare una condizione senza alcun posto di rilevanza nella attuale società occidentale. Il mio dubbio è se, con la tua risposta, non facciamo altro che rinforzare la forza dell’estetica e dell’immagine. Questa donna, “in un’altra età” dovrà necessariamente rimpiangere i fischi in strada o possiamo sperare che potrà guardarsi indietro e trovare nella sua vita fonti diverse di gratificazione meno legate all’estetica? Non rischiamo di rinforzare l’importanza dell’immagine, che seppure parte dell’esistere,oggi è fin troppo sopravvalutata?
Mi auguro davvero di cuore un giorno di poterne parlare con te e non solo sulle pagine di un blog. Un caloroso saluto per ora.
di Mario De Maglie
Ricevo e pubblico la risposta di Massimo Fini al mio post “Su Massimo Fini e altre questioni”
l’altro giorno ero in un bar dove alcuni giovani operai stavano riparando delle tubature. E’ passata una donna sulla trentina, molto vistosa. Uno dei giovani operai ha fatto un fischio che è il modo popolare per esprimere ammirazione. Lei si è voltata inviperita e a quel fischio, a mio parere del tutto innocente, ha risposto a male parole. Quando è passata davanti a me le ho detto: “Rimpiangerà, signora, il giorno in cui un ragazzo non le farà un fischio di ammirazione”.
Massimo Fini