Un anno fa le polemiche furono per un cucciolo di chihuahua messo a far da comparsa nel Der Rosenkavalier di Strauss. Poi è toccato all’Aida targata Zeffirelli scandalizzare gli animalisti per il coinvolgimento di un cavallo nero e uno bianco. E ora che in cartellone c’è La Bohème di Puccini, a calcare il palcoscenico della Scala saranno un altro cavallo, insieme a un ciuchino. Un paio di passaggi veloci, garantiscono dal teatro. Ma tanto basta al garante per la tutela degli animali del comune di Milano, Valerio Pocar, per chiedere di rinunciare agli animali con una lettera aperta a Zeffirelli, che firma di nuovo la regia.
“Confido – scrive Pocar – che la sua ben nota sensibilità di persona d’animo gentile e di artista attento anche alle sfumature della vita, umana e non umana, la induca a una presa di posizione a favore dell’eliminazione o della sostituzione degli animali vivi nello spettacolo”. Quella del garante è una figura istituita dalla precedente giunta Moratti per vigilare sul rispetto degli animali e farsi promotore di iniziative contro il loro maltrattamento. Con la giunta Pisapia il ruolo è stato affidato a Pocar, avvocato cassazionista e professore emerito di Sociologia del diritto e Bioetica all’università Bicocca di Milano, nonché pioniere del diritto animalista. Tra le sue azioni da garante, Pocar è intervenuto a Pasqua con un appello a credenti e non credenti a onorare la festività “con un gesto di pace verso gli animali, risparmiando la vita di agnelli e capretti, creature innocenti e simbolo dell’innocenza stessa”. E poi gli inviti a non impiegare animali durante gli spettacoli, compresi quelli del tempio della lirica.
Ciuchino e cavallo sul palcoscenico della Scala non li vuole vedere nemmeno Nadia Zurlo, responsabile del settore equidi dell’associazione animalista Lav: “C’è una questione di natura etica e una legata al maltrattamento degli animali – sostiene -. Un cavallo e un asino, che di professione non fanno gli attori, a teatro vengono messi in una situazione non etologica che causa loro stress”. Dalla Scala non arriva alcuna risposta ufficiale alla richieste di garante e animalisti. Lo spettacolo debutterà il 26 settembre e la prima rappresentazione sarà seguita da dieci repliche. Per il momento, tra una prova e l’altra, qualcuno mormora che cavallo e ciuchino se la passano meglio sul palcoscenico che nella loro stalla: sono coccolati, altro che maltrattati. E se qualcuno afferma il contrario – dicono – esprime una posizione aprioristica.
Tesi non condivisa da Zurlo: “Fosse per me, andrebbero aboliti anche gli allevamenti. Non è giusto che disponiamo degli animali a nostro piacimento, come fossero oggetti. E impiegarli in uno spettacolo teatrale è il superfluo del superfluo. Sappiamo come vivono nella loro testa queste cose?”. Secondo Zurlo c’è poi il problema del trasporto, visto che fino alla Scala gli animali ci devono arrivare: “E’ un evento molto stressante per il cavallo, che viene chiuso in un van in movimento e spesso va leggermente sedato. Il trasporto dovrebbe essere previsto solo in casi eccezionali”. Aggiunge il garante Pocar: “I due animali stanno dietro al palco in un bailamme che non finisce più. Rischiano di imbizzarrirsi, far male alle altre comparse. E farsi male loro stessi”.
In linea con questa posizione è Chiara Bisconti, assessore milanese a Benessere e qualità della vita. Lo scorso gennaio, in occasione della messa in scena dell’Aida, fu lei a scrivere una lettera aperta al sovrintendente e direttore artistico della Scala Stéphane Lissner: “Con l’ ausilio di strumenti tecnologici ed effetti speciali si ottengono ormai scenografie coinvolgenti e di forte impatto visivo – suggeriva -. Mi chiedo perché non individuare delle idee alternative, più apprezzabili e con un forte messaggio innovativo, per le rappresentazioni teatrali che richiedono l’utilizzo di animali sul palco”. Allora Lissner, del consiglio, non se ne fece nulla. Chissà che questa volta non voglia dire la sua pure Pisapia. Come sindaco, infatti, non guida solo la giunta. Ma anche la fondazione che gestisce la Scala.
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