Inventata da Luca Belgiorno Nettis, impreditore di discendenza italiana,la fondazione propone di tornare al sistema del sorteggio e che garantisce una reale rappresentanza della società al governo, "perché in questo modo i candidati sono davvero rappresentativi in quanto scelti in proporzione per reddito, sesso, età”
Eliminare le elezioni, rimpiazzare un sistema basato su fazioni opposte con uno che delibera nell’interesse dei cittadini. Sono questi alcuni degli obiettivi di New Democracy, fondazione nata a Sydney per volontà di Luca Belgiorno Nettis, impreditore di discendenza italiana, con lo scopo di cambiare radicalmente la politica del paese.
Anche in Australia infatti, nonostante l’economia forte (il Pil del primo trimestre è del 1, 3 per cento, il doppio del previsto), lo scontento verso i politici è palpabile. Seduto nel suo ufficio sulla baia di Sydney, ex magazzini per la lana trasformati in open space, Belgiorno Nettis – con il fratello Guido al timone dell’azienda familiare di servizi e infrastrutture Transfield, – mostra la prima pagina del quotidiano The Australian. Sotto il titolo “Generation Y: cosa ha fatto la democrazia per noi?”, il 39 per cento dei ventenni australiani sostiene in un sondaggio che va trovato un sistema politico migliore. “Un’altra prova – dice il 58enne manager australiano richiudendo il giornale, di quanto i cittadini siano stanchi del sistema politico, anche in un’economia solida come la nostra”.
Dal 2005 Belgiorno Nettis è alla ricerca di un modo diverso di far politica. Con un gruppo di intellettuali, ex politici e manager ha dato vita a una fondazione, New Democracy. “La maggior parte della gente non crede che ci siano valide alternative, o che si possa fare a meno delle elezioni. Noi crediamo invece che il processo elettivo sia proprio uno dei problemi principali, e che le alternative ci siano, eccome. Vorremmo tornare al sistema del sorteggio, che ha funzionato per oltre duecento anni per gli antichi greci, e che garantisce una reale rappresentanza della società al governo, perché in questo modo i candidati sono davvero rappresentativi della società in quanto scelti in proporzione per reddito, sesso, età…” A deliberare sarebbero i cittadini, come in una giuria.
Tra le possibilità esplorate da New Democracy, Belgiorno Nettis preferisce il Senato dei Cittadini proposto dalla University of Vermont: un gruppo di cittadini scelti per sorteggio e in carica al Senato per un paio di anni, che prendono in esame le proposte di una Camera eletta in modo tradizionale. Anche se per ora New Democracy è solo un forum di idee, c’è chi ha accettato di provare a mettere in pratica alcuni di questi suggerimenti: il primo è stato un municipio della zona sud di Sydney, Canada Bay, che ha invitato i cittadini a prendere decisioni in merito allo sviluppo di aree publiche del quartiere.
Invitato a un convegno del prestigioso TedX, a Sydney, Belgiorno Nettis ha strappato applausi dicendo che “la luce della democrazia traballa e si fa fioca. Ha bisogno di una ricarica, e noi abbiamo il potere per dare questa ricarica”. Ma come mettere in pratica ciò che per ora è teoria? “Abbiamo una sola arma, allargare il consenso della gente verso il nostro progetto”, risponde. Potrebbe funzionare in Italia un progetto simile? “Certo. Anzi in Toscana c’è stato il primo esperimento europeo, nel 2007, con una legge – la 69/07- che obbligava il governo locale a utilizzare un gruppo di cittadini per una prima approvazione di nuove infrastrutture”, spiega Belgiorno Nettis. Che aggiunge: “A tutti i Grillo del mondo dico: esortate la gente a scrivere sulle schede elettorali ‘non vogliamo nessuno di questi partiti al governo’. Prima o poi dovranno cominciare ad ascoltarci”.