La notizia è di qualche giorno fa: il giudice Piergiorgio Morosini, segretario nazionale di Magistratura Democratica (oltre che gip di Palermo), pur rivendicando con orgoglio la sua appartenenza al sindacato delle toghe di sinistra, si autosospende dall’incarico, ufficialmente per incompatibilità con il ruolo (difficile) di giudice delle udienze preliminari al cosiddetto processo sulla Trattativa Stato-Mafia, ruolo nel quale è stato designato poco più di un mese fa.
“Un ulteriore gravoso compito istituzionale – scrive Morosini nella lettera di autosospensione da MD – che renderebbe assai complicato uno svolgimento efficace ed effettivo del ruolo di rappresentante del gruppo”.
Oggi su Il Fatto Quotidiano, anche i giudici Lia Sava e Francesco Del Bene (di MD anche loro), che insieme a Di Matteo e Ingroia sono i pm che indagano sulla presunta trattativa tra Stato e Mafia, rompendo il silenzio, intervengono sulle polemiche e gli attacchi che ultimamente hanno investito la Procura di Palermo. E si schierano al fianco del giudice Morosini, non mancando di sottolineare, giustamente, la serietà della sua scelta.
Ma è davvero questo il motivo dell’autosospensione di Piergiorgio Morosini dalla carica di segretario nazionale di Magistratura Democratica? E’ davvero soltanto la difficoltà di conciliare entrambi gli impegni?
Come si dice dalle mie parti, a pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca. Si da il caso, per esempio, che i leader storici della corrente di Morosini, ovvero Giuseppe Palombarini e Giuseppe Cascini, giurano sull’innocenza dell’ex Ministro della Giustizia, Giovanni Conso, indagato per falsa testimonianza proprio nel processo sulla presunta Trattativa. E non è un mistero nemmeno la spaccatura all’interno dell’area di sinistra della magistratura, che vede posizioni opposte persino sull’opportunità di aprire l’indagine sulla Trattativa stessa. Contestualmente ci sono i malumori per la ‘eccessiva’ visibilità mediatica acquisita da Antonio Ingroia, altro
iscritto a MD.
Abbiamo forse dimenticato quanti e quali tipi di attacchi la Procura e i magistrati di Palermo siano stati costretti a subire negli ultimi mesi? Abbiamo una vaga idea di cosa significhi condurre indagini di tale delicatezza in questo clima di ostracismo e prese di distanza? Pur di contrastare l’affermazione della verità, alcuni sono disposti a tutto. Specie ai piani alti.
Qualcuno avrebbe certamente preferito che Morosini si astenesse dal processo sulla Trattativa e mantenesse l’incarico di segretario nazionale di Magistratura Democratica. Qualcun altro ha già battezzato questa scelta ‘il passo indietro di Morosini’. In realtà, in un Paese in cui persino il Governo vorrebbe evitare di costituirsi parte civile nel processo in questione, con la sua scelta il giudice Morosini ha già risposto a quanti lo avrebbero accusato di imparzialità. Ha evitato le strumentalizzazioni sul ‘doppio ruolo’, che sarebbero inevitabilmente arrivate. E, soprattutto, ha lasciato Magistratura Democratica libera di dividersi (ma sarebbe meglio di no) sul processo nel quale è stato chiamato a dare una sentenza.