Cene di lusso per i consiglieri regionali e sezioni che fanno fatica a pagare l’affitto dei locali. Servizi tv a peso d’oro sulle emittenti locali e bollette della luce a rischio scadenza. A molti giovani del Pd che tengono aperti i circoli sul territorio vedere certe cifre messe a bilancio dal gruppo regionale ha dato fastidio, anche se sono state pubblicate sul sito del partito del Lazio “per fare trasparenza”: 23 mila euro con la dicitura “spese per alberghi e bar”; due cene per 8mila euro al ristorante “il Pinzimonio” di Fiumicino. E ancora: 20mila euro ad un’agenzia giornalistica per “riprese televisive”, stessa causale per Tele Universo e per i servizi de “Il Nodo”. La lista è lunga. E più che imbarazzo crea disappunto.

“Bisogna precisare che la situazione del Pd è molto diversa da quella del Pdl, perché nel nostro caso i fondi sono stati gestiti dal gruppo e non dai singoli consiglieri”, spiega al Fattoquotidiano.it Francesco Di Giovanni, 28 anni, presidente dei Giovani democratici di Roma. “Certo, alcune spese di rappresentanza possono essere giustificate, però è anche vero che si spendono un po’ troppi soldi in cene e così facendo viene meno la pubblicizzazione dell’attività politica. Se si utilizzano quei fondi per le spese di catering piuttosto che per le iniziative sul territorio, poi non ci si può lamentare dell’anti-politica”.

Ma c’è anche una questione culturale. “Sembra che noi siamo diventati cervelli pensanti solo all’ora di pranzo – prosegue il presidente dei giovani Pd romani – E’ un problema che non riguarda solo i politici, ma anche imprenditori e dirigenti. Non ci si incontra più negli uffici o nelle sezioni, ma si discute sempre a tavola. Una cattiva abitudine tipicamente italiana. Forse si pensa che durante il pasto il clima sia più colloquiale e informale ma se si affrontano argomenti seri è meglio non stare con il piatto sotto la bocca”.

E intanto gli uffici, soprattutto politici, rimangono vuoti. “Basta farsi un giro nella sede del Pd nazionale o del partito romano per vedere stanze deserte. E questo dispiace”. Come dispiace vedere tanti circoli che, nonostante l’impegno dei militanti, fanno sempre più fatica a tenere la serranda alzata. “Le sezioni, che sono luoghi attivi di produzione politica, hanno i conti in rosso con gli affitti e le bollette da pagare. Bersani fin dal suo insediamento ha parlato di dare maggiori risorse ai livelli territoriali. Qualcosa è stato fatto ma la strada è ancora lunga. Basta pensare che noi giovani democratici siamo ospitati nelle sedi del partito e invece potremmo averne di nostre”.

Anche le spese per i “servizi amici” sulle tv locali destano qualche perplessità. “Meglio quelli delle cene. Ma il mercato televisivo italiano è talmente monopolistico che metterci qualche migliaio di euro equivale a non metterci nulla. Meglio spenderli per andare in piazza. Perché senza il contatto con la gente la politica non esiste”.

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