Il Quirinale ha invece ritenuto che la non distruzione immediata delle conversazioni del presidente leda le prerogative del capo dello Stato, garantite dall’articolo 90 della Costituzione, e ha così fatto ricorso alla Consulta, di fatto chiedendo che al capo dello Stato sia garantita una riservatezza assoluta e (finora) inedita. La Corte ha deciso ieri anche di ridurre drasticamente i tempi previsti per l’esame nel merito, che sarà affrontato la seconda settimana di novembre.
“Siamo convinti di avere agito nel pieno rispetto della legge, non avendo leso le prerogative del capo dello Stato”, ha commentato il procuratore di Palermo Francesco Messineo. “Quello compiuto oggi dalla Consulta è un semplice passaggio formale e non una valutazione di merito”. “È andato tutto come previsto”, ha dichiarato il procuratore aggiunto Antonio Ingroia. “Aspettiamo adesso di vedere che cosa succederà quando si analizzerà la questione nel merito”. E il sostituto procuratore di Palermo, Nino Di Matteo: “Continuiamo a lavorare tranquillamente sulle inchieste e nei processi che riguardano la trattativa. Resto convinto che abbiamo agito nel pieno rispetto della normativa vigente”. Slitta intanto a oggi il voto della Camera sulla mozione , presentata dall’Idv, che impegna il governo a costituirsi parte civile nel processo di Palermo sulla trattativa.
Il Fatto Quotidiano, 20 Settembre 2012