La Procura di Milano ha dissequestrato gli undici brillanti trovati all’ex tesoriere del Carroccio e i soldi sequestrati nei mesi scorsi nell'ambito dell'inchiesta sui fondi del partito usati per le spese personali della Bossi family. Indagati, tra gli altri, il Senatur e i due figli Renzo e Riccardo
Date alla Lega quello che è della Lega. E così la Procura di Milano ha dissequestrato gli undici diamanti trovati all’ex tesoriere della Lega Francesco Belsito e i 350 mila euro depositati presso un notaio di Rovigo dal consulente Paolo Scala, sequestrati nei mesi scorsi ai due indagati nell’ambito dell’inchiesta sui fondi del Carroccio. Soldi pubblici, perché provenienti dai rimborsi elettorali, e usati per le spese personali della famiglia Bossi.
Il dissequestro è stato disposto in seguito alla richiesta depositata venerdì scorso dall’avvocato Domenico Aiello, avvocato della Lega. Come si legge nel provvedimento firmato dal procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo e i pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini, titolari dell’inchiesta che vede indagati, tra gli altri, Umberto Bossi e i due figli Renzo e Riccardo, “non vi è dubbio” che la proprietà dei beni dissequestrati è del “Partito Politico Lega Nord”. I diamanti, il cui valore si aggira attorno ai 400 mila euro, vennero sequestrati dalla Guardia di Finanza lo scorso dopo che l’ex Belsito (poi espulso dal Carroccio come del resto accaduto a Rosi Mauro), una settimana prima, li aveva restituiti assieme ai lingotti d’oro (il loro valore è di 200 mila euro) e a un’Audi A6 in via Bellerio. Secondo gli accertamenti i preziosi e i lingotti farebbero parte degli investimenti “creativi” fatti dall’ex tesoriere con i fondi del Carroccio. Tra questi anche l’investimento di milioni di euro tra Cipro e Tanzania dello scorso inverno.
I 350 mila euro, sequestrati sempre cinque mesi fa all’ imprenditore Paolo Bonnet, anche lui indagato, sarebbero una tranche dell’operazione effettuata a Cipro di 1,2 milioni. Per gli inquirenti, in Italia, erano rientrati solo 850 mila euro del totale. I 350 mila euro erano poi stati depositati da Scala presso lo studio del notaio Alessandro Wurzer di Badia Polesine in provincia di Rovigo. Diamanti e denaro sono quindi ritornati nella disponibilità della Lega.