La poesia è un gioco, e il poeta un saltimbanco, come nell’ironia sottile di un Aldo Palazzeschi. Un’intarsio di parole e suoni, una tecnica raffinatissima, quella dell’haiku giapponese, genere letterario nato nel Seicento, conosciuto poi in occidente nel Novecento grazie all’attenzione del beat Jack Kerouac. Componimenti brevissimi, tre versi di cinque, sette e cinque sillabe, distillati di pura saggezza e profondità orientale. Una forma metrica che il comico bolognese Marco Mezzetti riempie di tematiche ironiche e comiche, con un solo obiettivo finale, come lui stesso ci spiega: che finisca tutto in vacca.

Marco Mezzetti parla con orgoglio del suo Non mi viene, sottotitolo Raccolta di haiku ironici, appena uscito nella collana di poesia della bolognesissima Pendragon, che sarà presentato dall’autore il prossimo 5 ottobre alle Librerie Coop ex Ambasciatori di via degli Orefici a Bologna. Raccolta suddivisa per campi tematici, Amore e sesso, Lavoro e Professioni, Animali, Arti Varie, Sport ed una Miscellanea, di piccoli, fulminanti e fulminati haiku umoristici, freddure incastonate nella imprescindibile gabbia metrica. Un genere di cui Mezzetti rivendica fieramente la paternità. Un lavoro che porta avanti da anni, con la pazienza del cesellatore. “Parto da una frase fatta, da un modo di dire, dai proverbi, ribaltandone il senso per arrivare alla battuta finale che genera lo scarto comico”: così Mezzetti racconta il suo modus operandi. “Il vino buono/è diventato aceto/ho fatto fiasco”. O ancora “Son tutti tristi/gli abitanti della bassa/in una depressione…” e “Due uova a letto/senza preliminari/Andiamo al sodo?”. E così via. Una gara di abilità nella quale si sono cimentati anche gli ascoltatori della storica trasmissione di Punto Radio Vaca Putanga, condotta da Bob Messini e Marco Dondarini: un’arena comica nella quale gli ospiti sono chiamati a farsi massacrare dagli ascoltatori, roba per gente poco permalosa. “Sono stato ospite diverse volte” racconta Mezzetti “e quando ho cominciato a recitare i miei haiku si è scatenata una sorta di gara tra gli ascoltatori: ognuno voleva proporre il proprio haiku. Ne sono uscite cose divertenti, tant’è che una delle puntate l’ho sbobinata per intero e riportata in fondo al libro”. Un’avventura alla quale hanno voluto essere presenti coi loro contributi anche altri comici bolognesi: dai Gemelli Ruggeri, al secolo Eraldo Turra e Luciano Manzalini, a Domenico Lannutti e gli stessi Messini e Dondarini, i cui interventi compaiono in postfazione.

“Il titolo Non mi viene è letterale. Un titolo proprio non riuscivo a trovarlo. Fino a quando il mio socio Pier Paolo Paganelli (cabarettista assieme a lui nel duo Mezzetti e Paganelli, ndr) mi suggerì di giocare proprio su questa impasse. E’ perfetto, volevo un titolo breve e simpatico, che potesse rimanere impresso e facesse da spia a ciò che il lettore troverà nel libro, al lavoro che c’è dietro”. Che far ridere è fatica. Come nel famoso dialogo tra Sordi ed uno sceneggiatore della Ponti-De Laurentiis. Albertone: “Che fai?”.“Lavoro, scrivo un copione” “Comico?” “No, drammatico” “Ah” la replica di Alberto “allora te stai a riposà…”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Sepolti da un muro di suono. A Place To Bury Strangers al Sun Agostino di Modena

next
Articolo Successivo

Lydia Lunch & Cypress Grove, del buon desert blues alla Rocca Malatestiana

next