È di questi giorni la notizia delle convergenti critiche da parte di Csm ed Anm (nonché di Magistratura Democratica (MD), una delle correnti dell’Anm) all’operato del collega Ingroia, al quale si muovono, tra l’altro, accuse per aver esternato interventi di natura “politica”, che sarebbero inopportuni per un magistrato.
Sulla partecipazione del collega Ingroia alla festa de Il Fatto Quotidiano mi sono già espresso. Aggiungo solo l’apprezzabile onestà intellettuale del procuratore Giancarlo Caselli che, avendo anch’Egli partecipato al dibattito contestato, ha ben rilevato come inspiegabilmente non siano state addebitate critiche (solo) a lui.
Oggi, però, credo emerga un nuovo profilo di contraddizione a carico di chi critica il collega Ingroia.
infatti, solo un anno fa uno dei magistrati più in vista di MD, Giuseppe Cascini, allora anche segretario dell’Anm, si espresse – peraltro anch’Egli durante un convegno organizzato da un politico (nel caso di specie Vendola, leader di SeL) – in questi termini: “questa maggioranza non ha la legittimazione storica, politica, culturale e anche morale per affrontare la riforma“, riferendosi alla maggioranza che sosteneva il Governo Berlusconi.

Allora vennero mosse critiche solo dalla classe politica, in termini analoghi a quelli cui assistiamo oggi, anche se con vigore decisamente minore.

Viene quindi da chiedersi perché si assista a tanta polemica solo ora, nei confronti del collega Ingroia, e non vi fu invece nessuna contestazione interna alla magistratura (la politica, invece, si è palesata più coerente) o da parte della stessa Anm contro le esternazioni del collega Cascini. Ed ancora, perché il Csm non aprì nessuna pratica idonea a bloccare la progressione in carriera del collega-segretario dell’Anm?
Intendiamoci, io resto della mia posizione, ritengo cioè legittimo che un magistrato possa muovere critiche anche all’operato del Governo e al parlamento, ma quello che mi sfugge è – almeno a mio avviso – la evidente disparità di trattamento e di reazioni che ne sono conseguite.
Due pesi e due misure?

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