Una "infiltrata" alle sfilate della settimana della moda meneghina esprime i suoi giudizi tranchant su collezioni e "vip" al seguito
Deve splendere, ma non abbagliare. (Coco Chanel)
E’ cominciata da due giorni, e già non se ne può più del bailamme modaiolo. La corsa a chi per primo ha tagliato il traguardo lo vince Chiara Boni che ha esposto la sua collezione “La Petite Robe” in una galleria d’arte e l’ha fatta reinterpretare dai più talentuosi studenti dell’Accademia di Brera. Performance dal vivo: chi sminuzzava l’abitino in jersey, chi ci gettava sopra l’ inchiostro, chi lo indossava “pompandosi” il sedere a mo’ di Betty Boop. Almeno Chiara fa largo ai giovani in un mondo fashionista dove c’è poco ricambio generazionale e che è ancora guidato da vecchie cariatidi: VOTO 8.
Bellissima, seducente, aristocratica, ricca e snob, quanto basta per essere odiata dalle donne. E’ Charlotte Casiraghi, la nuova testimonial Gucci. E subito si scatena il tormentone, arriva alla sfilata o non arriva? Il sogno di poterla vedere dal vivo non si avvera. Intanto in passerella sfila una collezione da gran diva che sembra destinata all’iconica nonna Grace, molto poco adatta ai portafogli vacanti dei comuni mortali. E si allarga sempre di più la forbice fra i ricchi, sempre più happy few, e chi veste low cost. Il prodotto è buono ma il contenuto sociale è troppo fuori luogo: VOTO 6+
Basta un bacio al buttafuori e Alessia Marcuzzi, d’avorio vestita, é dentro. Ci provo anche io ma rimango fuori. Mi tocca mettermi in fila per uno standing con 20 minuti di attesa prima di varcare l’ingresso. Fate largo, arriva Sua Santità, Franca Sozzani, minuta nel suo abitino nero e ballerina maculata raso terra, e la sfilata di Alberta Ferretti può cominciare. La collezione è pizzosa, paiellettosa, chiffonosa, con lustrini e frange anni ’20. Molti pezzi, una paillette qua, una perlina là, cadono in passerella. Qualche modella inciampa: VOTO 6
Cosa ci faceva Francesca Versace in total black borchiato da John Richmond? Spiava la concorrenza. La prima fila sembrava una fiera della vanità, pardon, delle veline. Non si vedono più in tivù, sono tutte qui o in consiglio regionale. Emanuela Zardo, Lory del Santo, Antonella Mosetti, Samantha de Grenet e c’era perfino una vestale indiana. Toh, chi si rivede? Er mutanda. Gran boato all’entrèè di Emilio Fede, un grumo di botox e un colore della pelle del viso che non esiste in natura. Ma parliamo dei vestiti, Richmond non si è dimenticato proprio di nulla: volant, frou frou, bomber, trench e pelle nera che fa tanto bad girl. C’è perfino un costume da bagno anni ’50 che ricorda molto Prada della collezione scorsa. Voto: datelo voi.
Max Mara, la regina del capospalla, casual chic, presenta un safari style pieno di luoghi comuni e di dejà vu. L’unica originalità nella scelta della musica dodecafonica. VOTO 4+
E la moda che si politicizza o la politica che si fashionizza? E Matteo Renzi, sindaco di Firenze, si prepara alla prossima maratona elettorale facendo il divo. Ospite di Armani e di Ermanno Scervino, è più fotografato di una star. Ma sciorina banalità: “La moda è fondamentale per il futuro del paese”. Si salva in corner: “Sono più autorevoli da portare all’estero molti brand italiani che non i politici”. Su questo non avevamo dubbi. VOTO 5
En attendent la consigliera Nicole Minetti che sfilerà in bikini per Parah. Imperdibile. Chissà, magari ci sarà anche un Formigoni versione bagnino? Perché no, visto che ha già dato buona prova di sé in veste balneare alle Antille.