Imputati per evasione fiscale, costituzione di fondi neri e riciclaggio, di più: fortemente sospettati di legami con la ‘ndrangheta dei Morabito-Bruzzaniti-Palamara. E nonostante questo le imprese della famiglia Fotia, originaria di Africo ma da anni trapiantata nel comune di Vado Ligure, navigano con il vento in poppa. Benvenuti a Savona, in quella terra di ponente dove i fuochi dei clan tengono in scacco i commercianti e i colletti bianchi fanno affari con i boss. Benvenuti, ma senza fare rumore, per non svegliare la politica che non sente, non vede, non parla.
Politica, ma non solo. Di miopia sembrano soffrire anche i sindacati, la Cisl in particolare, le cui bandiere, il 17 settembre 2012, garrivano sui camion della Scavo-ter e della Pdf, aziende di scavi riconducibili ai Fotia. Motivo della protesta: la misura interdittiva del 10 marzo 2012 che vieta alle società di “contrattare con la pubblica Amministrazione”. Niente appalti pubblici, ma solo fino al 12 settembre scorso, visto che il tribunale di Savona ha ridotto il divieto da nove a sei mesi. Non un vero e proprio via libera, visto che l’ok definitivo deve arrivare dallo stesso prefetto
Il particolare, comunque, genera la contestazione. L’allarme è per i lavoratori. Il sindacato cavalca la protesta. Sull’interdittiva pesano le 6o pagine di ordinanza che nel maggio 2011 hanno portato in carcere Pietro Fotia, primogenito del capostipite Sebastiano. Sul tavolo dell’indagine, da un lato l’architettura contabile costruita per accumulare fondi neri, dall’altro gli intensi rapporti tra i Fotia e Roberto Drocchi (anche lui arrestato e mandato a giudizio), capo del settore lavori pubblici nel comune di Vado Ligure, il quale, rileva il gip, si è reso colpevole di “di atti contrari ai doveri del proprio ufficio, consistiti nell’assegnazione alla Scavo-ter, in assenza di presupposti di legge, di appalti pubblici”. In cifre: oltre un milione di euro dal 2006 al 2009. In cambio, il dirigente comunale incassava dai Fotia denaro per sponsorizzare la squadra di basket di cui Drocchi è presidente. Ma, annota sempre il giudice, gli importi versati “solo in parte sono giustificabili in relazione all’effettivo ritorno pubblicitario”. Il resto del tesoretto viene letto dal tribunale di Savona come “la volontà dell’impresa di indirizzare in proprio favore le scelte del pubblico funzionario”.
Eppure questo è solo l’ultimo atto di un allarme mafioso che, sedimentato nei decenni, oggi riesplode in tutta la sua drammaticità, disponendo sul tavolo una serie di documenti ufficiali che testimoniano il collegamento tra la ‘ndrangheta e i Fotia, i quali, va detto, nel proprio casellario giudiziario, ad oggi, non contano condanne per associazione mafiosa. E nonostante questo la relazione 2011 della Direzione nazionale antimafia registra come “il 21 dicembre 2010 il R.o.s. di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione Reale 3 arrestava a Savona presso l’abitazione di Donato Fotia il pregiudicato Mario Versaci”, latitante e legato alla cosca Pelle di San Luca. Nel 2008 e nel 2009, sempre il report della Dna inserisce la famiglia Fotia nella mappa della ‘ndrangheta presente nel Savonese. Di più: una nota di polizia segnala come al funerale di Francesco Fazzari – “noto esponente della cosca Raso-Gullace- Albanese” – celebrato il 26 febbraio 2009 a Borghetto Santo Spirito (Savona), “veniva documentata la presenza di Sebastiano Fotia e del proprio Pietro Fotia, noti esponenti in questo territorio della cosca della ‘ndrangheta Morabito-Palamara-Bruzzaniti”. Nel 1993 Pietro Fotia viene arrestato e processato per una sparatoria nel centro di Savona. L’accusa è tentato omicidio. Sarà assolto per insufficienza di prove. Anni prima il padre Sebastiano viene arresto per due chili di eroina. Durante il blitz, nel covo di Vezzi Portio, gli investigatori scoprono otto fucili mitragliatori, tredici pistole, cinquecento proiettili e alcune bombe a mano.
Di tutto questo, però, i sindacati sembrano non curarsi. E nemmeno la politica che, tranne il Movimento cinque stelle, non scende in campo per difendere dalle minacce chi le infiltrazioni le denuncia da anni. Capita tutto l’8 settembre 2012 quando la Casa della Legalità con in testa il presidente Cristian Abbondanza, mette in piedi un volantinaggio nel centro di Savona. Obiettivo: denunciare i rapporti dei Fotia con la ‘ndrangheta. Ne nasce una contromanifestazione di presunti operai Scavo-ter alla cui testa si pone un pluripregiudicato in rapporti con il clan degli zingari. Il 9 settembre, matematiche, arrivano le minacce e corrono via Facebook. Sul profilo personale di Abbondanza, un presunto parente avverte: “Fotia e Bruzzaniti sono miei cugini e quindi non ti osare dire che siamo mafiosi o cos’altro perché ti prendo e ti spacco il culo”. Passano pochi minuti e magicamente il commento scompare, assieme al profilo Fb del familiare degli imprenditori calabresi.
Reazioni? Nessuna. Nel frattempo il 19 settembre il tribunale di Savona riduce l’interdittiva ai Fotia. Il documento del gip porta la data del 10 marzo. In quel momento la Scavo-ter, che ha una produzione annua di oltre 10 milione di euro, è socia al 100% di un’altra srl la Pdf nel cui assetto societario, fino al maggio 2011, figura anche Pietro Fotia, il quale, però, abbandona ogni carica dopo l’arresto. Nel frattempo, il gip, accogliendo la richiesta del pm, firma l’interdittiva. Ad aprile 2012, gli altri due fratelli di Pietro Fotia, aprono la Se.le.ni. Srl. Pochi giorni dopo la nuova società acquisterà dalla Scavo-ter le quote societaria della Pdf. Un bel risiko societario che sembra fatto apposta per allontanare il nome Scavo-ter dalla Pdf pur mantenendola nell’alveo familiare dei Fotia. Adesso, però, il problema non si pone più visto che il tribunale di Savona ha ridotto l’interdittiva. Un punto importante al quale va aggiunta la bocciatura sempre dei giudici savonesi alla richiesta di sequestro e confisca contenuta in oltre 200 pagine firmate dalla Dia. Sul caso, però, pende il ricorso in Appello a cui sta già lavorando la Procura con la Dia. Successivamente, però, il ricorso è stato respinto perché gli elementi dedotti dalla Dia riguardo ai collegamenti dei Fotia con la criminalità organizzata sono definiti come “privi di riscontri concreti ovvero illazioni investigative“.
“Oggi la Liguria, in fatto di lotta alla mafia, è dietro di decenni”, racconta un investigatore che qui ha lavorato per molto tempo. Troppi i personaggi che giocano su i tavoli delle istituzioni e della ‘ndrangheta. Uno di loro, Antonio Fameli, originario di San Ferdinando di Rosarno, dopo essere stato arrestato il 6 marzo 2012 per riciclaggio, è tornato libero per la scadenza dei termini cautelari. Imprenditore ricchissimo, Fameli vanta condanne per mafia e collegamenti importanti con il gotha della ‘ndrangheta. Ma i suoi contatti vanno oltre. Tra i più clamorosi quelli con l’ex capo della Dda di Genova, nonché ex procuratore di Savona Vincenzo Scolastico.
Ecco allora cosa ascoltano gli investigatori il 13 maggio 2011. “A me Scolastico – dice Fameli – mi ha detto: in qualunque situazione ti trovi fai il mio nome”. Mafia, politica e magistratura. In Liguria oggi le cose vanno così.
Modificato da Redazione Web alle 16.44 del 29 ottobre 2012
Cronaca
Patto di ferro tra ‘ndrangheta e impresa, a Savona le cose oggi vanno così
Nel mirino le imprese della famiglia Fotia, originaria di Africo e ritenuta vicina alla cosca Morabito. Su alcune impresa pesava un'interdittiva del tribunale di Savona. Gli imprenditori in odore di mafia hanno protestato grazie anche all'appoggio della Cisl
Imputati per evasione fiscale, costituzione di fondi neri e riciclaggio, di più: fortemente sospettati di legami con la ‘ndrangheta dei Morabito-Bruzzaniti-Palamara. E nonostante questo le imprese della famiglia Fotia, originaria di Africo ma da anni trapiantata nel comune di Vado Ligure, navigano con il vento in poppa. Benvenuti a Savona, in quella terra di ponente dove i fuochi dei clan tengono in scacco i commercianti e i colletti bianchi fanno affari con i boss. Benvenuti, ma senza fare rumore, per non svegliare la politica che non sente, non vede, non parla.
Politica, ma non solo. Di miopia sembrano soffrire anche i sindacati, la Cisl in particolare, le cui bandiere, il 17 settembre 2012, garrivano sui camion della Scavo-ter e della Pdf, aziende di scavi riconducibili ai Fotia. Motivo della protesta: la misura interdittiva del 10 marzo 2012 che vieta alle società di “contrattare con la pubblica Amministrazione”. Niente appalti pubblici, ma solo fino al 12 settembre scorso, visto che il tribunale di Savona ha ridotto il divieto da nove a sei mesi. Non un vero e proprio via libera, visto che l’ok definitivo deve arrivare dallo stesso prefetto
Il particolare, comunque, genera la contestazione. L’allarme è per i lavoratori. Il sindacato cavalca la protesta. Sull’interdittiva pesano le 6o pagine di ordinanza che nel maggio 2011 hanno portato in carcere Pietro Fotia, primogenito del capostipite Sebastiano. Sul tavolo dell’indagine, da un lato l’architettura contabile costruita per accumulare fondi neri, dall’altro gli intensi rapporti tra i Fotia e Roberto Drocchi (anche lui arrestato e mandato a giudizio), capo del settore lavori pubblici nel comune di Vado Ligure, il quale, rileva il gip, si è reso colpevole di “di atti contrari ai doveri del proprio ufficio, consistiti nell’assegnazione alla Scavo-ter, in assenza di presupposti di legge, di appalti pubblici”. In cifre: oltre un milione di euro dal 2006 al 2009. In cambio, il dirigente comunale incassava dai Fotia denaro per sponsorizzare la squadra di basket di cui Drocchi è presidente. Ma, annota sempre il giudice, gli importi versati “solo in parte sono giustificabili in relazione all’effettivo ritorno pubblicitario”. Il resto del tesoretto viene letto dal tribunale di Savona come “la volontà dell’impresa di indirizzare in proprio favore le scelte del pubblico funzionario”.
Eppure questo è solo l’ultimo atto di un allarme mafioso che, sedimentato nei decenni, oggi riesplode in tutta la sua drammaticità, disponendo sul tavolo una serie di documenti ufficiali che testimoniano il collegamento tra la ‘ndrangheta e i Fotia, i quali, va detto, nel proprio casellario giudiziario, ad oggi, non contano condanne per associazione mafiosa. E nonostante questo la relazione 2011 della Direzione nazionale antimafia registra come “il 21 dicembre 2010 il R.o.s. di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione Reale 3 arrestava a Savona presso l’abitazione di Donato Fotia il pregiudicato Mario Versaci”, latitante e legato alla cosca Pelle di San Luca. Nel 2008 e nel 2009, sempre il report della Dna inserisce la famiglia Fotia nella mappa della ‘ndrangheta presente nel Savonese. Di più: una nota di polizia segnala come al funerale di Francesco Fazzari – “noto esponente della cosca Raso-Gullace- Albanese” – celebrato il 26 febbraio 2009 a Borghetto Santo Spirito (Savona), “veniva documentata la presenza di Sebastiano Fotia e del proprio Pietro Fotia, noti esponenti in questo territorio della cosca della ‘ndrangheta Morabito-Palamara-Bruzzaniti”. Nel 1993 Pietro Fotia viene arrestato e processato per una sparatoria nel centro di Savona. L’accusa è tentato omicidio. Sarà assolto per insufficienza di prove. Anni prima il padre Sebastiano viene arresto per due chili di eroina. Durante il blitz, nel covo di Vezzi Portio, gli investigatori scoprono otto fucili mitragliatori, tredici pistole, cinquecento proiettili e alcune bombe a mano.
Di tutto questo, però, i sindacati sembrano non curarsi. E nemmeno la politica che, tranne il Movimento cinque stelle, non scende in campo per difendere dalle minacce chi le infiltrazioni le denuncia da anni. Capita tutto l’8 settembre 2012 quando la Casa della Legalità con in testa il presidente Cristian Abbondanza, mette in piedi un volantinaggio nel centro di Savona. Obiettivo: denunciare i rapporti dei Fotia con la ‘ndrangheta. Ne nasce una contromanifestazione di presunti operai Scavo-ter alla cui testa si pone un pluripregiudicato in rapporti con il clan degli zingari. Il 9 settembre, matematiche, arrivano le minacce e corrono via Facebook. Sul profilo personale di Abbondanza, un presunto parente avverte: “Fotia e Bruzzaniti sono miei cugini e quindi non ti osare dire che siamo mafiosi o cos’altro perché ti prendo e ti spacco il culo”. Passano pochi minuti e magicamente il commento scompare, assieme al profilo Fb del familiare degli imprenditori calabresi.
Reazioni? Nessuna. Nel frattempo il 19 settembre il tribunale di Savona riduce l’interdittiva ai Fotia. Il documento del gip porta la data del 10 marzo. In quel momento la Scavo-ter, che ha una produzione annua di oltre 10 milione di euro, è socia al 100% di un’altra srl la Pdf nel cui assetto societario, fino al maggio 2011, figura anche Pietro Fotia, il quale, però, abbandona ogni carica dopo l’arresto. Nel frattempo, il gip, accogliendo la richiesta del pm, firma l’interdittiva. Ad aprile 2012, gli altri due fratelli di Pietro Fotia, aprono la Se.le.ni. Srl. Pochi giorni dopo la nuova società acquisterà dalla Scavo-ter le quote societaria della Pdf. Un bel risiko societario che sembra fatto apposta per allontanare il nome Scavo-ter dalla Pdf pur mantenendola nell’alveo familiare dei Fotia. Adesso, però, il problema non si pone più visto che il tribunale di Savona ha ridotto l’interdittiva. Un punto importante al quale va aggiunta la bocciatura sempre dei giudici savonesi alla richiesta di sequestro e confisca contenuta in oltre 200 pagine firmate dalla Dia. Sul caso, però, pende il ricorso in Appello a cui sta già lavorando la Procura con la Dia. Successivamente, però, il ricorso è stato respinto perché gli elementi dedotti dalla Dia riguardo ai collegamenti dei Fotia con la criminalità organizzata sono definiti come “privi di riscontri concreti ovvero illazioni investigative“.
“Oggi la Liguria, in fatto di lotta alla mafia, è dietro di decenni”, racconta un investigatore che qui ha lavorato per molto tempo. Troppi i personaggi che giocano su i tavoli delle istituzioni e della ‘ndrangheta. Uno di loro, Antonio Fameli, originario di San Ferdinando di Rosarno, dopo essere stato arrestato il 6 marzo 2012 per riciclaggio, è tornato libero per la scadenza dei termini cautelari. Imprenditore ricchissimo, Fameli vanta condanne per mafia e collegamenti importanti con il gotha della ‘ndrangheta. Ma i suoi contatti vanno oltre. Tra i più clamorosi quelli con l’ex capo della Dda di Genova, nonché ex procuratore di Savona Vincenzo Scolastico.
Ecco allora cosa ascoltano gli investigatori il 13 maggio 2011. “A me Scolastico – dice Fameli – mi ha detto: in qualunque situazione ti trovi fai il mio nome”. Mafia, politica e magistratura. In Liguria oggi le cose vanno così.
Modificato da Redazione Web alle 16.44 del 29 ottobre 2012
Articolo Precedente
Consiglio regionale Campania, Gdf acquisisce atti sui fondi ai gruppi
Articolo Successivo
Dell’Utri, “Santo Domingo? In Italia non si può vivere. Pm malati”
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Politica
La Camera respinge la sfiducia a Santanchè: “Sulle dimissioni rifletterò”. Conte: “Siete responsabili di un disastro morale”. Schlein: “Meloni ancora in fuga”
Economia & Lobby
A Milano indagine per evasione fiscale su Twitter-X. Mancati pagamenti Iva per 12,5 milioni
Cronaca
Francesco, condizioni critiche ma stazionarie: “Nuova tac di controllo”. Ha visto il cardinale Parolin. Buenos Aires in ansia per il ‘suo’ Papa
Tel Aviv, 25 feb. (Adnkronos) - Ofri Bibas, sorella dell'ostaggio liberato Yarden Bibas, ha criticato duramente il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, nonché i notiziari, gli utenti dei social media e i diplomatici pubblici, per aver descritto in dettaglio, contro la volontà della famiglia, gli omicidi avvenuti durante la prigionia della moglie di Yarden, Shiri, e dei suoi figli piccoli Ariel e Kfir. Pubblicare tali informazioni nonostante le ripetute richieste della famiglia è stato "un abuso fine a se stesso nei confronti di una famiglia che ha attraversato 16 mesi di inferno e che deve ancora affrontare il peggio", ha sritto Ofri Bibas su Facebook.
Netanyahu ha descritto l'omicidio dei ragazzi in modo molto dettagliato in un discorso tenuto davanti all'America Israel Public Action Committee e, mentre teneva in mano una foto delle vittime, durante una cerimonia militare tenutasi ieri, in seguito alla quale, la famiglia Bibas ha inviato una lettera di diffida a Netanyahu e ad altri uffici governativi, chiedendo loro di smettere di pubblicare dettagli non approvati sugli omicidi, riporta il sito di notizie Ynet.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - "Questa decisione lacera l'indipendenza di una stampa libera negli Stati Uniti". Lo ha detto il presidente della White House Correspondents' Association Eugene Daniels, criticando l'amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per aver affermato che d'ora in poi sarà lei stessa a decidere quali giornalisti potranno seguire gli eventi della Casa Bianca. "In un paese libero, i leader non devono scegliere le testate" da accreditare, ha aggiunto.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha dichiarato durante il briefing di oggi che l'amministrazione determinerà quali organi di stampa faranno parte del pool stampa della Casa Bianca. Attualmente la White House Correspondents Association aiuta a coordinare la copertura del pool.
La Leavitt ha affermato che alle "testate tradizionali" sarà comunque consentito di unirsi al pool, ma ha osservato che l'amministrazione consentirà l'adesione anche ad altri siti. "Sono orgogliosa di annunciare che restituiremo il potere alle persone che leggono i vostri giornali, che guardano i vostri programmi televisivi e che ascoltano le vostre stazioni radio", ha aggiunto.
(Adnkronos) - L'indagine su Twitter International Uk vede due indagati - si tratta di due ex amministratori (un irlandese e un indiano) - che si sono succeduti negli ultimi anni alla guida del social poi rilevato da Elon Musk a fine 2022. L'indagine nasce da un controllo fiscale della Gdf, concluso ad aprile 2024, proprio sulla piattaforma americana, che oggi si chiama 'X', sulla scia delle stesse verifiche fatte su Meta. Il fascicolo è affidato dal pm Giovanni Polizzi, già protagonista di altre indagini sui colossi del web.
Il punto centrale del fascicolo affidato a Polizzi, lo stesso che si è occupato dell'inchiesta su Meta, è l'idea che debbano essere tassate come transazioni commerciali le iscrizioni gratuite alle piattaforme online in cambio della cessione dei propri dati personali, che hanno un valore economico, visto che consentono la profilazione degli utenti.
Solo lo scorso dicembre la procura di Milano ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti dei rappresentanti legali della società di diritto irlandese Meta, titolare dei social Facebook e Instagram. L'inchiesta - ancora aperta - ipotizza per il colosso l'omessa dichiarazione e mancato pagamento - tra il 2015 e il 2021 - dell'Iva per un totale di oltre 877 milioni di euro.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La Casa Bianca attribuisce il grosso livido sulla mano destra di Donald Trump, che era visibile durante l'incontro di ieri con il presidente francese Emmanuel Macron, alle strette di mano del presidente americano.
"Il presidente Trump è un uomo del popolo", ha affermato la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, aggiungendo: "Il suo impegno è incrollabile e lo dimostra ogni singolo giorno. Il presidente Trump ha lividi sulla mano perché lavora costantemente e stringe mani tutto il giorno, tutti i giorni".
Roma, 25 feb. (Adnkronos) - Sono due i momenti della replica di Daniela Santanchè sottolineati dalle opposizioni, che oggi hanno votato compatte la mozione di sfiducia alla ministra del Turismo. Il primo quello sull''intemerata' del tacco 12 e il glamour, della sinistra che odia la ricchezza. Un tentativo di 'buttarla in caciara' e uscire dal merito, grave, della vicenda, dicono le opposizioni. L'altro passaggio è meno di colore e più inquietante, sostengono, ed è quando la ministra ha detto che alla prossima udienza valuterà le dimissioni "ma lo farò da sola - ha scandito- con me stessa, senza nessuna costrizione e forzatura". Una sottolineatura che, secondo le opposizioni, è un chiaro messaggio a Giorgia Meloni. E fa crescere l'interrogativo: perché la premier Meloni si fa trattare in questo modo? E' la domanda dei parlamentari di minoranza in Transatlantico.
Giuseppe Conte intervenendo in aula nelle dichiarazioni di voto ha dato una sua versione: "Ci sono solo due plausibili spiegazioni. La prima è che lei, Santanchè, ricatta Meloni. Può darsi che all'opposizione abbiate condiviso segreti che oggi mettono in imbarazzo la presidente del Consiglio e allora comprenderemmo perché ogni giorno Meloni dice che non è ricattabile... La seconda è che Fdi dopo aver avuto come motto 'legge e ordine', oggi che siete al potere si sentite casta intoccabile. Il caso Delmastro è l'esempio di questa vostra convinzione di essere al di sopra della legge".
Anche Elly Schlein si rivolge alla premier Meloni: "Cosa le impedisce di far dimettere Santanchè? Come è possibile accettare in silenzio, dopo che Santanchè ha detto che del pressing di Fdi se ne frega, che lei e solo lei decide se dimettersi come se non esistesse una presidente del Consiglio?". E insiste: "Meloni è stata campionessa mondiale di richieste di dimissioni e oggi ha disertato quest'aula, come fa non vergognarsi della sua incoerenza, come fa a non rendersi conto di quanto sia vigliacco il suo atteggiamento di continua fuga da quest'aula e dalla realtà? Dove si è nascosta la premier? Forse sta registrando un altro video, un contributo da inviare a una convention fra motoseghe e saluti nazisti?".
Conte ribatte anche al passaggio 'tacco 12' della ministra: "Lei ha detto che odiamo la ricchezza, ma non dica baggianate, siete voi che avete fatto la guerra ai poveri, che odiate i poveri. Noi odiamo o meglio ancora contrastiamo, la disonestà". Una questione, quella dei tacchi e delle borsette, che fa sbottare Schlein: "Lei viene qui a difendere le borsette, chi difende gli italiani dalla bollette? Noi non siamo qui per fare un processo ma per porre una gigantesca questione di opportunità politica: davanti ad accuse così gravi, per non ledere le istituzioni, avrebbe dovuto dimettersi".
La segretaria del Pd si rivolge quindi alla maggioranza: "Speriamo in un sussulto della maggioranza e dei singoli parlamentari. Se oggi salvate Santanchè dimostrate che a voi interessa difendere i vostri più che difendere l'onore delle istituzioni. Questa non è difesa nazionale, è difesa tribale". Per Elisabetta Piccolotti che interviene a nome di Avs, "il problema non è la ricchezza della ministra, il problema è che quando si è ricchi e non si pagano" gli stipendi ai lavoratori e si umiliano "le persone più povere".
Anche Iv, Più Europa e Azione che non avevano sottoscritto la mozione di sfiducia, hanno comunque dichiarato il voto a favore in aula. "Noi sappiamo che la mozione di sfiducia non sarà approvata, ma chiunque si è accorto che la ministra Santanchè non è sfiduciata da coloro che hanno presentato questa mozione ma dalla sua stessa maggioranza, dalla premier Meloni", dice Davide Faraone di Iv. Per Azione Antonio D'Alessio spiega: "Le mozioni di sfiducia non ci piacciono" e "la ministra non è colpevole fino a prova contraria" ma "è il quadro complessivo che finisce con il restituirci una politica rispetto alla quale scivolano via situazioni che non consentono una azione della ministra libera di condizionamenti". Linea simile a Riccardo Magi di Più Europa: "Per noi Santanché dovrebbe dimettersi" non per le questioni giudiziarie, ma "perché ha inanellato una serie di fallimenti da ministro". Intanto in serata l'aula ha respinto la sfiducia con 206 voti.
Londra, 25 feb. (Adnkronos/Afp) - Il primo ministro britannico Keir Starmer ha confermato che ospiterà colloqui sull'Ucraina con gli alleati nel fine settimana, dopo essere tornato dall'incontro con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla Casa Bianca. "Ospiterò diversi paesi questo fine settimana per continuare a discutere di come procedere insieme come alleati alla luce della situazione che ci troviamo ad affrontare", ha detto ai giornalisti.