“Ho applicato la legge”, ripete Franco Fiorito. “Non ne sapevo nulla”, garantisce Renata Polverini. Il primo a Porta a Porta, la seconda a Piazza Pulita. Due sere fa. L’intervista al politico del momento rischia di divenire catarsi. Rito autoassolutorio in cui l’incredibile si ammanta di verità. La finzione assurge a tesi difensiva. E l’improbabile è sdoganato nel piccolo schermo, prodigo nel celebrare la pseudo-espiazione dell’accusato illustre.

Fiorito, monumentalmente assiso, ha i capelli all’indietro. Più oleosi che ingelatinati. Indossa un gioioso gessato che fa tanto gangster alla vaccinara. Dopo dieci minuti, gronda sudore. Nel tentativo ardito di cercare una lettera tra le pieghe del vestito, sfida le leggi della fisica. Sfiorando lo slogamento di svariati tendini, come il Silvano di Jannacci. Occupa lo studio di Bruno Vespa (“lei che è forse il miglior giornalista italiano”) per 52 minuti. Nella prima parte l’unico a fare domande è Vespa, come sempre deferente e caramelloso (“Me lo giura sul suo onore?”). Dopo venti minuti spuntano Massimo Franco e Franco Bechis (“Io fra l’altro sono un suo grande lettore”). Alla sua sinistra c’è Carlo Taormina. Annuisce. Moltissimo. Renata Polverini, con femminilità debordante, impreziosisce i primi 35 minuti di Piazza Pulita. Con lei c’è solo Corrado Formigli.

Ha lo sguardo dimesso. Intende comunicare un sentimento penitenziale, di chi sconta pene non sue. “Mi sono messa in jeans”, specifica. Per poi aggiungere, osservando le sue foto all’eldorado cafonal di De Romanis: “Stasera indosso le stesse scarpe che avevo alla festa, ah ah ah”. Tenendo conto che sono passati anni, e che le calzature in oggetto risultano essere ballerine tremebonde, è discutibile che tale scelta costituisca un vanto. Sia per motivi igienici, che edonistici. Il loro è un ping pong inebriante. Ascoltiamoli.

La legge sono io. Fiorito: “Ho gestito mole ingenti di denaro, ma nel rispetto della legge. Le cose sui giornali attengono alla fantascienza”. “Legittimamente mi spettavano 100mila euro l’anno moltiplicati per tre, quindi 900mila euro in tre anni”. “Prendiamo più del presidente del Consiglio e Repubblica? Sì. È vergognoso, ma da qui a dire che ho rubato è una falsità assoluta”. “L’ho fatto trasparentemente, alla luce del sole”. “Dei 900mila che dovevo prendere, ne ho presi tra i 500 e i 600mila. Ma non mi sento a credito”. “Non è una ‘legge Fiorito’, ho solo applicato la legge”. “Pagherò per questo sbaglio fiscale”. Fiscale.

Non vedo, non sento (ma parlo). Polverini: “Mi auguro non ci sia un malcostume che poi diventa reato”. “Fiorito spendeva molto, ma non mi sono fatta altre domande”. “Oggi col senno del poi non gli farei quei complimenti”. “Non sapevo quanto prendeva Fiorito perché non avevo titolo per saperlo”. “I politici non vivono in un universo parallelo”. “La vicenda Marrazzo era molto più grave, io faccio pure fatica a pagare le mie carte di credito”. “Ho cessato la possibilità di intrallazzare” (sì, l’ha detto sul serio).

Denti e ostriche per (Er) Batman. Fiorito: “Ho dovuto subire un linciaggio mediatico” (nuova, questa). “Qualcuno me spiegherà perché me chiamano Batman, che poi io so’ de Anagni e ad Anagni ‘er’ nun se dice. Non lo trova neanche cor lanternino uno che dice ‘Er Batman’ ”. “La cosa più importante: sono allergico alle ostriche” (importantissima). Poi: “Io sarei un ladro che deve essere preso a calci coi denti”. Si noti: non calci “nei denti”, ma “coi denti”. Pratica, a suo modo, affascinante. Per quanto un po’ scomoda.

Con le foto si fa la storia. Polverini : “Spendo 75mila euro l’anno per il fotografo? E che faccio io, cancello la storia della Regione Lazio? C’è bisogno di fotografare gli eventi. E poi, guardi, ho bloccato una pagina di pubblicità per Il Gambero Rosso”. Ah.

“Mi faccia finire”. Lo ripetono entrambi. Non nel senso di un desiderio (meritorio) di auto-dissoluzione politica, bensì l’ossessione di non essere interrotti. Chi ruba nei supermercati? Fiorito: “Non entro in un supermercato da 20 anni”. A guardarlo, non si direbbe.

Famose un pianto. Polverini gioca la carta del dramma personale, argomento toccante ma appena fuori luogo: “Ieri sera per la prima volta ho preso delle gocce per dormire, non l’avevo mai fatto, eppure nella vita ne ho passate tante”. “Ho un’assicurazione che pago da 20 anni da sola. Me l’hanno trovato al Sant’Andrea il tumore e ho ritenuto giusto andare lì. Hanno cominciato a fare il battage contro di me mentre ero ancora in anestesia. É vergognoso”.

Boia chi molla. Polverini, però, è donna pugnace: “Psicofisicamente a me nun m’ammazza nessuno, nun ce provà, ah ah ah”. 

Grosso guaio a Vigevano Town. Tra una matta risata e l’altra, Polverini ringrazia i suoi fans: “Berlusconi mi ha telefonato, come tantissime persone. Lo ha fatto anche un operaio di Vigevano che non conosco”. E qui non si capisce, se non lo conosce, perché – e soprattutto come – abbia fatto l’ineffabile operaio di Vigevano a telefonarle. Boh.

Il Fatto Quotidiano, 22 settembre 2012

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