L‘impegno a salvaguardare la presenza in Italia. La conferma investimenti nel nostro paese “nel momento idoneo”. Ma un modello di business orientato all‘export. Dopo cinque ore di incontro a Palazzo Chigi tra governo – rappresentato dal presidente del Consiglio Mario Monti, dal ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, il ministro del Lavoro Elsa Fornero e il ministro della Coesione territoriale Fabrizio Barca – e i vertici della Fiat – con l’amministratore delegato Sergio Marchionne e il presidente John Elkann – è arrivato un comunicato congiunto: ”Fiat ha confermato la strategia dell’azienda a investire in Italia, nel momento idoneo, nello sviluppo di nuovi prodotti per approfittare pienamente della ripresa del mercato europeo”.
Dopo giorni di polemiche e attese sono arrivate le prime risposte all’impegno che l’azienda della famiglia Agnelli intende portare avanti dopo la comunicazione che il progetto “Fabbrica Italia” era diventato irrealizzabile. Una nota che aveva scatenato critiche feroci come quelle dell’imprenditore Diego Della Valle. I numeri uno di Fiat hanno “manifestato l’impegno a salvaguardare la presenza industriale del gruppo in Italia, anche grazie alla sicurezza finanziaria che deriva soprattutto dalle attività extraeuropee. Il governo ha apprezzato l’impegno assunto nel corso della riunione a essere parte attiva dello sforzo che il Paese sta portando avanti per superare questa difficile fase economica e finanziaria – recita il comunicato diffuso da Palazzo Chigi – . Al termine della riunione, Governo e Fiat hanno concordato di impegnarsi per assicurare nelle prossime settimane un lavoro congiunto utile a determinare requisiti e condizioni per il rafforzamento della capacità competitiva dell’azienda”.
Un apposito gruppo di lavoro “sarà costituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico per individuare gli strumenti per rafforzare ulteriormente le strategie di export del settore automotive”. E l’estero (da cui il gruppo come ha sottolineato più volte Marchionne ricava i principali introiti, ndr) sembra essere l’obiettivo principale e del futuro. La multinazionale ha “confermato la strategia dell’azienda a investire in Italia, nel momento idoneo, nello sviluppo di nuovi prodotti per approfittare pienamente della ripresa del mercato europeo“. Marchionne ed Elkann hanno “espresso apprezzamento per l’azione del Governo che ha giovato alla credibilità dell’Italia e ha posto le premesse, attraverso le riforme strutturali, per il miglioramento della competitività, oltre che per un cambiamento di mentalità idoneo a favorire la crescita”. Anche se Fiat è intenzionata a “riorientare il proprio modello di business in Italia in una logica che privilegi l’export, in particolare extra-europeo“. Tuttavia la casa automobilistica “ha manifestato piena disponibilità a valorizzare le competenze e le professionalità peculiari delle proprie strutture italiane, quali ad esempio l’attività di ricerca e innovazione”.
Per rispondere alla polemica di chi accusa il gruppo di aver avuto nel corso degli anni molti aiuti di Stato, Fiat ha ricordato di aver investito 5 miliardi in Italia negli ultimi tre anni. Il Lingotto ha illustrato “le proprie stime sull’andamento del mercato automobilistico italiano e internazionale e le prospettive strategiche di sviluppo futuro del gruppo, concentrandosi in particolare su quelle che possono derivare dall’integrazione delle piattaforme di Chrysler e Fiat”. Al governo, infine, non sarebbe arrivata nessuna richiesta di aiuti, ma solo una istanza per il sostegno della produttività e una maggiore competitività.
Nell’incontro tra il governo e i vertici del Lingotto, riferiscono da Palazzo Chigi, non si è parlato di cassaintegrazione né di ammortizzatori sociali in generale. Nella sede dell’esecutivo si sottolinea l’importanza di una visione comune con la Fiat e della consapevolezza che occorre uscire insieme dalla crisi aumentando la produttività dell’azienda. Non ci sarebbe nessun volontà da parte della Fiat di disimpegnarsi sul territorio italiano, ma piuttosto la volontà da parte dell’azienda di investire. Nessun accenno sui tempi, “dipende dall’evolversi dalla crisi”, si spiega. Dalla sede del governo trapela soddisfazione per la posizione comune raggiunta, dimostrata dalla costituzione dell’apposito gruppo di lavoro al Mise “per individuare gli strumenti per rafforzare ulteriormente le strategie di export”.
“Il governo convochi anche i sindacati” è la richiesta del leader della Fiom Maurizio Landini. Ai microfoni di In Onda, dice “Non riesco a capire di cosa hanno discusso per cinque ore. Il Governo deve convocare anche le parti sociali. Ci deve essere un piano di investimenti serio” da parte della Fiat e il Lingotto deve dire “quali nuovi modelli farà”. Chiede maggiore chiarezza anche l’Ugl: “Senza precise garanzie sul futuro dei lavoratori, anche in termini di ammortizzatori sociali, e degli stabilimenti italiani Fiat non possiamo ritenerci per ora né soddisfatti né tranquilli – dice il segretario generale Giovanni Centrella -. Prima di dare un giudizio attendiamo di conoscere nel dettaglio il nuovo piano, anche perché la nostra parte nel progetto Fabbrica Italia l’abbiamo fatta fino in fondo e non vorremmo ritrovarci un’altra volta di fonte al fatto compiuto. Le linee guida di questo confronto, come la garanzia della presenza Fiat in Italia e il rilancio, sono teoricamente condivisibili, ma bisogna vedere come verranno declinate nella realtà”. Scettico anche Luigi Angeletti: “Dal comunicato congiunto del Governo e della Fiat traspaiono buone intenzioni – dice il leader Uil – . Bisogna però vedere nel concreto se i giudizi espressi saranno sostanziati dai fatti”.