Il vicesindaco Fabio Rolfi (Lega): "Nessuna discriminazione: sospensione di scuolabus e mensa per il mancato pagamento che da diversi anni i nomadi perpetuano nonostante usufruiscano di determinati servizi e abbiano stili di vita che non giustificano l'indigenza"
Il comune di Brescia non molla la presa e sulla vicenda dei bimbi Rom e Sinti esclusi dai servizi scolastici rilancia e pubblica i dati dei debitori, elencando le auto di cui sono proprietari. Non sono servite a nulla le polemiche e gli appelli lanciati la scorsa settimana da associazioni, sindacati, partiti e movimenti più attenti ai diritti dell’infanzia. Il comune lombardo ha continuato sulla linea intrapresa, senza fare marcia indietro rispetto alla decisione di sospendere l’erogazione di alcuni servizi (scuolabus, mensa scolastica e scuola materna per i più piccoli) ai figli di genitori morosi.
L’amministrazione comunale ha anche indetto una conferenza stampa per spiegare le proprie ragioni: “La sospensione di servizi scolastici non obbligatori non è finalizzata a penalizzare uno specifico gruppo di persone – ha spiegato il vicesindaco leghista Fabio Rolfi -. L’amministrazione si è limitata a trattare le famiglie nomadi nello stesso modo in cui vengono trattati tutti i cittadini bresciani, senza alcun privilegio e senza alcuna penalizzazione mirata”.
Secondo quanto spiegato dall’ente, le regole con cui vengono erogati i servizi comunali sono le stesse per tutti e sono uguali per italiani e stranieri, siano essi nomadi o stanziali “senza alcuna discriminazione”. Il motivo che ha portato alla decisione è “il mancato pagamento che da diversi anni i nomadi perpetuano nonostante usufruiscano di determinati servizi”. Il comune ha anche puntualizzato come i morosi si siano rifiutati di aderire ad un piano di rateizzazione e rientro del debito.
“Ulteriore elemento che ha portato l’Amministrazione a sospendere il servizio – ha spiegato il vicesindaco – è rappresentato dal fatto che quest’anno alle famiglie nomadi residenti a Brescia, Regione Lombardia ha erogato una Dote Scuola complessiva di 7.400 euro: di questi, non un solo euro è stato versato da parte delle famiglie al comune per tentare di ripianare, anche solo parzialmente, il debito nei confronti della comunità”.
Stando alle informazioni rilasciate dal comune di Brescia il debito ammonterebbe complessivamente a 140mila euro, accumulati in cinque anni e riguarda le famiglie di una novantina di bambini che vivono nei due campi nomadi della città. Da qui la scelta di “privilegiare il rispetto delle regole e di mandare un messaggio di serietà a tutti i bresciani”. L’amministrazione ha poi precisato che nelle prossime settimane cercherà di individuare, all’interno dei campi nomadi, chi vive in condizioni di reale miseria e chi invece può fare lo sforzo di pagare: “solo a quel punto sarà eventualmente possibile ammettere ai servizi coloro che veramente hanno assoluta necessità, evitando di premiare la furbizia degli approfittatori”.
A sostegno della propria tesi il vicesindaco di Brescia Fabio Rolfi ha anche prodotto una tabella, con lo scopo di mettere nero su bianco l’incongruenza tra stile di vita delle famiglie debitrici e il lamentato stato di indigenza. Nella tabella sono state elencate le iniziali dell’intestatario, il numero di alunni riferibili ad un nucleo familiare, la data di inizio del debito, l’importo del debito e i veicoli posseduti. L’equivalenza che emerge è facile da immaginare: “hanno le macchine e quindi possono pagare”.
Dalla lettura emergono situazioni molti diverse tra loro: B.M., padre di 4 alunni, ha accumulato 4231,96 euro di debito dal 2009 ad oggi, mentre ha a disposizione una Bmw 318, un autocaravan della Fiat, una Mercedes e un autocarro Fiat. Ci sono poi casi di debitori senza auto intestate o altri, come C.R, 3 figli, 11 mila 240 euro di debito accumulato in 5 anni e un ciclomotore di proprietà. Resta il fatto che per molti bambini, che certamente non possiedono rendite o auto di lusso, da quest’anno la scuola è diventata un po’ più distante.