L'alpinista italiano Albero Magliano e' morto sul Manaslu a nord ovest del Nepal, dove la neve ha travolto una spedizione di 35 persone. Dalla montagna una slavina ha travolto il campo, a circa 7mila metri di altezza
Una valanga sull’ottava cima del mondo, il monte Manaslu, sulla catena dell’ Himalaya nel Nord ovest del Nepal, ha travolto ieri notte un gruppo di 35 scalatori, e il bilancio delle vittime è di 13 persone, ma potrebbe ancora aggravarsi. Secondo quanto dichiarato a Sky Sport dall’alpinista Silvio Mondinelli che si trovava sul posto, tra i corpi estratti senza vita c’è anche quello di un italiano, Albero Magliano. Altri due scalatori italiani, Silvio Mondinelli e Marco Confortola, che si trovavano in un campo base del monte, sono invece incolumi. Il console Joel Melchiori ha riferito della presenza di altri 8 italiani membri della spedizione. Nessuno di loro, ha detto Melchiori, risulta aver subuto ferite gravi.
Mondinelli ha raccontato che la valanga è finita sulle tende del campo 3 del Manaslu, a circa 7 mila metri di quota. E’ avvenuto prima dell’alba, quando gli alpinisti si trovavano ancora dentro le tende. La massa di neve ha trascinato a valle tutto il campo. Mondinelli era in tenda con Cristian Gobbi ed entrambi sono rotolati per circa 300 metri lungo il pendio della montagna prima di essere sbalzati fuori dalla slavina: se la sono cavata con qualche contusione. Alberto Magliano era invece in tenda con lo sherpa ed entrambi sono rimasti sepolti sotto la neve. “Probabilmente la tenda di Alberto – ha spiegato Mondinelli – era più pesante della nostra dato che conteneva anche delle bombole di ossigeno e quindi il peso le ha impedito di saltar fuori dalla slavina”. Mondinelli e Gobbi sono quindi riusciti a recuperare degli scarponi in mezzo alla neve e, dopo aver dato l’allarme e prestato i primi soccorsi ai feriti, sono scesi al campo base dove era rimasto Marco Confortola.
In questo momento sul luogo dell’incidente stanno operando 4-5 elicotteri del soccorso nepalese. Oltre ai membri della spedizione italiana, al campo 3 si trovavano numerosi alpinisti di varia nazionalità di spedizioni commerciali. Mentre la salma dello sherpa è già stata portata a valle, quella di Magliano sarà recuperata e condotta al campo base questa sera oppure domani.
L’Unità di Crisi, riferisce la Farnesina, ha preso contatto con l’ambasciata italiana a New Delhi. Dopo l’incidente, avvenuto nelle prime ore del giorno,sono stati spedite nella zona, circa 100 km a nord-ovest di Kathmandu, le squadre di soccorso in elicottero.
“Ai tanti che in questi anni mi hanno chiesto cosa rappresenti la montagna per me – spesso un po’ stupiti nel vedere un non professionista così intensamente impegnato nell’alpinismo – ho sempre risposto che è, innanzitutto, il luogo della mia libertà”. Così Alberto Magliano raccontava sul sito sevensummits il suo rapporto con la montagna. “Libertà da tutto ciò che ci vincola, ci impedisce, ci limita, vorrei dire “ci trattiene in basso”. Emblematico, per me, il titolo di uno dei tanti libri di Reinhold Messner: ‘La libertà di andare dove voglio. L’alpinismo così interpretato diventa una straordinaria attività di vita, molto più di uno sport, ma nulla a che vedere con un lavoro: un modo di vivere, forse addirittura una visione del mondo. Le migliori tra le guide alpine che conosco non riescono a vivere la loro professione come un mestiere: la vedono come la proiezione adulta di un’attività ludica, iniziata da ragazzi e miracolosamente trasformata in un lavoro di alta responsabilità”.