Solo in Italia ed in Grecia non esiste un sussidio di disoccupazione o un reddito garantito per chi si trova senza lavoro. Permettere ad un individuo di avere un minimo di possibilità di non vivere sotto scacco di povertà sarebbe un gesto di civiltà, allontanerebbe il pericolo del clientelismo e darebbe dignità anche agli individui non occupati. Ho firmato perché sono convinta che in stato di povertà l’essere umano non abbia le risorse non solo pecuniarie ma anche mentali di prospettare un futuro. Perdere il lavoro o non trovarlo ci mette nella condizioni di sviluppare depressione ed ansia. Se ci pensiamo il carico economico della disoccupazione e povertà lo paghiamo lo stesso in cure mediche, perché è noto che soggetti depressi ricorrano più spesso a cure mediche e ospedalizzazioni. Il diritto al lavoro è anche diritto alla dignità e autorealizzazione. I detrattori di tale proposta di legge potrebbero obiettare:
In Italia c’è corruzione anche nella popolazione, pensiamo ai falsi invalidi e al lavoro in nero sommerso, in questa proposta di legge ci sono seri controlli che impediscano a persone occupate di “rubare” il salario garantito a chi davvero ne ha bisogno?
Come si finanzierebbe tale proposta? c’è il rischio di fuga di capitali qualora si imponesse una sostanziosa patrimoniale alle fasce più abbienti?
Voi cosa ne pensate? Intanto nel resto d’Europa questa legge c’è già : la direttiva 92/411 impegnava gli stati membri ad adottare misure di garanzia di reddito.
Negli stati membri dell’Eu il reddito di cittadinanza è chiamato in vari modi:
In Belgio è chiamato Minimax, ed è un diritto individuale che garantisce un reddito minimo a chi non dispone di risorse sufficienti per vivere.
In Lussemburgo è chiamato Revenue Minimum Guaranti ed è un riconoscimento individuale “fino al raggiungimento di una migliore condizione personale”.
In Austria c’è la Sozialhilfe, un reddito minimo garantito che viene aggiunto al sostegno per il cibo, il riscaldamento, l’elettricità e l’affitto per la casa.
In Scandinavia c’è lo Stønad til livsopphold , letteralmente reddito di esistenza, erogato a titolo individuale a chiunque senza condizione di età.
In Olanda ce ne sono due tipi. Il primo è il Beinstand, un diritto individuale e si accompagna al sostegno all’affitto, ai trasporti per gli studenti, all’accesso alla cultura.
Il secondo è il Wik, un reddito destinato agli artisti per “permettergli di avere tempo di fare arte”. (Vien voglia di trasferisi immediatamente!)
In Germania c’ è l’ Arbeitslosengeld II
In Gran Bretagna, c’è l’ Income Based Jobseeker’s Allowance è una rendita individuale illimitata nel tempo, rilasciata a titolo individuale a partire dai 18 anni di età a tutti coloro i cui risparmi non siano sufficienti per un dignitoso tenore di vita. Viene inoltre garantita la copertura dell’affitto (Housing benefit). In Francia vi è il Revenu de solidarité active (RSA).
“Il venir meno della promessa del lavoro per tutti (mito degli anni Cinquanta) e l’affermarsi di condizioni lavorative saltuarie pone il problema di come assicurare a tutti condizioni di vita dignitose. Il tema è quello del “reddito garantito” o “reddito di cittadinanza” o “basic incom”, cioè di un reddito minimo assicurato dallo Stato in mancanza di attività lavorativa.
La soluzione, molto discussa a livello teorico, è oggi adottata in tutti i paesi europei eccettuate l’Italia, la Grecia e l’Ungheria. In Italia c’è una sola sperimentazione, prevista da un decreto legislativo del 1998, ormai abbandonata nel tempo. Sui fondamenti etici e politici del reddito di cittadinanza, sulle realizzazioni in Europa e sulle possibilità in Italia, fa il punto il volume di Giuseppe Bronzini, magistrato, autore di numerose pubblicazioni in materia.”