Il dibattito sulle primarie agita anche il (defunto) Terzo polo. Mentre Fini e Casini preparano un listone comune con cui presentarsi alle prossime elezioni, i ragazzi di Generazione futuro, l’organizzazione giovanile di Fli, chiedono con insistenza ai vecchi leader di sottoporsi alla consultazione diretta con la base per scegliere il candidato premier. “Per dare il buon esempio cominceremo noi, con delle primarie aperte, all’americana, per eleggere il nuovo coordinatore giovanile”, spiega Gianmario Mariniello, fedelissimo di Italo Bocchino, a capo del movimento under30 dal 2010. “Io a febbraio compirò 31 anni e non chiederò nessuna proroga. Non ho mai sopportato chi fa il leader dei giovani fino a 36-37 anni, magari aggrappandosi a questa carica per avere un posto al sole nelle elezioni politiche”.
Però le politiche ci saranno tra pochi mesi e né Fini né tantomeno Casini sembrano intenzionati a rimettersi in discussione. Ecco perché i giovani dirigenti del partito provano a smuovere le acque. E lanciano un avvertimento a Casini: “E’ ovvio che l’Udc è il partito più importante, in termini di consenso, per la nuova forza politica che vogliamo costruire. Però in nessun caso dobbiamo abbandonare l’idea di fare le primarie, perché altrimenti vengono fuori solo partiti personali”. Come a dire: nessuno è il capo per diritto divino. “Noi intanto saremo l’unica organizzazione giovanile d’Italia a scegliere i propri quadri con questo strumento”, dice Mariniello. E ha ragione, visto che i Giovani democratici, nati con le consultazioni aperte del 2008, le hanno subito smantellate a favore di un congresso vecchia maniera e che anche i giovani del Pdl, pur chiedendo a Berlusconi le primarie per la premiership, fino ad oggi hanno nominato i loro leader con una sbrigativa conferenza stampa a Palazzo Grazioli. Ma al di là delle rivendicazioni di parte, l’obiettivo dichiarato è che la consultazione aperta tra i giovani apra il solco per quelle dei “senior”, “e che magari sia guardata con interesse anche dal Pdl, perché il metodo migliore per fare nascere una classe dirigente rinnovata è una competizione aperta. Poi certo, se vincono i Fiorito, allora vuol dire che gli italiani se lo meritano”.
L’importante, spiega Mariniello, è non lasciare questo strumento alla sinistra. “Renzi è diventato Renzi non solo perché è un amministratore in gamba, ma anche perché ha un contesto in cui mettersi in gioco e misurare le proprie ambizioni”. Da queste parti il sindaco di Firenze riscuote parecchio successo. “A me Renzi piace molto, anche se per ovvi motivi non lo voterò. Mia madre invece lo sosterrà alle primarie, e non viene certo dalla tradizione comunista”. Per i giovani finiani, lo sfidante di Bersani “rappresenta l’unica novità di una classe politica giunta al capolinea. Dopo avere marcato una forte differenza con l’area di sinistra del Pd e di Vendola, oggi piace anche a tanti delusi del centrodestra e di Berlusconi. Ma se ci fossero le primarie anche da noi troveremmo tanti candidati all’altezza”. A sentire queste dichiarazioni viene da domandarsi se non ci sia una contraddizione, tra l’ammirazione per chi vuole fare piazza pulita della vecchia classe dirigente del suo partito ed il sostegno incondizionato per il Fini decadente degli ultimi mesi (e del suo sodale Casini, in parlamento dal 1983). “No, non c’è contraddizione. Fini ha fatto tanto ma sa che c’è bisogno di energie fresche, sia nel nostro partito che nel centrodestra del futuro. È ovvio che qualsiasi rifondazione passa da facce nuove. Però sono contro il giovanilismo a tutti i costi. Anche la Minetti è giovane, per dire”.