La tragedia sul Manaslu, uno degli ottomila della terra, mi induce ad alcune brevi riflessioni.
Sono tanti anni che vado in montagna ed ho visto così tanta gente impreparata affrontarla con leggerezza ed incoscienza da affermare che rispetto all’ingente frequentazione, una buona stella li assiste. Lo dico senza cinismo, ma obiettivamente…
Lo stesso, moltiplicato all’ennesima potenza, si può dire delle cosiddette “spedizioni commerciali” che portano sulle più alte cime del mondo gente che prima magari la montagna l’ha vista solo in cartolina. Eppure pretende di salire lì, ovviamente accompagnata da guide più o meno esperte.
Esemplare in proposito è la lettura assolutamente consigliabile del libro “Aria sottile” di Jon Krakauer, che parla di una terribile tragedia accaduta nel 1996 sul tetto del mondo, l’Everest, dove si accalcavano enne spedizioni commerciali per approfittare della bella e breve stagione. Fra i partecipanti vi erano anche alcune persone che non sapevano neppure mettersi i ramponi! Ma in compenso avevano tanti soldi da spendere: da 30.000 euro in su costa oggi la partecipazione ad una spedizione sull’Everest. E, tra l’altro, è anche grazie a queste spedizioni che gli ottomila della Terra (Everest e K2 in primis) sono diventati i più alti immondezzai al mondo.
Una volta i ricchi si facevano fotografare accanto al leone o all’elefante che avevano abbattuto, adesso con le bombole di ossigeno, nei duvet super-imbottiti, sull’Everest. Ma anche le altre montagne sono appetite. Purché l’altitudine abbia quell’otto davanti.
Mi domando quanta gente non conosce neppure il territorio dove vive, le piante che lo abbelliscono, gli animali che lo abitano, e, vittima di questa stramaledetta malattia che con il denaro tutto si acquista, vogliono far propria l’esperienza di un ottomila dall’altra parte del mondo.
Vittime del denaro e della vanità.
Come diceva Oscar Wilde: “Oggigiorno si conosce il prezzo di tutto, ma non si conosce il valore di niente.”