Se i sei consiglieri centristi dovessero decidere di dimettersi come hanno fatto i colleghi dell'opposizione, la giunta sarebbe di fatto impossibilitata a continuare. Cesa convoca per domani l'ufficio politico del partito
Le parole del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, hanno duramente scosso l’Udc: i suoi sei consiglieri, da ieri sera, stanno seriamente valutando di dimettersi, aggiungendo le proprie firme a quelle di Pd, Idv e Sel. “Gli sprechi di cui si sente parlare in questi giorni sono una cosa vergognosa” aveva detto ieri Bagnasco in riferimento allo scandalo sui rimborsi spese nel consiglio regionale del Lazio. Alle sue parole si aggiungono quelle del presidente del partito, Rocco Buttiglione, nell’intervista rilasciata a Repubblica: “La Polverini farebbe bene a lasciare, non può far finta di nulla. Avrebbe fatto meglio a dimettersi per la dignità sua e di tutta la politica. Se fossi al posto dei nostri consiglieri, mi dimetterei”, ha dichiarato il presidente dell’Udc.
Ma una decisione definitiva potrebbe arrivare domani dall’ufficio politico del partito, convocato per le undici dal segretario Lorenzo Cesa. Sul tavolo tutte le possibili exit strategy. Due, in sostanza, le ipotesi principali. Da un lato il partito di Casini potrebbe decidere di ritirare immediatamente la propria fiducia alla Polverini, aprendo di fatto la via di una crisi della giunta del centroadestra. Dall’altro, ed è l’ipotesi su cui premono i più, i centristi potrebbero decidere di tenere la coalizione in vita ‘a termine’. Cioè di subordinare la propria fiducia ad un nuovo ingente pacchetto di tagli per aprire, solo successivamente, una crisi di governo.
E se i consiglieri regionali dello scudo crociato dovessero ascoltarlo, come sembra probabile in queste ore, per Renata Polverini – che ieri ha incontrato il premier Mario Monti – sarebbe l’addio alla poltrona di governatrice del Lazio. La Polverini, a sua volta, sta valutando se dimettersi prima della presentazione delle firme, per evitare l’onta di una potenziale sfiducia presentata, oltre che dall’opposizione, anche da un pezzo della sua maggioranza. Non sono quindi bastate le rassicurazioni di Silvio Berlusconi, perché, a sfiduciarla, è intervenuta direttamente la conferenza episcopale italiana. E l’Udc regionale sembra orientata a seguire i moniti di Bagnasco e le direttive di Buttiglione. La presenza dei centristi, per tenere in piedi il governo Polverini, numeri alla mano, è davvero indispensabile. Senza, la maggioranza si troverebbe perennemente in stallo, impossibilitata a governare.
Il motivo è racchiuso nel regolamento dell’aula consiliare. “Per la validità delle deliberazioni dell’Aula e delle commissioni – prevede il regolamento – è richiesta la presenza della maggioranza dei componenti e il voto favorevole della maggioranza dei presenti”. Per deliberare, nel consiglio regionale del Lazio, è necessaria la presenza in aula di almeno 36 consiglieri. L’opposizione, dimettendosi, porterebbe via dal consiglio 29 onorevoli: 14 del Pd, 5 dell’Idv, 2 della Federazione della sinistra, 2 della lista Bonino, 2 di Sel, 1 Api, 1 di una lista civica, 1 del Psi e 1 dei Verdi. In aula potrebbero presentarsi, a questo punto, soltanto i 42 consiglieri di maggioranza che però, con le eventuali dimissioni dei 6 rappresentanti Udc, si ridurrebbero a 36, inclusa la governatrice Polverini.
Una situazione ingovernabile che, inevitabilmente, la costringerebbe alle dimissioni. Il dibattito in nottata è stato aperto: “Noi facciamo parte della maggioranza”, ha detto il vicepresidente della regione Lazio, Luciano Ciocchetti, distanziandosi dalla posizione di Buttiglione. “Non siamo all’opposizione. Il nostro compito non è dimetterci perché qualcuno ha rubato, o ha usato impropriamente i fondi. Quelli sì, si dovrebbero dimettere. Secondo me tutti i consiglieri che avessero usato i fondi in modo improprio dovrebbero dimettersi, anche quelli del Pdl”.