Ai clienti sarà distribuito un volantino invece del pasto. Colpiti dal provvedimento i dipendenti full time con maggiore anzianità. La Cgil: "L'azienda non è in crisi". Alla base dell'iniziativa del colosso del fast food, un'interpretazione della riforma Fornero
Sciopero del panino nei McDonald’s di Milano e dintorni: la protesta va in scena martedì 25 settembre, quando nelle ore più “calde” della giornata di un fast food, quella del pranzo e quella della cena, al posto dei Big Mac i lavoratori serviranno volantini con le loro motivazioni (guarda il volantino). L’azienda, come denuncia la Filcams Cgil milanese, ha infatti annunciato l’apertura di una procedura di mobilità che coinvolge i lavoratori dei ristoranti a gestione diretta. Si tratta di otto punti vendita a Milano (tra cui i centralissimi Duomo, San Babila, Galleria Vittorio Emanuele, Via Torino e Corso Vercelli, oltre a viale Sabotino, via Antonini e Rogoredo) e quattro in provincia (Assago, Rozzano, Lainate e Legnano).
Questi punti vendita danno lavoro a 559 dipendenti assunti più 33 a tempo determinato; la procedura di mobilità riguarda, però, i 157 lavoratori con l’orario settimanale più lungo, da 30 a 40 ore. Novantacinque di loro, denunciano i sindacati, rischiano di perdere il posto; e si tratta dei dipendenti con la maggiore anzianità di servizio, dato che negli ultimi anni McDonald’s Italia ha assunto con contratti dalle 18 alle 24 ore settimanali.
“Si tratta di una procedura anomala per varie ragioni – spiega a Ilfattoquotidiano.it Giorgio Ortolani, segretario milanese della Filcams-Cgil –. Innanzitutto, l’azienda non è in crisi, nonostante una leggera riduzione delle vendite su Milano”. La capogruppo McDonald’s, in base agli ultimi dati relativi al secondo trimestre 2012, ha registrato un calo degli utili del 4,5%, ma ricavi stabili a 6,92 miliardi e vendite in crescita del 3,7%, contro il +7,3% dei primi tre mesi dell’anno. Numeri che risentono della congiuntura negativa e dell’aumento dei prezzi delle materie prime, ma non certamente indizi di una crisi aziendale. “Sono abituati a una crescita costante: se le previsioni sono di un aumento del 10% e le vendite crescono solo del 5%, la percezione è negativa”, spiega Ortolani.
Il problema, secondo il sindacalista, è un altro: “In tutta Italia solo il 14% dei dipendenti di McDonald’s lavora full time, mentre questa percentuale cresce al 42% a Milano. L’azienda non ha denunciato un surplus di lavoro, proponendo contratti di solidarietà, ma ha proposto la mobilità per i dipendenti che lavorano per più ore, perché è più facile impiegare dipendenti con un orario più breve. Senza contare che in questo modo rischiano il licenziamento i lavoratori con la maggiore anzianità di servizio, persone che hanno un’età di circa 40 anni. Alcuni anni fa, infatti, si lavorava da McDonald’s per brevi periodi: oggi il ricambio è molto più lento, dato che è difficile trovare altri tipi di lavoro”.
Così le tre sigle sindacali di settore (oltre alla Filcams Cgil, anche la Fisascat-Cisl e la Uiltucs Uil) hanno proclamato lo stato di agitazione e un pacchetto di otto ore di sciopero. “Siamo disposti a discutere con l’azienda di questioni organizzative – aggiunge Ortolani – ma, visto che l’azienda non è in crisi, le modifiche devono portare anche un vantaggio per i lavoratori”. L’anomalia, secondo il rappresentante sindacale, deriva da “un’interpretazione della riforma Fornero, in base alla quale l’azienda ritiene di poter aprire una procedura di mobilità anche senza essere in crisi, per ottenere un ‘miglioramento delle performance’”. Il 28 settembre è stato fissato un incontro tra l’azienda e i sindacati.
Una situazione che stride fortemente con le rosee prospettive di pochi mesi fa. A dicembre 2011, McDonald’s era stata votata dai suoi collaboratori come una tra le migliori realtà lavorative in Italia: la multinazionale dei panini era infatti al quinto posto nella classifica Great Place to Work, sezione Large Companies, che ogni anno premia le aziende con il migliore ambiente di lavoro sulla base dei questionari compilati dagli stessi dipendenti. Appena un mese dopo, McDonald’s Italia licenziava il bilancio 2011 con risultati lusinghieri: un giro d’affari da 972 milioni di euro, e una crescita del 7,6%, a conferma del “trend positivo degli ultimi quattro anni”. L’azienda, che nel 2011 aveva aperto 24 nuovi ristoranti – portando il totale a 432 – annunciava per il 2012 l’inaugurazione di altri 30 locali, tra nuovi e ristrutturati, con la creazione di 1500 nuovi posti di lavoro. “McDonald’s Italia – dichiarava l’amministratore delegato Roberto Masi – crede e investe nelle persone attraverso la formazione e contratti di lavoro stabili”.
IlFattoquotidiano.it ha provato a mettersi in contatto con l’azienda, ma ancora non è stato possibile ottenere un riscontro sulla vicenda dei lavoratori di Milano. Dove martedì 25 settembre sarà difficile pranzare o cenare con un Big Mac.