In un editoriale il direttore del Giornale dichiara di rifiutare la trattativa con il magistrato che lo ha querelato:"Il signore voleva altri soldi oltre i trentamila euro già ottenuti in cambio della mia libertà". E lancia un appello a Napolitano: "Intervenga per evitare arresto"
E’ prevista per domani la sentenza della Cassazione che si esprimerà, senza entrare nel merito, sulla condanna. Ma il legale di Alessandro Sallusti, l’avvocato Vincenzo Lo Giudice ha depositato, nella cancelleria della Suprema corte, una richiesta di rinvio dell’udienza. L’istanza del legale sarà presa in considerazione con una rapida decisione del collegio presieduto da Aldo Grassi.
Oggi inoltre, in un editoriale, il direttore del Giornale, ha dichiarato di non voler concludere alcuna trattativa con il giudice torinese Giuseppe Cocilovo che lo ha accusato di diffamazione. ”Ho dato disposizione ai miei avvocati – ha dichiarato – di non chiudere l’ipotesi di accordo con il magistrato che mi ha querelato per un articolo neppure scritto da me e che ha ottenuto da un suo collega giudice la condanna nei miei confronti a un anno e due mesi di carcere”.
“Il signore voleva altri soldi – ha aggiunto il giornalista – oltre i trentamila euro già ottenuti, in cambio del ritiro della querela e quindi della mia libertà. Io penso, l’ho già scritto, che le libertà fondamentali non si scambino tra privati come fossero figurine ma debbano essere tutelate dallo Stato attraverso i suoi organi legislativi e giudiziari. Anche perchè nel caso specifico c’è un’aggravante, e cioè che a essere disposto a trarre beneficio personale dal baratto è un magistrato”.
Sallusti polemizza su un particolare della vicenda: “In primo grado sono stato condannato a cinquemila euro di multa più diecimila di risarcimento, nonostante l’accusa avesse chiesto per me due anni di carcere. Al momento di stendere le motivazioni della sentenza, il pm si pente: ho sbagliato a non dare a Sallusti anche una pena detentiva, scrive nero su bianco, ma ormai è fatta. Che cosa è intervenuto tra la sentenza e la stesura delle motivazioni? Non è che per caso qualcuno ha privatamente protestato per la mitezza della condanna, che a mio avviso era invece più che equa, non avendo io diffamato nessuno?”.
E in un’intervista a Radio2 Rai, ha lanciato un appello al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “se Napolitano, in qualità di capo del Csm, dicesse chiaramente che dare la pena accessoria della pericolosità sociale è una libera scelta di un magistrato che utilizza uno strumento del codice penale in maniera assolutamente impropria, questo sarebbe probabilmente utile a scongiurare la condanna”. Una vicenda che ha unito opposti schieramenti nella solidarietà al direttore. “L’Italia è l’unico Paese occidentale che prevede il carcere per reati d’opinione – ha detto Sallusti – se questa vicenda dovesse servire a togliere questa infamia dal nostro codice penale….allora che sia benvenuta. Penso che la Cassazione applicherà il buon senso. Spero davvero di non passare un anno e due mesi in carcere”.
Sul caso è intervenuto ieri il ministro della Giustizia Paola Severino. Il guardasigilli ha affermato al Giornale di seguire “con grandissima attenzione la vicenda”. “Ho avuto contatti con l’Ordine dei giornalisti e la Fnsi e la prossima settimana parteciperò a un’iniziativa su questo tema, per affrontare con la massima serietà e urgenza possibile un problema avvertito come fondamentale: quello della regolamentazione del complesso rapporto tra liberta di stampa e tutela della reputazione di chi sporge querela per diffamazione. In particolare con riferimento alla figura del direttore responsabile e alla questione dell’omesso controllo, cosi com’è configurato dal nostro codice”. La strada che il ministro indica, si legge sul Giornale, è quella della modifica della legge in tempi brevi.