Il documentario di Marco Simon Puccioni racconta la vicenda di lui e del suo compagno che hanno realizzato il sogno di avere dei bambini grazie alla solidarietà di altri nuclei familiari testimoniando l’affetto e l'accoglienza che si crea intorno ai piccoli, al di là degli schemi tradizionali
“I bambini hanno creato una comunità. Persone. Una famiglia estesa, nuova, particolare e legata, comunque, dall’amore. Tutto il resto è secondario”. Queste parole di “Prima di tutto”, il documentario di Marco Simon Puccioni trasmesso da Rai3 mercoledì 19 settembre alle 23.45, sono la sintesi del percorso umano intrapreso dal regista di “Riparo”. Da tre anni, Puccioni, è il papà di due gemelli voluti e cresciuti insieme al compagno. In “Prima di tutto” racconta la storia della sua famiglia.
Doc3, la trasmissione che ospita il lavoro del filmmaker, è l’unica finestra del servizio pubblico che racconta i cambiamenti della società. Il programma, lo scorso anno, investì su “Lupo in calzoncini corti”. Il documentario italiano che metteva a confronto due famiglie omogenitoriali ottenne il 7% di share. Un risultato in linea con la media di rete. Un ascolto analogo è stato raggiunto da “Gomorra”, programmato nella seconda serata di domenica. La messa in onda di “Prima di tutto” è andata meglio della finestra di “Pechino Express”, trasmessa alla stessa ora. Il documentario di Rai3 è stato seguito dal 4.02% della terza serata. Il day time del programma di Rai2, evoluzione dell’Isola dei Famosi, ha catturato il 2.88% di share.
“Prima di tutto, sottolinea Puccioni, è lo studio preparatorio del lavoro che farò il prossimo anno. In Rai ci sono arrivato per caso. Mi sono messo in contatto con il curatore di Doc3 dopo aver visto “Donatore 150”, un documentario americano che affrontava le problematiche dei donatori”.
In “Prima di tutto” lo sguardo del regista è lo stesso del protagonista. “Io – spiega Puccioni – sono un filmmaker. Ho sempre saputo che la storia della mia famiglia si potesse raccontare. Quando ho iniziato a documentare le tappe del percorso che ho affrontato insieme al mio compagno non sapevo ancora come utilizzare questo materiale”.
Puccioni, come altri, ha deciso di camminare su una strada inedita. L’immaginario delle famiglie composte da due papà è tutto da costruire. “Bisogna adattare e reinventare un patrimonio antico. Ogni famiglia ha la sua mitologia. Nel prossimo documentario ci saranno delle animazioni pensate per raccontare ai miei figli come sono nati”. Le famiglie arcobaleno, secondo il regista, non possono essere spiegate in un talk show. “Il dibattito tv si basa su due opinioni contrastanti, radicalmente diverse. Con questo linguaggio non si possono comprendere i sentimenti inesplorati”.
“In “Prima di tutto” – spiega Puccioni – racconto la relazione stabilita con mamma pancia, la donna che ha portato i figli per noi. L’espressione “utero in affitto” è offensiva perché non considera i sentimenti che nascono attorno a qualcosa di nuovo. Noi, nella specifico, abbiamo mantenuto una relazione anche con mamma uovo, la donatrice”.
“I documentari, sottolinea Puccioni, aiutano la società e servono per sfatare i miti. La realtà che si conosce si può capire e accettare. Le persone che incontriamo, dal pediatra agli insegnanti della scuola, sono molto rispettosi nei nostri confronti”. Prima della politica c’è il Paese, cittadini che vivono un cambiamento celebrato anche dalla vecchia e cara tv.