“Non ho intenzione di abbandonarvi”, “Sono qui per dirvi di non arrendervi”, “Non lasciatevi abbattere da chi non crede in noi”, “Dobbiamo restare uniti”. I toni non sono solo più miti rispetto al duello da ring di questi ultimi giorni con Diego Della Valle. Ma questi solenni. L’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, parla in videoconferenza ai dirigenti e agli operai della Fiat e in un certo modo raccoglie, quindi, il suggerimento del presidente della Tod’s che lo aveva invitato a dare delle risposte ai suoi dipendenti invece che a lui. Il discorso del manager ha toni quasi solenni, da motivatore. “Non ho mai smesso di occuparmi della Fiat e non ho intenzione di farlo – dice – L’impegno che ho preso il 1 giugno del 2004 con gli azionisti ma prima di tutto con voi è immutato, è vivo e forte, oggi più che mai, non ho alcuna intenzione di abbandonarvi”, ha detto l’ad del Lingotto per il quale i timori dei dipendenti non sarebbero evidentemente legati all’eventualità di perdere il posto di lavoro, nonostante le chiusure minacciate e il piano tagli dei colletti bianchi, bensì dalle sue frequenti assenze per le trasferte oltreoceano.
Marchionne punta dunque al senso d’appartenenza, allo spirito di squadra, al “restiamo uniti”. “Vi garantisco che essere l’amministratore delegato della Fiat non è solo un privilegio per me – spiega – è una responsabilità che sento con profonda coscienza e sono consapevole del carico di serietà che richiede”, ha aggiunto precisando che “dobbiamo ripensare il modello di business al quale siamo abituati”, ma anche che “noi ci impegniamo a fare la nostra parte, ma da soli non possiamo fare tutto. E’ necessario iniziare da subito a pianificare azioni a livello italiano ed europeo, per recuperare competitività internazionale”.
E qui è iniziato l’elenco delle richieste. Innanzitutto sul fronte contrattuale e sindacale: non pago dei “successi” ottenuti nelle passate stagioni con la creazione di un contratto ad hoc per i metalmeccanici Fiat, Marchionne chiede “azioni che garantiscano una reale flessibilità e certezza del diritto nelle relazioni industriali”. A seguire gli aiuti sotto forma di “iniziative che riconoscano la valenza dell’export per il rilancio dell’economia del Paese” e “politiche, da parte della Banca Centrale Europea, per facilitare l’accesso al credito”. E questo nonostante lui continui a sostenere di non volere aiuti pubblici.
Ecco il testo del suo intervento
Terzo la concorrenza a livello comunitario, con il manager che torna a riaccendere la polemica con i concorrenti tedeschi, sostenendo, in particolare, che “è necessario che la Commissione Europea garantisca condizioni di equità per tutti i costruttori, respingendo quei tentativi, specialmente da parte tedesca, di creare condizioni più favorevoli alla propria industria, a scapito degli altri”.
Largo, poi, a temi più squisitamente personali. E a parole che sembrano voler serrare le file tra coloro che fanno parte dell’azienda. “Mi dipingono, spesso, come un capo azienda che marcia per la sua strada senza andare troppo per il sottile. Ma quando si viene attaccati, come siamo attaccati noi ora, quando le menzogne passano per verità, quando ti accorgi che vince chi urla di più, il rischio è che dopo la rabbia iniziale, si venga presi dallo sconforto. Il rischio è che questo ‘mantra’ incessante di critiche abbia il sopravvento sulla voglia di andare avanti. E’ successo anche a me”.
“Il rischio – ha aggiunto Marchionne – è che questo ‘mantra’ incessante di critiche abbia il sopravvento sulla voglia di andare avanti. E’ successo anche a me. A volte mi sono chiesto se ne valga la pena. Mi sono chiesto che senso abbia fare tutto ciò per un Paese che non apprezza, che spera nei miracoli di un investitore straniero, che ci dipinge come sfruttatori e incapaci, e qualche altro insulto vi venga in mente. Ma poi mi sono reso conto che chi urla non ha più ragione, ha solo più fiato”.
L’appello, insomma, è agli operai: “Ora, più che mai, dobbiamo continuare ad essere uniti. Dobbiamo continuare a lavorare, con umiltà, ma consapevoli che la Fiat siamo noi, tutti insieme. Siamo l’esempio di quella parte del Paese che si tira su le maniche e si mette alla prova”. Conclude dicendo che “l’unica cosa che vi chiedo è di non mollare”. E con una citazione di Albert Einstein: “Ho deciso di guardare solo al futuro, perché è lì che ho intenzione di passare il resto della mia vita”.
A quel punto ha voluto dire la sua anche il presidente della Fiat, John Elkann, per il quale “quello che abbiamo subito in queste settimane, in Italia, non è accettabile: abbiamo sentito commentatori, analisti, esperti di settori che in realtà non conoscono, politici in cerca di facili bersagli, persone che parlano parlano, e non dicono la verità. E’ arrivato il momento di dire davvero la verità, senza nasconderci i problemi ma dicendo in modo chiaro e tondo come stanno le cose. Le condizioni del contesto europeo sono durissime ma noi non ci nascondiamo i problemi, li affrontiamo e cerchiamo le soluzioni”. Anche perché, Elkann dixit, “il 2012 sarà per noi un anno importante: le previsioni di fine anno indicano risultati in crescita. In aggregato rappresenteranno il risultato più alto raggiunto da Fiat in tutta la sua storia”.
Sul fronte sindacale, invece, la vertenza Fiat può attendere per Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. I segretari di Cisl e Uil (per motivi diversi) non hanno infatti partecipato al tavolo riunito in serata con i ministri Passera e Fornero, mentre erano presenti Cgil e Ugl. A Bonanni basterebbe un incontro “appena (Marchionne, ndr) torna dall’America nei prossimi giorni”, mentre Angeletti aveva già bollato come “rituale e patetico” l’incontro col governo e anche lui preferisce parlare direttamente a Marchionne.
“Ci è sembrato corretto sapere il vostro punto di vista dopo incontro di sabato” con Marchionne. Così il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ha introdotto la riunione del governo con i sindacati sul tema Fiat. “Qualcuno ha interpretato questa riunione come una semplice informativa – ha aggiunto – ma ci aspettiamo un’interlocuzione con voi per capire meglio”. Fornero ha riferito comunque del tavolo dell’altra settimana e della preoccupazione espressa dall’amministratore delegato dell’azienda sulla sovraccapacità produttiva che si potrebbe gestire con una nuova politica industriale europea. Il ministro avrebbe anche notato l’assenza di alcuni leader sindacali (Bonanni e Angeletti) e auspicato che queste defezioni si siano verificate perché l’incontro è stato anticipato di un giorno per delle incompatibilità nell’agenda di governo.
Peraltro il ministro del Lavoro starebbe preparando, secondo quanto riferito da fonti sindacali, il decreto per 55mila esodati, un provvedimento che comprenderà gli esodati degli stabilimenti Fiat di Termini Imerese e Irisbus. Il 9 ottobre, invece, al ministero dello Sviluppo economico sarà convocato un tavolo su Irisbus, ha annunciato il ministro Corrado Passera.
I sindacati presenti (Cgil e Ugl, perché Cisl e Uil hanno disertato l’incontro) fissano però dei paletti. “Mi aspetto che il governo convinca Fiat a investire, ad anticipare gli investimenti. Perchè è solo con gli investimenti che si difende il lavoro” dice il leader della Fiom, Maurizio Landini. Che nell’incontro con i ministri chiede anche di non dimenticare “le situazioni non risolte”, come il destino degli “stabilimenti di Termini Imerese e Irisbus”. Dal leader della Fiom anche l’auspicio che il governo chieda al Lingotto “di ripristinare le liberta sindacali nelle fabbriche, nel rispetto della Costituzione”. Sì ad una politica industriale che favorisca il settore, “gli aiuti al settore dell’auto ci sono in tutto il mondo”. Landini ha anche ribadito di guardare con favore “all’ingresso in Italia di altri costruttori, siamo l’unico Paese con un solo produttore e questo può essere un problema – dice – Un po’ di concorrenza sarebbe un fattore utile”.
Poco soddisfatto il leader dell’Ugl, Giovanni Centrella: “Mi sarei aspettato maggiorichiarimenti dal governo, Fiat avrebbe dovuto dire di più”. Lo ha detto il leader dell’Ugl, Giovanni Centrella, nel corso dell’incontro su Fiat al ministero del Lavoro.
“Dobbiamo capire cosa succede con la Cigs che sta per finire e soprattutto evitare che, in attesa di vedere la luce alla fine del tunnel, non scompaia intanto tutto il mondo intorno a Fiat, in tanti territori del Nord e del Sud’’ ha aggiunto, dicendosi preoccupato non solo per quello che accadrà agli stabilimenti del Lingotto ma anche per gli impianti che gravitano intorno al mondo Fiat, come la Fma di Pratola Serra o la ‘vecchià Pomigliano