C’era una bellissima atmosfera sabato sera a Vasto.
Sensazioni forti ed emozionanti, da “stato nascente” di una certa Idea dell’Italia, intransigente sui valori non negoziabili, rigorosa e irriducibile nella richiesta di verità e giustizia per Paolo Borsellino e per tutti i martiri di mafia.
Le parole pesanti come pietre e commoventi di Luigi Ligotti, quelle appassionate e consapevoli di Saverio Lodato insieme al racconto pacato ed essenziale di Antonio Ingroia sono stati tasselli importanti di un unico “racconto” al quale con le mie parole e attraverso azioni coerenti ho dato il contributo della mia storia politica e della mia identità culturale, distinta ma non distante da quelle presenti sul palco e nell’enorme platea.
Da sabato anche io avrò la mia foto di Vasto e la conserverò gelosamente e con orgoglio, sopratutto per cercare di salvaguardare l’immagine e la storia di quella parte della destra Italiana che non ha e non vuole avere niente in comune con certe immagini e certe pratiche vergognose di questi giorni e di questi anni.
E che comunque ha avuto il coraggio di un dito puntato e di una rottura radicale determinante per la caduta di Silvio Berlusconi e del suo stuolo di maggiordomi.
Una destra che non intende più negoziare sui valori, che vuole tenere alta la bandiera di Paolo Borsellino e che non permetterà mai più che la propria storia sia contaminata dai Fiorito e dai Dell‘Utri, dal denaro e dalle collusioni con affaristi e mafiosi.
So che anche stavolta questo mio intervento raccoglierà i soliti commenti sulle nostre responsabilità e sulle vecchie alleanze: è il prezzo che accetto di pagare per questa lunga marcia nel deserto che, insieme ad altri, ho scelto di affrontare tra mille insidie e incomprensioni, tradimenti e delusioni. Una marcia che spesso mi fa sentire politicamente apolide ma finalmente libero: e chissà se “questa certa idea dell’Italia”, libera dalle mafie e più giusta e solidale non possa contribuire ad affermarla insieme ai volti e alle storie ritratte nella mia foto di Vasto….