Il leader del partito: "E' necessario intervenire con decisione perché la politica in Italia rischia di morire nel discredito". Il segretario: "Proporremo una spending review nei consigli regionali". Bersani: "Ridurre i costi delle Regioni"
Il Pdl conclude il suo esame di coscienza e cerca di rialzarsi dalla polvere, parlando nella stessa giornata con Silvio Berlusconi prima e con Angelino Alfano poi, all’indomani della fine della giunta di Renata Polverini. La presidente dimissionaria del Lazio ieri ha dato l’addio alla presidenza attaccando praticamente tutti: dal suo partito e le sue lotte intestine alle opposizioni fino al presidente del consiglio regionale Mario Abbruzzese (pure lui Pdl). Le scuse le aveva già date due lunedì fa, questa volta neanche un mea culpa, nonostante da alcuni documenti emerga che la presidente della Regione sapesse eccome degli esborsi stellari che la sua giunta faceva partire a favore del consiglio. Resta che, mentre la Polverini dice che non si ricandiderà alle regionali, Berlusconi da una parte lancia l’allarme per la politica che “rischia di morire nel discredito” e Alfano, dall’altra, salva tutti tranne Franco Fiorito.
Berlusconi: “La politica rischia di morire nel discredito”. Berlusconi parte dal caso del Lazio per parlare di tutta Italia. Soprattutto di come recuperare credibilità: a poche settimane dalle regionali in Sicilia, a pochi mesi dalle politiche e anche, a questo punto, dalle regionali nello stesso Lazio. Ma il Cavaliere non ne fa un problema solo del Pdl: “E’ necessario intervenire con estrema decisione, con coraggio e severità – spiega l’ex presidente del Consiglio – la politica in Italia rischia di morire nel discredito in conseguenza di comportamenti collettivi e individuali intollerabili al senso comune e alla coscienza pubblica. Nessuno può chiamarsi fuori”.
E infatti la stessa Polverini “si è assunta responsabilità che sono di sistema e riguardano tutte le classi dirigenti in ogni partito. Nessuno può chiamarsi fuori. Tutti i gruppi nel Consiglio regionale del Lazio erano corresponsabili: maggioranza e opposizione”.
La presidente dimissionaria del Lazio, continua Berlusconi, “si è assunta personalmente responsabilità che sono di sistema e riguardano tutte le classi dirigenti in ogni partito. Un gesto libero e di consapevolezza morale. Ora è necessario intervenire con estrema decisione, con coraggio e severità: la politica in Italia rischia di morire nel discredito in conseguenza di comportamenti collettivi e individuali intollerabili al senso comune e alla coscienza pubblica. Nessuno può chiamarsi fuori. Tutti i gruppi nel Consiglio regionale del Lazio erano corresponsabili: maggioranza e opposizione”.
Il Cavaliere sottolinea quindi che ora “bisogna abrogare il sistema di finanziamento di gruppi e partiti così come l’abbiamo conosciuto. Si sono fatti dei passi in questa direzione, a livello centrale, ma non basta. Le finanze pubbliche regionali e locali – spiega – devono subire un esame senza indulgenze, e si deve procedere all’abrogazione di ogni erogazione impropria e alla messa in opera di controlli indipendenti che nessuna norma legislativa a tutela dell’indipendenza delle istituzioni può ostacolare. L’autonomia della politica è una cosa seria, non si difende consentendo comportamenti indecenti. Su questo garantisco, a nome mio personale e della squadra che entrò in politica nel 1994 per cambiare l’Italia, un impegno di risanamento senza incertezze. Occorre un forte rinnovamento – conclude – per tornare alla politica come servizio e non come fonte di guadagno per i singoli”.
Alfano: “Certificazione dei bilanci dei gruppi regionali”. A Berlusconi si aggiunge Angelino Alfano. Il segretario politico del Pdl ha incontrato i coordinatori e i consiglieri regionali del Pdl con i quali ha deciso che tutti i gruppi consiliari regionali del partito avranno i conti certificati da società esterne. “Proporremo disegni di legge in tutti i consigli perché questo sia obbligatorio”.
“Per fare il nostro non aspetteremo che le leggi vengano approvate, ma procederemo immediatamente. Inoltre faremo valere i nostri numeri per impedire la formazione di gruppi costituiti con un solo consigliere al solo scopo di guadagnare un di più di finanziamento pubblico. Inoltre i nostri gruppi regionali si attiveranno per una revisione della spesa per quanto riguarda i costi della politica, una spending review regionale. Abbiamo deciso di mettere su internet i conti dei gruppi regionali per assicurare il massimo della trasparenza e della pubblicità”.
L’ex Guardasigilli ha proposto ai vertici regionali del partito una grande assemblea con poteri esecutivi su regole ferree per evitare nuovi “casi Fiorito”: un’assemblea straordinaria di “Rinascimento Azzurro“: “Con poteri esecutivi per decidere i criteri di selezione dei candidati, le sanzioni nei confronti di chi non rispetta le regole, norme”.
Secondo Alfano il Pdl può tornare a essere il primo partito italiano “perché tra gli indecisi la gran parte arriva dal nostro elettorato e quindi abbiamo possibilità di recuperare per tornare a essere il primo partito. A sinistra c’è un voto tradizionalmente più dichiarato e gli indecisi sono sempre meno”.
Alfano: “Su Internet i conti dei gruppi. B? Non si ricandida”
Ma una cosa è certa: “La vicenda del Lazio non inciderà per nulla nella decisione che Silvio Berlusconi prenderà in merito al fatto di candidarsi o meno. Lui farà la scelta più opportuna per il bene del Paese e del partito”. “Non ammaineremo la bandiera del Pdl e non lo faremo perchè la bandiera del partito è pulita – insiste Alfano – Nel Pdl non ci sono tanti Fiorito perché noi siamo di un’altra pasta”.
Il segretario ha ribadito – come già precisato dall’intero Pdl nelle ore scorse – che Fiorito non verrà ricandidato, ma che se il Pd chiede che nessun componente dell’attuale consiglio regionale venga presentato questo deve valere per tutti i partiti. “Propongo al Pd e agli altri partitiun patto e cioè di non ricandidare i consiglieri uscenti”.
Alfano: “Finché sarò segretario, non ricandiderò Fiorito”
Formigoni come Polverini? Nemmeno per sogno. “Polverini giustamente ha ritenuto di doversi dimettere, perchè quel consiglio le avrebbe impedito di realizzare le riforme”. Formigoni, secondo Alfano, “non ha alcun motivo per dimettersi”.
Bersani: “Ridurre i costi”. In serata anche il segretario del Pd Pierluigi Bersani si è ritrovato sulle stesse posizioni. Pure lui ha incontrato in giornata i presidenti di Regione e i capigruppo. “E’ necessario – ha detto – prendere un’iniziativa urgente sui costi delle Regioni. Da subito bisogna ridurre e riformare i costi e mettere online tutte le spese. Ci sono disparità evidenti ed eclatanti. Non è più tollerabile che una Regione spenda due e un’altra otto. Sono costi non più giustificabili in nome dell’autonomia”. Per il segretario Pd “continuare così significherebbe far perdere credibilità all’autonomia stessa”. Perciò Bersani propone tre iniziative immediate: “La riduzione dei costi di funzionamento delle Regioni, mettere online tutti i costi e far certificare i bilanci dei gruppi regionali”.
Alemanno: “Primarie per le regionali”. Ma da dove deve passare l’azzeramento, la ripartenza, il risanamento, la rivoluzione, la rifondazione del Pdl o in qualunque modo si voglia chiamare? Per il Lazio, per esempio, già si parla di primarie. Almeno così vorrebbe il sindaco di Roma, Gianni Alemanno: “Come io ho indetto le primarie per il Comune, ritengo che ci debbano essere anche per la Regione. Credo nelle primarie come strumento globale”.
Ma la Polverini non ci sarà. Chi possa partecipare naturalmente è ancora prematuro poterlo dire. Di certo pare che la presidente dimissionaria (che anzi non ha ancora formalmente formulato l’addio davanti al consiglio) non voglia far parte della prossima competizione regionale: “Non mi ricandido – assicura – Considero la mia esperienza conclusa nel Lazio, un’esperienza positiva, ma anche devastante. Quest’estate ho fatto molti dolci in casa, per ora mi rimetto a fare quelli a casa. E’ la prima volta che una giunta se ne va pagando le colpe gravissime di altri. I miei collaboratori non hanno alcun problema. Per vigilare avrei dovuto essere presidente del consiglio regionale. Pensavo di essere stata eletta per fare il presidente della giunta regionale e non il consigliere”.
Le bordate della Chiesa. Di certo le ferite saranno difficili da rimarginare. Ancora oggi, per esempio, da diversi settori della Chiesa cattolica arrivano dei duri colpi, se non sono bastati quelli arrivati dal cardinale Angelo Bagnasco nei giorni scorsi (e a più riprese). “Fine vergognosa della seconda Repubblica”. “Una crapula, un indecente sperpero di risorse, che offende poveri, disoccupati e giovani senza lavoro. E grida vendetta agli occhi di Dio” scrive Famiglia Cristiana. “Simbolo di quel ‘porcile’ – continua – è la disgustosa ‘festa pagana de noantri’. Con assessori e consiglieri vestiti da ancelle e maiali. Un carnasciale di raro squallore. L’emblema grottesco del tramonto di una politica festaiola e immorale”. Ma se Famiglia Cristiana già era intervenuta con parole lapidarie questa volta anche l’Osservatore Romano, il quotidiano della Città del Vaticano, a prendere posizione in modo netto: con il titolo “Lo scandalo e la politica autoreferenziale” il giornale diretto da Giovanni Maria Vian dà notizia delle dimissioni di Polverini, una “vicenda che assume un’evidente rilevanza politica nazinale”. Il giornale vaticano riprende ampiamente quanto detto ieri da Bagnasco su una politica che “sembra insensibile agli appelli a riformarsi”. Il quotidiano conclude citando quanto detto dal presidente dei vescovi a proposito delle elezioni, alle quali “bisogna prepararsi seriamente, non con operazioni di cosmesi”, “portando risultati concreti per il Paese” e attraverso “un rinnovamento reale” delle formazioni politiche. “Con soggetti non chiacchierati”, ha aggiunto Bagnasco, e ha rimarcato oggi l’Osservatore Romano.