Le primarie del centrosinistra riguardano tutti. Anche quelli che non votano centrosinistra. Personalmente, non ho ancora capito bene che cosa vince chi le vince, perchè non è proprio chiarissimo se servano a decidere chi sarà il premier in caso di vittoria del centrosinistra o chi sarà il leader del centrosinistra che poi sceglierà un altro premier o chi sarà il segretario del Pd. Nel primo caso, non capisco perchè sia invitato Vendola, ma non Casini, visto che D’Alema e Letta han già detto che sarà alleato del centrosinistra nel futuro governo. Nel secondo, non capisco perchè non sia invitato anche Di Pietro, visto che se vincesse potrebbe decidere lui con chi allearsi e con chi no (e lui ha già detto che Casini non lo vuole, così come, a giorni alterni, dice anche Vendola). Nel terzo, non capisco che cosa c’entri Vendola che non fa parte del Pd (a meno che non abbia in mente di confluirvi). Speriamo che ce lo facciano sapere, possibilmente prima delle primarie.
Quello che è chiaro è che l’esito delle primarie potrebbe cambiare la faccia alla politica. Non so se in meglio o in peggio, ma la cambieranno: per questo riguardano tutti. A me piacerebbe tanto che le vincesse Laura Puppato: l’ho conosciuta quand’era sindaco di Montebelluna, unico sindaco di centrosinistra in una provincia tutta leghista, quella della Treviso di Gentili, il leghista che ne è stato prima il sindaco e poi il prosindaco, detto anche il Prosecco per il suo eccellente tasso alcolico. Laura mi invitava ogni anno a un incontro sulla legalità, anche quando il suo partito mi aveva radiato dalle feste dell’Unità (su cui scrivevo) perchè osavo criticarlo sull’Unità. E, parlando con la gente, sapevo che era stimata da tutti perchè governava bene, con onestà e competenza: così anche quelli che, alle provinciali, alle regionali e alle politiche, votavano Lega, alle comunali di Montebelluna votavano Puppato. Un partito serio l’avrebbe presa e portata subito a Roma non appena uscita dal Comune, al posto di una delle tante muffe imbullonate alle poltrone del Politburo “de sinistra”. Invece l’hanno dimenticata in consiglio regionale del Veneto. Ora si candida e le auguro di vincere, anche se mi rendo conto che il mio è soltanto un sogno: è quasi impossibile contrastare lo spiegamento di forze, di truppe cammellate, di media e di soldi dei due principali contendenti: Bersani e Renzi.
Se vince Bersani, nulla cambia. Riavremo il Parlamento e, in caso di successo alle elezioni politiche, al governo gli stessi di sempre: si sono già spartiti le poltrone onde evitare che i vari D’Alema, Veltroni, Finocchiaro, Franceschini e Fioroni restino col sederino scoperto. Ma se vincesse Renzi? Nella linea politica del Pd cambierebbe poco o nulla: Renzi vuole rottamare lo stato maggiore del Pd per fare le stesse cose al posto loro. Adora Marchionne, se ne infischia dell’articolo 18, la Provincia di Firenze sotto la sua presidenza ha sperperato un bel po’ di soldi pubblici, non pronuncia mai parole-tabù come mafia-politica, anticorruzione, diritti dei lavoratori, conflitto d’interessi, antitrust (e per forza: il suo principale consigliere è Giorgio Gori, ex direttore di Canale5, Italia1 e Rete4). Ma, con l’eventuale vittoria di Renzi, arriverebbe un quarantenne, con la sua squadra di coetanei o giù di lì, in un partito che è un museo delle cere. E, per forza di cose, andrebbero a casa un bel po’ di fossili e dinosauri: difficile che, con quello che dicono (e soprattutto pensano) di lui, i Bersani, Veltroni, D’Alema, Franceschini, Fioroni, Finocchiaro restino al loro posto. Per quanto disinvolto e spregiudicato sia, Renzi non potrebbe che aprire le finestre del Pd, far circolare un po’ di aria nuova (attenzione: dico nuova, non necessariamente migliore) e cambiare il mobilio. In un panorama politico immutabile, sempre uguale a se stesso da venti o trent’anni, sarebbe un mezzo terremoto. Non politico: generazionale. E inevitabilmente costringerebbe anche il centro (dove Casini si trascina dietro vecchie mummie, compresa la sua) e soprattutto la destra (dove ancora comanda Berlusconi) a porsi il problema di rispondere, in qualche modo, al trema generazionale.
Insomma, per usare un’espressione usurata e un po’ enfatica, nulla sarebbe più come prima. Per questo penso che le primarie del centrosinistra riguardano tutti, anche chi vota Di Pietro, Casini, Pdl, Cinque Stelle. E anche chi non vota. Vale la pena ai seguirle con attenzione e anche con un po’ di apprensione. Tutti. Chi vota centrosinistra, per andare a votare. Gli altri, per vedere di nascosto l’effetto che fa.