Il Centro Protesi di Vigorso, caso unico in Europa, è attivo fin dal 1964 e crea gambe e braccia artificiali sia per atleti (gli ultimi Alex Zanardi e Martina Caironi) che per infortunati civili e sul lavoro. Ma il direttore lancia l'allarme: "Se lo stato continua a tagliare fondi, tra pochi anni saremo il 20% in meno a lavorare"
Al piano terra c’è la palestra. Marco prova la sua nuova gamba. Ginocchio idraulico per l’esattezza. Avanti e indietro, avanti e indietro. Lui, oltre a un’amputazione molto alta ha anche una disarticolazione dell’anca. Ma il morale è alto e il sorriso non manca. “Alle Paralimpiadi? Forse sono un po’ vecchio, ho 34 anni. E comunque ora vediamo, un passo alla volta”.
Qui al Centro protesi di Vigorso di Budrio ti rimettono letteralmente in piedi in poche settimane. E se si è giovani e si ha forza di volontà, si può finire anche nelle prime pagine sportive per una medaglia alle Paralimpiadi. Come Marco in migliaia arrivano da tutta Italia. La struttura dell’Inail è un’eccellenza tutta nostrana, la fabbrica delle braccia e delle gambe artificiali di molti campioni. L’ultima medaglia confezionata qui alle porte di Bologna è stata quella d’oro sui 100 metri di Martina Caironi. Che tra i corridoi qui al centro è davvero una di casa.
È facile tuttavia per l’Italia vantarsi di quelle medaglie. Senza soldi gli ingranaggi di questa fabbrica rischiano di incepparsi. “Qui, se lo Stato continua a tagliare in questo modo, nel giro di due o tre anni saremo il 20 % in meno a lavorare”. A parlare è Gennaro Verni, ingegnere e direttore tecnico della struttura emiliana.
È un caso unico in Europa, Vigorso, in cui si costruiscono arti nuovi e in cui le persone amputate, nel giro di qualche mese sono anche riabilitate da medici specialisti e non solo. Ci sono tecnici ortopedici, fisioterapisti, psicologi, assistenti sociali, infermieri e operatori sanitari assistenziali. Eppure la logica del risparmio, il blocco delle assunzioni rischiano di mandare tutto all’aria. Mentre i tecnici iper-specializzati vanno in pensione senza passare le loro competenze ai più giovani che non vengono assunti, si rischia la “amputazione” di un gioiello nostrano: e a quel punto, persa questa specializzazione che vede l’Italia leader in Europa e nel mondo, saremo sorpassati per sempre.
Nata nel 1961 da un’intuizione dell’ortopedico Hannes Schmidt, l’officina delle protesi ospita ogni anno circa 11 mila pazienti. C’è chi viene a farsi fare una protesi per la prima volta, chi a fare una manutenzione della vecchia, chi a farsene fare una nuova, magari per fare sport.
Per gli infortunati sul lavoro gli arti artificiali sono gratuiti. Per gli invalidi civili invece lo Stato passa poche migliaia di euro, giusto quelle necessarie per dotarsi di un modello base. “Un ginocchio a controllo elettronico costa circa 22 mila euro, 40 mila un ginocchio bionico”, spiega Verni. Anche qui lo Stato non aiuta. “La legge sul rimborso è vecchia di 15 anni e non prevede le ultime tecnologie. Il mondo delle protesi è molto cambiato da allora a oggi”.
Far parte di un ente pubblico come l’Inail è stata, almeno in passato, una vera fortuna di questo centro. Già nel 1964, primi al mondo, qui si realizzarono e applicarono le prime protesi mio-elettriche, capaci cioè・di essere azionate utilizzando l’elettricità・rilevata dal movimento dei muscoli del moncone. Nel futuro tuttavia Vigorso potrà・scordarsi questi primati scientifici (e sportivi ). “Nel 2010 avevamo 15 ricercatori, oggi due, e sono a contratto. Le finanziarie rendono molto difficile la ricerca ed è complicato assumere ricercatori o stabilire convenzioni con le università. Stanno applicando a una struttura di produzione i tagli della pubblica amministrazione”, conclude Verni.
Il grande centro nelle campagne della Bassa bolognese è・diviso in diversi settori. C’è quello degli arti superiori e quello degli arti inferiori. Qui a Budrio è tornato in piedi in pochi mesi il campione dell’automobilismo e ora medaglia d’oro alle Paralimpiadi, Alex Zanardi.
C’è anche la zona forse meno nota, ma più affascinante. Quella detta del silicone. Qui si ricostruiscono riproduzioni identiche per chi, per esempio, ha subito amputazioni parziali delle dita, della mano e del piede: vere e proprie riproduzioni di unghie, impronte digitali e peluria. Qui poi si ricostruiscono anche i rivestimenti per le protesi, con i colori della pelle e che si ottengono con il trattamento dello speciale materiale.
Tanti sono anche i bimbi ospitati a Vigorso. Uno di loro su una sedia a rotelle, si aggira a tutta velocità tra le corsie del centro. Mentre lui fa gli slalom in uno dei laboratori stanno costruendo anche la sua protesi. E chissà che il nuovo Zanardi o il nuovo Pistorius non sia proprio lui.