Ancora una volta i quotidiani bucano (con l’eccezione del Fatto Quotidiano) la vera notizia del giorno: con ogni probabilità anche per questa legislatura il reato di “tortura” non sarà approvato.
E’ di ieri la notizia che, giunto in procinto di essere discusso in Senato, è stato rimandato in Commissione che è come dire che l’argomento interessa poco o nulla e non sarà più discusso nell’attuale legislatura.
E se assistiamo a un Vittorio Feltri vibrante che si indigna con le lacrime agli occhi per il suo collega e sodale Sallusti non assisteremo mai ad analoga indignazione per i tanti casi italiani in cui questa fattispecie penale avrebbe trovato logica applicazione. Parlo di violenza tra privati ma sopratutto di violenza perpetrata dalle “sacre” istituzioni su inermi cittadini.
Dal 1987 anno della deliberazione Onu che invitava caldamente gli stati membri a tutelarsi nei confronti di uno dei reati, per determinazione e brutalità, tra le massime espressioni criminali commesse dall’uomo contro l’uomo pare non sia cambiato nulla. Non è servito il sadico degrado criminale della polizia a Genova nel 2001. Non sono servite le morti, Uva, Aldrovandi e Cucchi tra tutte, abominevoli per vigliaccheria e omertà diffusa.
Che altro dovrà accadere affinché questo paese decida che violare psicologicamente o fisicamente una persona che non è in grado di reagire rappresenta una delle massime espressioni di bestialità umana.
Non è cosa per l’Italia e per gli Italiani parlare di un reato che dovrebbe essere stato recepito circa 25 anni or sono e che pare interessare solo alla sparuta pattuglia radicale e a alle associazioni riunitesi attorno a qualche vittima di tortura.
Eppure ci vorrebbe, come nel caso della associazione Libera che pose al centro la lotta alle mafie, un acuto grido di denuncia per l’assurda e colpevole assenza nel nostro codice di un reato che più di molti altri, individua, in un concetto chiaro, un principio democratico inviolabile. A maggior ragione quando questa inviolabilità è lesa da apparati istituzionali.
Il silenzio sul reato di tortura, la codarda inattività delle istituzioni in merito a questa violazione rappresenta il lento tramonto di una politica che ha smarrito il rispetto dell’uomo. E quindi il rispetto di se stessi.