I tre falchi d'Europa vorrebbero che il nuovo fondo faticosamente arrivato ai blocchi di partenza dopo il via libera della Corte Costituzionale tedesca intervenisse solo su nuove situazioni di difficoltà lasciando il pregresso ai singoli governi
Germania, Olanda e Finlandia cambiano le carte in tavola delle modalità d’intervento del nuovo fondo salva Stati Ems. Pugno in pancia a Grecia, Spagna e Irlanda: il fondo deve aiutare solo i “futuri” problemi delle banche, con quelli “passati” che se la vedano i rispettivi governi. Si tratta di una chiara ritrattazione dell’accordo sull’Ems firmato a Bruxelles lo scorso giugno. Intanto la Spagna si appresta a varare una manovra da 39 miliardi di euro e la Grecia va a fuoco.
Dopo il faticoso ok della Corte costituzionale tedesca sul nuovo fondo salva Stati, sembrava fatta. Ma adesso Germania, Olanda e Finlandia cambiano le carte in tavola e l’intero funzionamento del fondo ne esce snaturato. In un recente incontro tra i ministri delle finanze dei tre “falchi d’Europa” a Helsinki è stato rimesso tutto in discussione: il fondo non deve essere usato per aiutare le banche già in difficoltà ma solo quelle che si troveranno in cattive acque d’ora in avanti. Insomma, che Grecia, Spagna e Irlanda se la vedano da sole con i propri istituti di credito sull’orlo del fallimento. Ma allora una domanda sorge spontanea: l’Ems a cosa serve?
Si è trattato di un incontro riservatissimo, dove per entrare bisognava avere tre A di rating – cioè una valutazione del merito di credito di massima affidabilità – quello che si è tenuto tra i ministri delle finanze tedesco, olandese e finlandese a Königstedt Manor, fuori Helsinki. I tre rappresentanti dei Paesi “falchi” della finanza europea hanno messo nero su bianco quelle che sono le clausole per l’effettiva entrata in funzione del fondo salva Stati, che dopo un tormentato iter di approvazione prende il posto del fondo temporaneo Efsf.
In teoria l’obiettivo è ricapitalizzare direttamente le banche della zona euro in difficoltà. Ed ecco la doccia fredda: al punto due della comunicazione dei tre ministri si legge che “l’Ems può prendere diretta responsabilità dei problemi che emergono durante la nuova sorveglianza bancaria, ma le attività precedenti (“legacy assets”, nda) devono rimanere responsabilità delle autorità nazionali”. Tradotto vuol dire che l’Ems può intervenire solo per ricapitalizzare le banche che si trovassero in difficoltà da oggi in poi, ma con i precedenti problemi (Spagna in primis) se la devono vedere i rispettivi governi.
Una postilla non da poco, che letta in chiave italiana può essere una buona notizia dal momento che ad oggi le nostre banche non hanno avuto bisogno di aiuto internazionale, ma solo nazionale. Dal punto di vista greco, spagnolo o irlandese, invece, fa male eccome. Nei mesi scorsi la Spagna ha dovuto chiedere a Bruxelles ben 100 miliardi di euro per le sue banche e proprio stamattina il governo Rajoy ha annunciato una manovra da 39 miliardi di euro tra nuove tasse e tagli alla spesa, proprio mentre la regione Castiglia -La Mancia (la quinta a rivolgersi a Madrid) ha chiesto un aiuto di 848 milioni al fondo di soccorso creato appositamente dal governo e dotato di 18 miliardi. Pesante incertezza anche in Irlanda, che insieme a Grecia e Portogallo ha usufruito di 192 miliardi di aiuti del fondo Efsf antesignano del nuovo Ems.
“Possono esserci differenti interpretazioni, ma il principio generale deve rimanere”, ha detto in parlamento il ministro alle finanze irlandese Michael Noonan riferendosi al funzionamento del fondo Ems. E questo principio risiede proprio nello scopo di spezzare una volta per tutte il legame vizioso tra debito bancario e debito sovrano, come si legge nelle prime righe delle conclusioni ufficiali del Consiglio europeo del 29 giugno scorso.
“Invitiamo a concludere nel più breve tempo possibile il Memorandum of Understanding (MoU) da allegare al sostegno finanziario alla Spagna per la ricapitalizzazione del suo settore bancario”, si legge nello statement finale firmato dai capi di Stato e di governo a Bruxelles. Insomma, più che un passo quella dei tre falchi d’Europa sembra un triplice salto indietro sulle posizioni concordate con il resto d’Europa soltanto tre mesi prima. Per sapere cosa succederà adesso, bisogna aspettare l’8 ottobre, giorno in cui ci sarà la prima riunione ufficiale del board del fondo Ems diretto da Klaus Regling.
@AlessioPisano