Scene da guerra fredda nel calcio bulgaro, dove il presidente del Lokomotiv Plovdiv, squadra che milita nella A Profesionalna Futbolna Grupa, la massima divisione bulgara, ha chiesto che i propri giocatori e lo staff tecnico siano sottoposti al più presto alla macchina della verità per dimostrare che non si siano venduti la partita. Con accuse di slealtà, tradimento e doppiogiochismo, l’atmosfera del campionato bulgaro diventa sempre più degna della trama di un libro di spionaggio di John Le Carrè. E così succede che Veselin Mareshki, presidente del Lokomotiv Plovdiv, non abbia accettato la sconfitta per 1-0 subita nel fine settimana per mano del modesto Botev Vratsa, e abbia voluto vederci chiaro, ordinando ai suoi di sottoporsi al poligrafo.

Il Lokomotiv Plovdiv è la squadra di Filippopoli. Nel 2004 vinse a sorpresa il suo primo e finora unico campionato e nel 1983 passò alla storia come la prima squadra di seconda divisione a vincere la Coppa nazionale. Quest’anno il Lokomotiv naviga nella parte bassa della classifica, con sei punti in sei giornate. Ma questo, secondo il suo presidente, non giustifica la clamorosa sconfitta contro il Botev Vratsa, fanalino di coda della classifica che fino ad allora aveva perso tutte e cinque le partite di campionato, segnando solo due gol e incassandone quindici. Sconfitta che tra l’altro è maturata grazie a un gol su colpo di testa alla mezz’ora di un italiano: Massimiliano Ammendola, trequartista campano di 22 anni da quest’anno in forza al Botev.

“Non esiste un’assicurazione contro le sconfitte – ha spiegato il presidente del Lokomotiv Mareshki -. Ma di sicuro questa sconfitta è bizzarra. Per me, il fair play e l’onestà sono valori fondamentali. Per questo tutta la squadra e lo staff tecnico dovranno sottoporsi al poligrafo per il test della verità. Devo assicurarmi che non ci siano altri fattori nascosti dietro al k.o. subìto sul campo”. Quali fattori è facile intuirlo. Come ha comunicato il sindacato calciatori bulgaro a inizio settembre, già quattro partite quest’anno sono sotto la lente degli investigatori con l’accusa di essere state combinate per il calcioscommesse. E la squadra primavera dello Spartak Pleven è stata esclusa dal campionato giovanile prima ancora che l’inchiesta sia giunta a termine.

Bulgaro è però anche il primo morto del calcioscommesse italiano. Si chiama Yordan Petrov Dinov ed era il responsabile dell’agenzia di scommesse SkySport365 di Sofia che per prima denunciò il flusso di puntate anomale sulle partite italiane. La mossa che ha scoperchiato il vaso di Pandora del marciume nostrano. Dinov è stato ammazzato a colpi di pistola il 4 aprile scorso a Sofia, tre giorni dopo la partita Cherno More-Lokomotiv Sofia 3-0 che lui avrebbe denunciato come combinata alla sede della Uefa in Svizzera. Un omicidio che l’Interpool ha definito “collegato alle scommesse illegali nel mondo del calcio” in un’informativa che la Polizia italiana ha subito girato alla Procura di Cremona. Perché, come ammoniva Le Carrè nei suoi romanzi, le manovre oscure oltrecortina sono speculari e interconnesse con quelle dell’Europa occidentale.

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