Esce “Il tempo tagliato”, romanzo d’esordio di Silvia Longo. Quarantasette anni, cuneese, moglie e madre, Silvia da ormai 22 anni lavora presso la cooperativa “Il ginepro” ad Alba, una onlus che si occupa del reinserimento socio-lavorativo di persone con problemi di dipendenza da droghe, alcol e psicofarmaci.
Una vita a contatto con storie di riscatto e di rinnovamento, quella di Silvia che, con “Il tempo tagliato” (ed. Longanesi), racconta di una donna impegnata a giocare una partita difficile: quella con una seconda possibilità, con un nuovo punto d’inizio che passa attraverso un dolore forte e improvviso.
“Scrivere mi è sempre piaciuto, fin da bambina – racconta Silvia Longo a Ilfattoquotidiano.it – All’inizio erano racconti brevi e poesie, quelle ridondanti sentimento e aggettivi, ma con il tempo e l’esercizio iniziai a migliorare. Frequentavo le medie quando ebbi l’onore di conoscere Primo Levi, fu un’’emozione fortissima: da quell’incontro uscii cambiata, con la consapevolezza di quanto un libro possa far accadere nelle coscienze”.
Silvia sceglie i “cieli altissimi” delle “sue” Langhe per raccontare la storia di Viola Alessi: poco più di 40 anni, moglie di un famoso direttore d’orchestra, Viola è una donna diventata ricca sposandosi, che tuttavia è quasi imbarazzata dalla ricchezza del marito. E’ a lui che Viola dedica ogni momento del suo vivere quotidiano, per 20 anni, vivendo quasi all’ombra di questo uomo affascinante e di successo.
Viola vive con Federico un matrimonio unico che ha però dinamiche simili a tanti altri, fino al momento in cui la morte improvvisa di lui arriva a stravolgere, a cambiare per sempre la vita di Viola: si ritrova sola, con una figlia ormai lontana e indipendente ad affrontare una perdita così dolorosa, passando “mesi di latitanza da ogni forma di bellezza, mesi in casa a uscire il meno possibile, sempre gli stessi indumenti a rotazione, giusto il tempo per lavarli”.
Solitudine e ricordi, quindi, fino all’entrata in scena di un uomo, incontrato per caso a un concerto: l’incontro porta Viola a rimettersi in discussione, a combattere con il suo autocontrollo e ad affrontare un viaggio, difficile e intenso, verso una verità sconvolgente.
“In Viola credo di aver trasferito la mia tendenza a spendermi per ciò che ritengo importante, come la famiglia, il lavoro e il riserbo, specie nei momenti di dolore – continua Silvia – Sono meno remissiva di lei, però. Meno frenata dalle convenzioni sociali. E so concedermi il lusso di qualche passione privata, come la scrittura”.
Grande protagonista de “Il tempo tagliato” è la musica, che ricorre e coinvolge, rendendo nitide atmosfere e immagini. “Nella casa in cui sono cresciuta c’era sempre musica: mia zia che suonava il pianoforte, o un vecchio giradischi in funzione. La mia era una famiglia dai gusti variegati: a qualcuno piaceva la musica classica, ad altri il jazz, ad altri ancora i cantautori. Sono cresciuta “onnivora”, ascoltando di tutto – racconta Silvia – e ho sempre avuto amici musicisti, anche adesso. Se non ho mai smesso con la musica è perché senza mi sentirei molto sola. È portatrice sana di ricordi”.