E’ finito in manette il dirigente bancario di più alto grado tra quelli incriminati per una causa relativa al crollo finanziario del 2008. Kareem Serageldin, che nel 2007 guidava la divisione derivati di Credit Suisse, era pronto a tutto per mettere le mani sul bonus che gli garantiva uno stipendio da 7 milioni di dollari, compreso falsificare i conti della banca sui derivati, nascondendo un buco da 540 milioni di dollari e contribuendo in misura non trascurabile alla crisi dei cosiddetti mutui subprime, che ha travolto i mercati americani e del mondo intero.
Serageldin, cittadino americano che vive in Inghilterra, è stato arrestato mercoledì scorso davanti all’ambasciata americana a Londra ed è stato liberato ieri pagando una cauzione da 243 mila dollari. Così eviterà il carcere almeno fino alla prossima udienza, fissata il 28 novembre. Il manager di 39 anni, accusato di falsificazione di registri e frode, rischia l’estradizione dagli Stati Uniti e fino a 45 anni di carcere. L’avvocato di Serageldin – tornato a casa senza passaporto, con un braccialetto elettronico e il divieto di uscire dalle 23 alle 6 del mattino – ha detto che l’arresto è stato “il risultato di una incomprensione” e che Serageldin non ha alcuna intenzione di fuggire.
La truffa di Serageldin è iniziata con il crollo dei titoli garantiti da mutui su cui aveva puntato Credit Suisse. Il manager, invece di segnare nel portafoglio titoli il valore reale degli investimenti, ordinò ai trader David Higgs e Salmaan Siddiqui di gonfiare le posizioni sui bond per nascondere le perdite, illudendo il management che il pacchetto di titoli da 5,3 miliardi in mano alla banca fosse profittevole. Il risultato fu che l’istituto di credito pubblicò numeri errati nel bilancio 2007 e i dirigenti che gestivano i derivati ottennero il diritto d’incassare i ricchi assegni previsti come incentivi. Serageldin, in particolare, avrebbe dovuto ricevere lo stipendio da 7 milioni di dollari, prima che Credit Suisse si accorgesse della frode e gli riducesse il compenso di 5,2 milioni.
Le indagini condotte dall’Fbi e dalla Securities and Exchange Commission, la Consob americana, hanno messo alle strette Higgs e Siddiqui, che a febbraio hanno ammesso davanti a un giudice di New York di avere falsificato i conti e i libri della banca sui prodotti derivati per raggiungere i target previsti e ottenere i bonus milionari di fine anno. I due trader hanno ammesso il loro comportamento, ma si sono difesi sostenendo che lo avevano fatto su richiesta del loro responsabile, Serageldin, che adesso deve renderne conto alla giustizia.
La truffa, definita dall’accusa “un esempio di assoluta avidità”, causò buona parte del buco da 2,65 miliardi di dollari annunciato dalla banca nel marzo 2008 e portò nello stesso anno al licenziamento dei tre furbetti. “Pensavano di essere al di sopra delle regole del mercato e della legge” ha detto il procuratore di Manhattan, Preet Bharara, ricordando le conseguenze: “Il mercato immobiliare in caduta libera, che ha messo in ginocchio l’economia di tutto il mondo”.