Sul fascicolo lavorerà un pool della guardia di finanza coordinata da due pubblici ministeri. In Emilia Romagna c'è il precedente delle interviste a pagamento
Anche a Bologna la procura ha aperto un’indagine sui conti del Consiglio regionale. “Un’inchiesta ad ampio raggio sulla gestione dei fondi pubblici”, l’ha definita il procuratore capo Roberto Alfonso. Il fascicolo per ora è ancora conoscitivo, senza indagati né ipotesi di reato.
I pubblici ministeri che si occuperanno delle indagini sono i pm Antonella Scandellari e Morena Plazzi, coordinate dal procuratore aggiunto Valter Giovannini e dal procuratore capo Alfonso. È stato già costituito un pool investigativo “per effettuare gli accertamenti nella maniera più approfondita possibile” ha dichiarato Alfonso. Cinque uomini del Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza: due ufficiali e tre sottufficiali.
Un’inchiesta, dunque, che si svolgerà in modo molto approfondito, per verificare se anche nel palazzo di Viale Aldo Moro si sono verificati episodi come quelli che nella Regione Lazio hanno portato alle dimissioni di Renata Polverini. Al fianco di questa maxi inchiesta, nuova e centrale, ci sono altri tre fascicoli sulla scrivania del procuratore Alfonso che si occupano della gestione dei fondi pubblici della Regione Emilia Romagna.
L’ultimo aperto dalla procura di Bologna riguarda le interviste televisive a pagamento. Il pubblico ministero titolare dell’indagine è Antonella Scandellari, che indaga per peculato e già il 4 settembre scorso aveva inviato la guardia di finanza negli uffici della regione Emilia Romagna, a Bologna, per acquisire documenti. Sulla vicenda ci sono anche accertamenti avviati dall’ordine dei giornalisti e dal Corecom. La vicenda delle interviste a pagamento, pagate con soldi pubblici, coinvolge tutti i gruppi, dal Movimento 5 stelle al Pd, con la sola eccezione dell’Italia dei Valori.
Un altro fascicolo vede indagato per peculato Paolo Nanni, consigliere provinciale che era in forza all’Idv. Anche questa inchiesta è condotta dal pm Scandellari, ed è nata dopo la denuncia dell’avvocato Domenico Morace, ex coordinatore bolognese dell’Italia dei Valori, che accusava il partito di Di Pietro di aver gestito in modo anomalo i fondi ricevuti dalla Regione Emilia Romagna dal 2005 al 2010. Nella denuncia dell’ex coordinatore, presentata lo scorso maggio, si parla di una grossa somma di denaro: 450 mila euro, che Paolo Nanni, allora capogruppo e unico consigliere regionale Idv, avrebbe speso in modo non troppo trasparente. Questa è l’accusa di Morace, che parla di due flussi di soldi. Uno sarebbe relativo alle spese del personale, che – dice Morace – sarebbe stato usato da Nanni per assumere la figlia in Regione. Il secondo, ben più consistente, relativo invece alle spese di natura politica. Morace dichiara di non aver mai visto quei soldi, e di aver segnalato la particolare vicenda a Silvana Mura. Dichiarazione quest’ultima che ha portato la Mura a querelare Morace, a cui è seguita una contro querela.
L’ultimo fascicolo, il primo in ordine di tempo aperto dai magistrati della procura di Bologna tra i quattro sulla scrivania del procuratore Alfonso, riguarda la Lega Nord. L’ipotesi di reato è il falso ideologico commesso da privati in atto pubblico. Nel fascicolo, sulla scrivania del pubblico ministero Morena Plazzi, gli indagati sono i candidati alle regionali del 2010 Marco Mambelli e Luigi Pasquini, oltre a Maurizio Parma, vice presidente della Provincia di Piacenza.
Il reato di falso si riferisce alla rendicontazione delle spese elettorali, come è stato segnalato nell’esposto dell’ex leghista Alberto Veronesi, espulso dal partito nel 2010. Le indagini sono affidate alla Digos di Bologna, che ha analizzato un fascicolo aperto nel 2010 in seguito ad un esposto di Veronesi e poi archiviato. Fu proprio Alberto Veronesi, candidato alle elezioni amministrative regionali del 2010, il primo a far partire le denunce contro il partito. L’ex leghista ha chiesto, infatti, di riaprire quell’inchiesta del 2010 sui rimborsi elettorali nata da sue dichiarazioni. L’ex militante fu espulso dal coordinatore locale Angelo Alessandri proprio in quell’anno, insieme ad Alberto Maragoli, ex revisore dei conti, a causa delle critiche sulla gestione del partito.