Tutti d'accordo su un'autostrada a 6 corsie di 35 chilometri che collegherà Fiumicino all'Autosole. Attraverserà la Riserva di Decima-Malafede, l'Appia Antica, le aree San Marco e Fontana Candida, dove si producono tra l'altro pecorino romano e Frascati Doc
Una sorta di raccordo anulare bis: è il progetto di un’autostrada a sei corsie (più 2 d’emergenza), con pedaggio, che per ben 35 chilometri (9 dei quali circa in galleria) attraverserà Roma sud, collegando Fiumicino con l’autostrada Milano-Napoli, tagliando ben 12 aree protette, con vincoli agrari ed archeologici. Un miliardo e 700 milioni di euro il costo, circa 48 milioni al chilometro, secondo la previsione attuale. Un tracciato che, per un lungo tratto, corre parallelo all’anello del raccordo anulare. “Quest’opera ha un impatto ambientale devastante – spiega Angelo Bonelli, presidente dei Verdi – e attraversa parchi come la Riserva di Decima-Malafede che ha un insediamento produttivo di agricoltura biologica, alcuni terreni che sono zona di pascolo per la produzione del pecorino romano Dop, l’Appia Antica, le aree San Marco e Fontana Candida dove si produce il Frascati Doc ed il Frascati superiore Docg. L’autostrada è uno scempio poiché taglierà violentemente queste zone”. La lamentela riguarda anche la mancanza di concertazione con i cittadini: così domani alle 10, alla sede della Cooperativa Agricoltura Nuova i Verdi hanno indetto una manifestazione “per avviare una capillare azione informativa e favorire la costituzione di un coeso ‘fronte del no’ che si organizzi e sappia contrastare questo folle e snaturato consumo di territorio”.
Ed il progetto ormai si sta tramutando in una solida realtà. Lo scorso 12 luglio infatti si è tenuta la seconda conferenza dei servizi al dicastero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Al tavolo sono stati coinvolti ben 38 soggetti tra i quali tre ministeri (Trasporti, Beni culturali e Ambiente), gli enti locali, consorzi, vertici dei parchi regionali, Rfi, Anas, Agenzia Roma servizi per la mobilità e Rete Ferroviaria Italiana.
L’apertura dei tavoli tecnici è stato solo l’ultimo dei numerosi passaggi che hanno caratterizzato la vicenda in questione. L’imponente infrastruttura è stata inserita nel 2008 tra le cento opere da realizzare dall’allora governo Berlusconi e nel giugno 2009 la Comunità Europea ha deciso di cofinanziare l’opera con 410 milioni di fondi europei. Secondo il cronoprogramma, i tavoli tecnici si chiuderanno a dicembre quando si concluderà la fase di concertazione e nel 2013 partirà la gara d’appalto con i lavori che dovrebbero iniziare nel 2016 e terminare dopo circa 3 anni.
Un miliardo e 700 milioni, come detto solo in parte finanziati dall’Europa, che secondo i Verdi potrebbero essere spesi in altro modo: “Al di la dello scempio ambientale queste risorse potrebbero essere destinate a rafforzare il trasporto pubblico su ferro che versa in condizioni drammatiche – sottolinea Ferdinando Bonessio, presidente dei Verdi del Lazio – Ma come al solito non c’è alcuna ipotesi di potenziare i mezzi di utilizzo collettivo. E’ un’idea di sviluppo del secolo scorso, in una città che invece avrebbe bisogno di una rivoluzione radicale nella pianificazione e realizzazione di opere infrastrutturali veramente rivolte ai bisogni della collettività. Chiunque capirebbe che in una città dove i mezzi pubblici scarseggiano l’asfalto chiama gomma e quindi avremo ancora più macchine in circolazione con tutte le nefaste conseguenze che ne derivano. Tra l’altro in quest’opera sono previsti degli snodi di scambio dove però ancora non arrivano le linee di trasporto pubblico che sono, nel migliore dei casi, progettate ma assolutamente non finanziate”.
E tra i vari incartamenti che hanno accompagnato il progetto salta agli occhi la delibera 36 del marzo 2010, del Consiglio comunale di Roma. In questo documento di “Approvazione del Piano Strategico per la Mobilità Sostenibile del Comune di Roma” si enuncia spesso il trasporto pubblico. Il Piano, si legge, è “finalizzato al miglioramento delle prestazioni complessive dell’offerta di trasporto attraverso la valorizzazione dei sistemi collettivi; al potenziamento delle capacità e dell’efficienza del sistema su ferro, con la previsione delle indispensabili strutture di supporto, quali parcheggi pubblici, stazioni attrezzate e nodi di scambio modale; all’incentivazione dell’intermodalità per le persone e per le merci con la conseguente riduzione dei fenomeni di congestione del traffico”. E ancora la Giunta “ha individuato, quali scopi primari del Piano stesso il miglioramento delle condizioni di deflusso dei traffici, la riduzione dei costi di trasporto, il risparmio delle risorse energetiche al fine di determinare vantaggi di tipo sociale ed economico, salvaguardando l’impatto sull’ambiente e sulla salute”. E invece si è arrivati a un’autostrada di 35 chilometri.