Come si può diventare beati? Basta essere governatore di una Regione italiana (Formigoni non fa testo, il Celeste era beato ab ovo), galleggiare su un mare di ruberie e saccheggi di pubblico denaro, cadere dal pero e giurare, guardando dritto in telecamera, di essere all’oscuro di tutto, di aver fatto solo il bene del paese, di essere una vittima e dimettersi “per rispetto delle istituzioni”.
Ah, è anche necessario che le persone di fronte alle quali concedi questo lacrimoso spettacolo, annuiscano, partecipino al dramma senza interrompere la Duse di talento con domande inopportune. Ed è quello che è accaduto, per filo e per segno, nella settimana televisiva appena spenta: telegiornale per telegiornale (più due esibizioni speciali a Ballarò e Porta a Porta) alla signora Renata Polverini.
Ora solo la penna di Victor Hugo o Flaubert potrebbe descrivere il volto di Francesco Giorgino la sera di lunedì 24 quando – pallore diffuso, occhio severo, bocca a sospiro – ha diffuso la terribile notizia delle “dimissioni irrevocabili” della Polverini (Cecilia Primerano non è stata da meno: “Una giornata di passione” che come si vede riporta la vicenda nell’alveo evangelico dell’orto dei Getsemani, baci di Giuda, tradimenti e maltrattamenti). Dolore e orrore perché era stato anche infranto “il suo piano di risanamento”.
Martedì, i flabelli vocali si agitano: “Scelta di grande dignità”, “Vani i tentativi di Alfano” (Tg5), “Accerchiata” (Tg4) con un servizio su una cena da 18.000 euro ma non del solito Fiorito, bensì del Pd: morale, magnano tutti. “L’immoralità era prima di me”. Epitaffio della Polverini che diventa il mantra di tutti i telegiornali: il vero corruttore, l’indegno era Piero Marrazzo, lei – la Santa – si è caricata di quella croce, in un silenzio misericordioso. Cosa le ha dato più fastidio signora? “Pagare per le responsabilità di altri”. Ma c’è un dio che provvederà.
Lo evoca Maria Antonietta Spadorcia al Tg2: Berlusconi ha dato il via a una vasta campagna “di moralizzazione”. Anche Napolitano è d’accordo: “Lo ha scritto nero su bianco” (Montanari sul Tg1), mai che Napolitano scriva verde su beige, fucsia su celestino, bianco su nero. Non importa, “ce lo ha chiesto l’Europa”. Così, con “i partiti che protestano contro le spese della politica”, si chiude il primo cerchio: per il poco presentabile Fiorito, in cambio emergono i giusti, i crociati, le anime belle. La più bella si chiama Silvio: “Ha emesso una nota, chiedendo l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e ai gruppi”. Due conti. A Renata la Santa sono stati concessi circa 50 minuti (nel totale dei telegiornali, con netta prevalenza del servizio pubblico) in tre giorni.
Quasi venti minuti a Ballarò e altrettanti a Porta a Porta. È la più grande beneficiata di pubblicità gratuita dai tempi dell’invasione del Caimano.
Il Fatto Quotidiano, 30 settembre 2012