In principio erano i cartoni del latte, oggi nell’era dell’informazione digitale gli annunci sulle persone scomparse corrono sul web. A stupire non è tanto la tendenza di ricercarle attraverso internet e i social network, quanto farlo sfruttando spazi altrimenti vuoti e inutilizzati. Ad avere nuova vita sono i così detti “dead links – collegamenti morti”: tutte quelle pagine il cui contenuto è stato rimosso o per qualche ragione non sono state raggiunte correttamente. Al posto del più classico “Errore 404” il progetto NotFound ha proposto l’inserimento di fotografie e numeri di riferimento di minori scomparsi: “Pagina non trovata, nemmeno questo bambino”. Un servizio che nasce in Europa dalla collaborazione di Missing Children Europe, Child Focus e la Federazione europea per i bambini scomparsi o sfruttati sessualmente.
Una vera e propria seconda vita per l’errore “404 – Pagina non trovata”, un tempo ignorato dai webmaster ma ultimamente personalizzato, spesso in modo simpatico, per richiamare l’attenzione degli utenti. Proprio questo spazio inutilizzato può così diventare un volano di solidarietà nei confronti delle famiglie che si trovano ad affrontare la scomparsa improvvisa di una persona cara, un metodo di gran lunga più veloce rispetto ai classici volantini e gli annunci, ormai scomparsi, sui cartoni del latte. Al momento sono quasi 1000 i siti che hanno aderito all’iniziativa, tra cui anche alcuni domini italiani come dondake.it, coffeelab.it, agora-web.it e atleticafreedogs.it. Per iscriversi basterà andare sul sito notfound.org e scaricare una piccola applicazione da installare al posto delle pagine non trovate: l’applicazione accederà al database delle persone scomparse e pubblicherà di volta in volta le fotografie di minori scomparsi. “È un processo del tutto casuale – spiega Maryse Roland, portavoce di Child Focus – che può riguardare sia una scomparsa recente che un bambino che è scomparso da diverso tempo. Questo progetto ci permette di concentrare la nostra attenzione anche su quei bambini di cui non abbiamo notizie da molti anni e che rischiano di finire nel dimenticatoio”.
Entusiasta Francis Herbert, segretario generale della Missing Children Europe: “Siamo costantemente alla ricerca di nuovi canali di comunicazione in cui distribuire gli appelli di bambini scomparsi e aumentare così le possibilità di ritrovarli e riportarli a casa”. Il fenomeno delle persone scomparse, ed in particolar modo dei minori, delinea un quadro preoccupante al punto che nel 2009 il Ministero degli Interni ha istituito la figura di un Commissario straordinario per le persone scomparse, ruolo ricoperto dal prefetto Michele Penta. Secondo le analisi semestrali condotte dal Commissario ci sono attualmente 24912 persone scomparse che dal 1974 ad oggi non sono ancora state ritrovate, più del 30% di queste sono minori di cui 1680 solo in Italia. Elisa Pozza Tasca, presidente di Penelope Italia, l’associazione nazione delle famiglie e degli amici delle persone scomparse, commenta così i dati: “Un fenomeno che però negli ultimi anni ha assistito ad una diminuzione nel numero delle persone scomparse: un sistema di allerta immediato permette di effettuare le ricerche fin dai primi minuti e spesso queste persone vengono ritrovate nel giro di poco tempo. Il servizio offerto dal NotFound Project è sicuramente una risorsa ma è necessario tener presente il numero di quanti hanno accesso a internet: nella maggioranza dei casi le persone scomparse hanno alle spalle famiglie con problematiche di vario tipo e non è detto che abbiano accesso alla rete. In questi anni abbiamo osservato che il servizio più immediato è sicuramente il telefono, nonostante i nostri sforzi, sono ancora in pochi ad utilizzare internet e le e-mail e questo fa del cellulare il mezzo principale con cui assistere le famiglie in difficoltà”. Non tutto è perduto però secondo la presidente di Penelope “non siamo più solo in Italia, ma ormai si deve parlare di Europa e questo lo si può fare solo collaborando attraverso la rete: un servizio come questo va proprio in quella direzione”.