Un progetto di edilizia pubblica del Comune finisce in tribunale. L'amministrazione avrebbe venduto gli alloggi a 282 euro in più al metro quadro rispetto a quanto prevista dalla convenzione con la ditta costruttrice. La replica: "Nessuno sbaglio, comunque hanno pagato una miseria"
Quegli appartamenti del Comune nel bel complesso “Sacra Famiglia”, a dieci minuti dal centro di Verona, dovevano essere la realizzazione del sogno di molte famiglie a basso reddito. Ma a distanza di cinque anni il sogno è diventato un incubo: 18 inquilini sono ora alle prese con carte bollate, avvocati e tribunale. I condòmini hanno fatto causa al Comune guidato dal leghista Flavio Tosi e ora si attende la risposta del giudice: stando ai calcoli fatti dal loro avvocato, l’amministrazione comunale avrebbe sbagliato i conti, disponendo la vendita di quegli appartamenti a 1460 euro al metro quadro anziché a 1178, ovvero 282 euro in più. Se le famiglie ottenessero ragione, il Comune dovrebbe restituire circa 500mila euro. La vicenda, del tutto inedita (nemmeno l’opposizione ne sa niente) ha tre attori principali. Il Comune, che dieci anni fa ha programmato la realizzazione del complesso concedendo la costruzione alla ditta veronese Cta srl, e l’Agec, ente comunale che si occupa di edilizia pubblica, che entra in convenzione come “controllore” assieme a Cta e Comune. Il documento, stipulato nel 2007, stabilisce dettagli tecnici, la base di prezzo e relativi coefficienti di vendita. A riscuotere e a fare i contratti è la ditta costruttrice, ovvero la Cta. Tradotto: il Comune dà la concessione ed è proprietario delle case, l’Agec vigila sui lavori e sulle graduatorie, e la Cta srl, di proprietà privata, incassa.
Alla fine del 2007 il complesso è pronto e ci sono i primi acquirenti. Tra questi c’è un ragazzo che tra la firma del preliminare e il rogito chiede di vedere la convenzione in cui si riporta la determinazione del prezzo. Il documento, richiesto all’inizio del 2008, viene concesso alla fine del 2009. Lì dentro ci sono tutti i conti, e a quel punto il caso scoppia. L’avvocato Giorgio Orrico, cui si rivolge l’inquilino insieme ad altri condomini che hanno dato il via alla procedura di acquisto, prende una calcolatrice fa le pulci ai conteggi. E scopre così, come riportato nell’atto di citazione, che tra percentuali di oneri reali di progettazione, adeguamenti Istat (calcolati al 30% e non al 20% come sostiene il legale) e altre percentuali applicate a prezzi già erroneamente maggiorati in partenza, si arriva ai 282 euro in più al metroquadro. Nell’atto si dice anche di aver tentato un dialogo con la Cta (è la ditta che fa da controparte nella stipula dei contratti), ma senza esiti. Intanto il tempo passa, gli inquilini vanno avanti negli acquisti in attesa che la giustizia faccia il suo corso. Ma prende il via anche la causa civile.
Gli inqulini tirano in ballo la Cta, l’Agec e il Comune. Nel documento presentato al giudice civile si presenta anche il conto finale: i condomini avanzerebbero oltre 490 mila euro. L’avvocato del Comune Riccardo Moretto è pronto a dar battaglia: “Il Comune non ha sbagliato nulla – dice – non capisco quei condomini, si guardino attorno, i prezzi in giro sono molto più alti, loro pagano una miseria e ancora si lamentano, e poi nella convenzione di parla di prezzo medio, gli appartamenti devono ancora essere venduti tutti, quindi non c’è ancora un cifra su cui fare la media”. Tant’è. Intanto, dietro le quinte, anche Agec e Comune sono ai ferri corti.
Non sono stati solo i condomini a tirare in ballo l’Agec, anche l’Amminiztrazione Comunale ha citato l’ente le fa da braccio operativo in materia di edilizia pubblica. Il Comune, come dice la stessa Agec, con “zelo burocratico” sta facendo causa a se stesso. E i toni della battaglia sono ben chiari nelle memorie dell’uno e dell’altro ente presentato in cancelleria. L’agenzia che gestisce le case popolari si difende e dice che “l’Agec deve essere tenuta indenne qualora venisse accertata l’erronea determinazione del prezzo medio- massimo di vendita (…) la convenzione vedeva come ‘dominus’, oltre all’operatore privato (che riscuote ndr) il Comune di Verona che aveva stabilito il prezzo”. Insomma Agec dice che loro avevano solo il compito di vigilare. Il Comune invece dice che Agec ha anche stabilito il prezzo.
E mentre i due litigano, i soldi li incassa la Cta srl. Insomma la tensione è forte, ma di tutto ciò, ad oggi, non è trapelato nulla. L’opposizione (Pd) dice di non saperne niente, eppure, se il giudice accogliesse le istanze dei condomini, ci sarebbero quasi 500mila euro da restituire. Chi lo dovrà fare? Il Comune, l’Agec o la ditta privata che ottenne la concessione edilizia e che ha incassato i soldi? Gli inquilini attendono una riposta. La decisione del giudice, che doveva arrivare a luglio, è attesa entro la fine dell’anno