Da tempo immemore si parla dello scarso spazio per i giovani nel calcio italiano. E pure a ragione. Poi però vai a vedere chi comanda il campionato (la straripante Juventus, in coabitazione con il solido Napoli) e scopri che di talenti in erba i padroni della Serie A ne hanno pochissimi, almeno tra i titolari.

Negli azzurri, per dire, l’Insigne che l’anno scorso ha trascinato il Pescara con 18 gol parte quasi sempre dalla panchina. Tra i bianconeri, i veterani sono così tanti che alcuni devono persino sedersi in tribuna. E allora i giovani, dove sono? Nella Fiorentina, che gioca un ottimo calcio (bravo Montella) ma che veleggia comunque a debita distanza dalla vetta, a otto punti. O nella Roma, che ad oggi è un cantiere dove i lavori sembrano appena iniziati, e dove più di un operaio pare quanto mai fuori posto.

Restano altre realtà interessanti (Sampdoria, Pescara), dove i ragazzi giocano, eccome. Ma numeri e occhi dicono sempre la stessa realtà: per vincere in Serie A servono giocatori pronti. E, di conseguenza, tanti soldi. Con buona pace dei sogni, di chi vorrebbe vincere con la linea verde. Buona per la provincia, sempre fuori moda per la città, che vuole solo trofei.

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