Cultura

Comencini, l’Italia in ginocchio

Da Via Mejo de Gnente a Palazzo Grazioli. Dal periferico quartiere di Porta di Nona, sintomaticamente raggruppato su via Francesco Caltagirone, al cuore del basso impero romano, quello di Berlusconi e dei suoi (tanti, troppi) fratelli. Due giovani come mille altri, la Bellissima Gina (Giulia Valentini, brava e debuttante) e l’autista (Filippo Scicchitano, il protagonista di Scialla!) che deve condurla dall’Onorevole Balestra. Obiettivo, farsi raccomandare ed entrare nel mondo dello spettacolo, previa… consumazione sessuale obbligatoria. Gina finirà in ginocchio, ma non solo lei: la colpa è una neve che ci ricopre tutti, ricorda la regista.

Già in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia e da giovedì 4 ottobre nelle nostre sale, il film piccolo e indipendente (budget 600mila euro, produce Palomar) si chiama Un giorno speciale, ma Francesca Comencini spazza subito via le illusioni: “E’ una corsa al macello, il macello della normalità: Gina e Marco vanno a schiantarsi contro il mondo degli adulti”.

Se la regista freme di rabbia, così gli interpreti, ma i suoi personaggi? Diretti dal potere, quello catodico, quello del Palazzo, come fossero incoscienti marionette. Già sono due pedine, due rotelle di un Sistema che per rimanere tale tutto consuma: Gina si sacrifica, e si sacrifica di propria “spontanea” volontà, con la madre che l’accompagna sull’orlo del precipizio. Come se niente fosse, come se fosse la nostra cronaca quotidiana, quella delle Noemi, le Olgettine e compagnia vana ed eventuale.

“Detesto le parole bunga-bunga ed escort e m’infastidisce molto che mio figlio di 13 anni le conosca entrambe. Le eliminerei dal dizionario”, dice la Comencini. Ma il cortocircuito è da capogiro, perché che cosa recita l’altra faccia della medaglia? “Il mantra dei tantissimi giovani che ho provinato – ricorda la regista – è ‘non ce ne frega nulla della politica, se scannassero tra di loro’”. Un giorno speciale, dunque, è un giorno di ordinaria antipolitica. Ma la politica, almeno la politica brutta delle escort e del bunga-bunga rimane, e non solo nel dizionario. Un Paese speciale?