L’antimafia era lui. Senza togliere nulla a nessuno. Men che meno a chi lo ha degnamente sostituito. Ma dopo Falcone e Borsellino, lui era ed è stato- con pochi altri – la speranza di riscatto dello Stato contro il crimine organizzato.
Ma il magistrato non si discute, maestro di stile e cultura giuridica, accompagnate da senso pratico e intuito investigativo. L’amico Vigna era ancora più forte, laddove possibile. Io ce l’ho avuto maestro di vita, prodigo di consigli ed entusiasmi, aneddoti e barzellette, nei convegni come nei convivi. Non posso aggiungere nulla a quanto autorevolmente espresso dalle più alte cariche dello Stato sull’utilità della sua opera per il Paese.
Fatemi solo ricordare il suo “Lui può assolvere quel compito meglio di chiunque altro“, quando Giovanni Falcone fu in ballottaggio con Lui per la guida della Superprocura Antimafia, ed egli ritirò la propria candidatura. Qui ogni commento è superfluo. Ancora non sono riuscito a ricostruire, in venti anni di mia (fortunata) frequentazione, gli incarichi istituzionali ed onorifici che ancora aveva. Fino alla redazione del Codice appalti in Sicilia (spero ne abbiano beneficiato) e della normativa antiriciclaggio ultima italiana (mi sedevo sempre al suo fianco, indegno membro anche io della Commissione ministeriale del tempo, onde poter sbirciare i suoi appunti e schemi per imparare quanto più potevo).
A lui si devono gli studi più recenti sull’economia criminale, la distinzione operativa tra impresa “mafiosa” ed impresa “a partecipazione mafiosa”, i commentari ai codici più letti ed utilizzati, specie nelle Scuole di formazione delle Forze dell’ordine. Questo e ancora di più era Vigna, ma lo spazio di un articolo è piccolo per contenerlo.
Caro Piero, la mafia non ti ringrazia, tutti gli italiani di buona volontà invece sì.