Al mese di gennaio, quando le banche staccheranno sostanziosi assegni per dirigenti e funzionari, manca poco. E molti, nella City, già si sfregano le mani. Ma ora dal Labour britannico e dal suo leader Ed Miliband, in congresso in questi giorni a Manchester, arriva una proposta per il rilancio dell’economia, comunque da sabato ufficialmente fuori dalla recessione. La ricetta, per Miliband, è semplice: tassare bonus e premi di produzione di banchieri e manager di istituti di credito per finanziare politiche per l’occupazione giovanile e per l’edilizia sociale. Una proposta che arriva insieme a quella di una maggiore pressione politica per evitare “pratiche sciagurate” da parte delle banche, “che investono in fondi pericolosi come se fossero in un casinò”, ha detto il leader laburista. Poi, ancora, ripristinare la tassazione al 50% per quei grandi redditi che il governo di David Cameron si appresta a detassare. Tutte proposte che suonano come un programma elettorale, ma le elezioni generali non sono ancora in vista.
Così, dalla base del Labour riunita a Manchester, in questi giorni, arriva anche una critica: “Perché sprecare ora le nostre cartucce? Perché non tenere queste proposte a tempi migliori?”. In effetti, dopo qualche scaramuccia nei mesi passati, la coalizione fra conservatori e liberaldemocratici pare più che solida. Di elezioni anticipate non si parla proprio, fanno notare in molti. E con un Labour in calo negli ultimissimi sondaggi – in realtà a calare è proprio la fiducia in Miliband, che vale un quarto di quella in Cameron, con il partito in sé che invece non perde più di tanto – molti pensano che quello del leader della sinistra britannica sia solo un modo per recuperare consenso nelle rilevazioni. Miliband, comunque, lo ha detto ieri: “Tassando bonus e premi di produzione potremmo recuperare due miliardi di sterline all’anno, soldi sufficienti per rilanciare l’occupazione e la costruzione di case popolari. Invece il governo Cameron ha pensato solo a tagliare welfare e spesa pubblica, affossando ancora di più il mercato del lavoro e allo stesso tempo portando sempre più giovani e meno giovani a dover chiedere gli assegni sociali. Fatto che non fa che aumentare quindi la spesa pubblica. Una politica sbagliata che noi al governo annulleremo”.
La finanza, a Londra, rimane uno dei principali settori produttori di Pil. Gli scandali sugli investimenti sbagliati delle banche appaiono ciclicamente sui quotidiani, così come, a ogni inizio anno, compaiono le polemiche sui bonus dati ai banchieri. E mentre lavorare in un istituto di credito come semplice cassiere è sempre meno redditizio – con stipendi fermi al palo e relativamente molto più bassi rispetto a quelli di altri Paesi europei – ogni anno un banchiere qualunque prende anche decine di milioni di sterline come premio aziendale. In realtà, ora, chi critica il Labour dice che “sono le solite parole”. Già nel dicembre del 2009, l’allora governo laburista aveva espresso l’intenzione di tassare al 50% le prebende ai banchieri. Will Hutton, ex direttore del domenicale The Observer – giornale “cugino” del Guardian – lo dice da anni, a conferenze e seminari. E lo ha ripetuto ieri. “I soldi dei bonus dovrebbero essere riutilizzati dalle banche per il proprio rafforzamento. E invece questo denaro viene letteralmente rubato ai clienti, agli azionisti e al governo”. Peccato, fanno notare al congresso di Manchester gli osservatori di altri partiti, che il Labour, lo stesso partito supportato da giornali come Observer e Guardian, “non ha mai fatto nulla in proposito, nonostante gli annunci e le promesse”. Ma Miliband questa volta dice: “Facciamo sul serio, questi due miliardi di sterline in più aiuterebbero veramente la nostra economia”.