Lo sfogo di Teo, a fattura per l'Inps: "Senza ferie né malattia". Elisa, in corsia da quattro anni con contratti di sei mesi "non rinnovabili". E la psicologa Giulia fa la cassiera a chiamata. Dalle storie inviate a ilfattoquotidiano.it su "Giovani e lavoro" emerge la rabbia verso le ruberie degli stessi politici che tagliano la sanità e avallano condizioni di lavoro sempre peggiori
La precarietà e lo sfruttamento vanno anche all’ospedale: medici a partita Iva, infermieri precari che lavorano più degli assunti, chirurghi specializzati all’estero e disoccupati in Italia. Sono tante le email dal mondo della sanità arrivate a ilfattoquotidiano.it per l’iniziativa “Giovani e lavoro” (continuate a scriverci all’indirizzo redazioneweb@ilfattoquotidiano.it, specificando nell’oggetto “Giovani e lavoro“). Dalle storie di persone che svolgono il delicatissimo compito di occuparsi della nostra salute emerge sempre più la rabbia per gli sprechi e le ruberie della politica, soprattutto in quegli stessi enti, come la Regione Lazio, che intanto tagliano i servizi della sanità e avallano condizioni di lavoro sempre peggiori. Ecco alcune delle testimonianze arrivate in redazione.
TEO, MEDICO SPECIALIZZATO A PARTITA IVA. Sono un medico specialista trentenne con un contratto annuale in libera professione con l’Inps, attualmente la mia unica precaria fonte di reddito. Sorvolo sui sei anni di medicina e sui quattro di specialità. Oggi mi ritrovo a fare un lavoro che è esattamente lo stesso dei colleghi assunti a tempo indeterminato, soggetto alle stesse responsabilità, agli stessi controlli, alla stessa pianificazione e rilevazione della produttività. Con qualche piccola differenza: posso lavorare solo 20 ore settimanali, se mi ammalo sono fatti miei, se vado in ferie non guadagno, se fossi donna e fossi in gravidanza potrei solo stare a casa senza percepire nulla, devo emettere fattura ogni mese (soggetta a Iva, perché notoriamente come medico produco beni quasi come una ditta), non sono pagato regolarmente (e spesso devo anche anticipare l’iva), devo versare i contributi nel fondo A e B della Cassa previdenziale dei medici (12,5%, ovviamente da sommare a Irpef, Irap, Iva…). Provi a lamentarti? Ti rispondono che “ti va già di lusso così, vista la precarietà che c’è in giro!” E chiaramente se ti lamenti troppo ti ricordano che comunque “sei soggetto a rinnovi annuali, che mica sono scontati!”. Alternative? Nessuna, in effetti è vero quando ti dicono che in fondo sei un privilegiato… Perché la cosa più drammatica di questa situazione è che arrivi davvero a pensare che non esista il giusto, ma solo il meno peggio. Ma mi domando: che destino può avere un paese dove tutto è precario, dove importiamo solo il peggio della flessibilità ( che sarebbe anche cosa buona se venissero offerte delle possibilità)? Chiaramente in tutta questa situazione: vuoi “mettere su famiglia”? Quanti “no” vuoi sentirti dire dalle banche per un prestito (scusi, ma lei ha un contratto annuale, non possiamo concederglielo), un mutuo (mi hanno riso in faccia), un fido (al massimo 500euro)? Che pena infinita.
ELISA, INFERMIERA “NON RINNOVABILE” DA QUATTRO ANNI NEL LAZIO DEGLI SPRECHI. Elisa, 36 anni, infermiera in uno dei più grandi ospedali di Roma. In servizio in questa azienda da agosto del 2008, entrata con un avviso pubblico per soli titoli per un contratto della durata di sei mesi (badate bene non rinnovabili)… mi ritrovo, io e molti altri, a distanza di più di 4 anni impiegata sempre nella stessa azienda, senza essere mai stata un giorno a casa. I nostri contratti sono stati rinnovati a ogni scadenza senza mai un giorno di interruzione (per fortuna o purtroppo…) e a dicembre, alla scadenza del contratto, (dopo 52 mesi di lavoro!) si parla per noi del “fantastico” mondo dei co.co.co., forse… Sono arrabbiata, delusa, stanca… ci metto amore e passione in quel che faccio, ho scelto di farlo perché mi piace il mio lavoro (strano ma vero), perché in questo paese è cosi difficile fare ciò per cui si è studiato? Perché è permesso utilizzare certe forme contrattuali che sono a dir poco inaccettabili? Mi sembrava che fosse stata archiviata da tempo la praticasfruttamento del lavoro… forse non ho studiato bene la storia. Si parla di tagli, ma sulle tasche della gente che lavora. Vivo nel “mondo sanità”, mai visti tanti sprechi per cose totalmente inutili ma che fanno arricchire le tasche di pochi. Non ci rinnovano i contratti perché la Regione Lazio non stanzia i fondi, ovviamente per mancanza degli stessi (dicono loro…). Ok, ci sto… però poi non si può “riservare” un intero piano al presidente della Regione Lazio per chissà quale delicato intervento, i fondi in quel caso si trovano?
GIULIA, PSICOLOGA E CASSIERA A CHIAMATA. Sono Giulia, ho 27 anni, una laurea specialistica in psicologia in tasca, e neanche l’ombra di un lavoro all’orizzonte. Mi sono laureata nel 2010, ho fatto l’anno obbligatorio di tirocinio non pagato e nell’estate del 2011 l’esame di Stato, obbligatorio per iscriversi all’Albo. In sostanza è un anno che cerco lavoro, barcamenandomi tra lavoretti interinali come cassiera (con contratti di massimo 3 settimane, e convocazioni spesso per il giorno stesso) e ormai centinaia di curriculum inviati in 5 province diverse. Per gli psicologi ormai è tutto un vicolo cieco: troppo qualificati per essere assunti come educatori, non abbastanza per i concorsi pubblici (che richiedono tutti anche la specializzazione in psicoterapia: altri 4 anni di scuola, quasi sempre privata, che costa migliaia di euro all’anno); senza esperienza, o troppo vecchia, per lavori quali cameriera, commessa, segretaria. Al momento ho la grande fortuna di avere due genitori che mi danno una grossa mano, e di vivere con il mio fidanzato che, con i suoi 4 lavori – e lavorando spesso anche 15 ore al giorno – riesce a guadagnare più o meno abbastanza per entrambi. Ma di progetti, non si vede neanche l’ombra. Sposarsi, avere dei bambini è il nostro più grande sogno. Ma con che coraggio mettere al mondo un figlio, in questo momento? Come lo potrei mantenere? In autunno comincerò la scuola di specializzazione, ho una collaborazione con uno studio di professionisti per dei progetti nei quartieri e nelle scuole, ma di guadagni fissi non se ne vedono all’orizzonte. Difficile sperare in un futuro migliore, per noi giovani. Anche se, nonostante tutto, non sono ancora pronta a rinunciarci! Vi ringrazio per aver dato l’opportunità a noi under 35 di parlare, di sfogarci: l’impressione che nessuno ci ascolti è più forte che mai.
ANNA, CHIRURGO CON MASTER ALL’ESTERO E NESSUN LAVORO. C’è anche chi… per aver visto il proprio padre siciliano sacrificare se stesso e la famiglia lavorando tutti ma tutti i giorni onestamente per cercare di cambiare un’università corrotta e inutile… Oggi continua a vedere il proprio padre stanco ma vittorioso onesto e onesto sempre… con un università migliore e una figlia di cui vantarsi… Laureata in medicina, costretta a cambiare città per le troppe allusioni sul mio fare e troppo bene (avevo una media del 28 e non dicevo di essere figlia di…) sono diventata un chirurgo diplomato (diploma europeo… master… periodo di lavoro all’estero) non mi manca nulla… solo un lavoro. A Roma no job… master internazionale Cile, Brasile, Messico, Spagna, Francia… Tutti i professori riconoscono il mio alto livello….e rimangono sbalorditi del fatto che io ancora lavori volontariamente! E poi leggo di Fiorito… arrestiamolo, arrestiamoli tutti. Sequestriamo i loro soldi e con quelli creiamo posti di lavoro e ricerca. Stiamo parlando di salute, ma che ci fa che il sistema sanitario sia gratuito se a lavorare li ci siano solo poche persone che possono offrire un servizio mediocre? Perché il sistema porta i giovani (oramai abbiamo le rughe anche noi…) a lavorare gratis? Ricattati da tutti… tristi… All’Italia non manca nulla… solo l’onestà!
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