Il giorno dopo l’altolà di Alfano e Bersani su un possibile proseguimento del governo Monti, si accende il dibattito nei due partiti principali sulla proposta di Fini e Casini di supportare l’attuale premier alle prossime politiche. Anche se quest’ultimo, in mezzo alla selva di interviste e dichiarazioni che lo tirano in ballo, intervenendo a Milano al Forum della cooperazione afferma: ”Lasceremo il governo ad altri nei prossimi mesi”. E possibilmente un paese “un po’ meno rassegnato e un po’ più rasserenato”. E poco prima era intervenuto dalla presentazione di ‘Milano nei cantieri dell’Arte’ il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, che sull’ipotesi afferma: “Con la legittimità del voto per me va benissimo”.

Nel Partito democratico sono due esponenti di spicco come Matteo Renzi, prossimo candidato alle primarie, e l’ex ministro dell’Istruzione e ora deputato, Beppe Fioroni, che dalle pagine de “la Repubblica” e “Corriere della Sera” fanno emergere due linee diverse all’interno del partito. “La sinistra corre un serio rischio – avverte Matteo Renzi -: consegnare non tanto Monti, ma i contenuti della sua azione di governo, a un’ipotesi centrista. Sarebbe la sconfitta del Pd’’, avverte il sindaco di Firenze, auspicando “un centrosinistra capace di migliorare e innovare l’agenda Monti, senza tornare indietro”. E poi prosegue: “Tra destra e sinistra certamente esiste una differenza, ma non voglio relegare la sinistra nei confini del passato”. 

A Renzi risponde Fioroni: “Mi auguro che Monti faccia un altro regalo all’Italia”, trovando “prima del voto i modi e le forme che ritiene opportuni per essere presente alle prossime elezioni. Mi auguro che diventi il punto di riferimento per tutti quegli italiani che, delusi dalle scelte populistiche di Berlusconi, non vanno più a votare”. In un’intervista al Corriere della Sera, il deputato del Pd di area cattolica afferma che “saranno le elezioni a stabilire se il capo del governo sarà l’attuale premier oppure Bersani, l’unico del Pd che è legittimato a farlo in quanto capo del primo partito”. E avverte: “Arroccarsi in una posizione antimontiana ci fa correre il rischio del 1994 e della gioiosa macchina da guerra di Occhetto. Non possiamo dire che non ci alleeremo mai coi moderati e che siamo contrari all’agenda Monti” quando invece “serve il buon senso di costruire un ponte verso il futuro che veda insieme Monti, Bersani, i riformisti e i moderati”.

Se nel Pd non c’è unità di vedute, nel centrodestra interviene dal Corsera l’ex ministro degli Esteri Franco Frattini: ““Qui si inserisce la variabile della legge elettorale: se, come io credo e spero, si supererà il Porcellum con le sue forzature che impongono un bipolarismo muscolare e si passerà a un sistema a base proporzionale con possibilità di scelta per i cittadini dei propri candidati e un premio non spropositato al primo partito, allora – spiega Frattini – ogni forza potrebbe correre per proprio conto, sostenendo i propri programmi che avranno in parte una base comune”. “A quel punto – osserva l’esponente del Pdl – sarebbe possibile e naturale che a fare la sintesi tra i contributi di partiti e liste che si ispirano alla sua agenda sia Monti stesso. E sarebbe questo il passaggio attraverso il quale Monti da tecnico diventerebbe capo di un governo politico”.

‘Sembra che siano tutti pronti a tirare la giacca al premier, ovviamente per i loro interessi – afferma in un’intervista a “la Repubblica” il vicepresidente della Camera del Pdl Maurizio Lupi – ma credo sia il miglior modo per non farlo candidare. Comunque, ci sono delle differenze: Fini e Casini rappresentano la vecchia politica, prima col tentativo di fare il Terzo polo, fallito senza elettori, ora con una nuova formula pensata per recuperare consenso”, mentre “nel movimento di Montezemolo vedo la natura e l’origine della prima Forza Italia. Credo possa essere una risorsa per il centrodestra e anche per il Pdl”. “Monti ha solo dichiarato una disponibilità in caso di impasse”, osserva Lupi. “A meno che non scenda in campo come leader di una coalizione”. Ma in questo caso “verrebbe meno come risorsa”, perché “la risorsa di Monti è la sua terzietà”. 

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