L'ex presidente della provincia di Milano ha fatto sapere di voler chiedere il rito immediato. "Ora potrò difendermi nel processo. Lo faro con tutte le mie forze - ha dichiarato - e con la determinazione di cui sono capace, perché certo della mia correttezza"
La Procura di Monza ha chiesto al Gup il processo per Filippo Penati, dirigente del Pd autosospeso da ogni carica ed ex sindaco di Sesto San Giovanni, e altri indagati, tra cui Giordano Vimercati, storico braccio destro di Penati. Le accuse contestate sono corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti. Penati è finito sotto inchiesta l’anno scorso per un presunto giro di tangenti nella politica sestese, con particolare riferimento agli interventi urbanistici sulle aree industriali dismesse Falck e Marelli. Inoltre La Procura di Monza ha chiesto il rinvio a giudizio anche per altre 21 persone
‘Voglio che si vada subito a processo, per questo intendo chiedere il rito immediato”. Lo fa sapere tramite una nota lo stesso Penati, dopo la richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Monza. “Già dai prossimi giorni – ha aggiunto – con i miei avvocati valuteremo le condizioni per chiederlo. Ora – ha detto ancora – potrò difendermi nel processo. Lo farò con tutte le mie forze e con la determinazione di cui sono capace, perché sono certo della mia correttezza”. “Non ho mai ricevuto illecitamente – continua Penati – denaro dagli imprenditori, né per me, né per i partiti di cui ho fatto parte. Non ho conti correnti all’estero. I risultati dell’inchiesta che mi riguarda confermano che non c’è traccia, nonostante si sia favoleggiato di decine di miliardi, di una sola lira o di un solo centesimo di euro che mi sia stato trasferito”.
Secondo Penati, “dopo due anni di indagini non ci sono novità rilevanti rispetto alle ipotesi accusatorie iniziali. Contro di me, da oltre un anno, si riversano sempre le stesse accuse e si ricordano gli stessi fatti, spesso amplificati dalla polemica politica. Accuse e fatti, che risalgono a 12 anni fa, e continuano a ruotare solo intorno alle dichiarazioni di due imprenditori, a loro volta indagati, rilasciate per coprire passaggi di denaro tra loro, anche su conti svizzeri o lussemburghesi, poco trasparenti”.