Il legislatore dello Stato della California ha approvato una legge che vieta ai medici di sottoporre i loro pazienti alle teorie riparative. Si tratta di un notevole passo avanti nella lotta contro l’odio, il pregiudizio e l’omofobia.

Le teorie riparative professano la convinzione che sia possibile guarire le persone omosessuali e trasformarle in eterosessuali. Ci sono medici e organizzazioni – che ovviamente non rinunciano a farsi pagare fior di compensi – dedite alla cura dei gay e delle lesbiche dalla loro presunta “patologia”. In effetti, pensare che sia possibile, e in qualche modo anche doveroso, fornire una cura alle persone omosessuali presuppone logicamente che si intenda l’omosessualità come una malattia o comunque come un incidente di percorso o un difetto nella crescita e nella maturità dell’individuo.

Un’impostazione di questo tipo è viziata su diversi piani.

Anzitutto, sul piano medico, la maggioranza degli scienziati ha chiarito da tempo che l’omosessualità non è una malattia, ma una variante naturale del comportamento umano. L’ha detto l’American Psychiatric Association nel 1973, quando ha cancellato dall’elenco delle psicopatologie contenuto nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (Diagnostic and Statistical Manual – DSM) e l’ha ribadito nel 1990, a livello globale, l’Organizzazione mondiale della sanità.

Qualcuno obietterà che la parola della maggioranza non è vox Dei. Vero. Ma è proprio in virtù del loro contenuto che le riparative andrebbero completamente bandite, medicalmente e giuridicamente parlando.

Esse infatti alimentano la falsa colpa dei giovani gay e delle giovani lesbiche, inducendoli a percepirsi come sbagliati e immeritevoli e a spendere energie inutili nello sforzo di cambiare sé e il proprio rapporto con gli altri. La domanda non è tanto – o soltanto – se essi possano in qualche modo cambiare, cosa che certamente, come l’esperienza ben insegna, non è possibile, quanto invece perché essi dovrebbero farlo. Non si tratta forse di un’invasione di campo della sfera intima e privata della persona? Oltretutto, i minori godono di un diritto alla salute che impedisce a chiunque, a un estraneo così come al genitore, di interferire nel loro sviluppo e che di conseguenza vieta di indurre, come in effetti accade ai minori sottoposti a teorie riparative, il senso di inadeguatezza e la distruzione dell’autostima che rappresentano i tipici effetti di queste teorie.

Si parla troppo di diritti del minore perché queste convizioni non passino al vaglio di una severa e giusta critica.

Le teorie riparative, dunque, non solo non funzionano, ma sono altamente dannose. Ben venga la legge californiana, nella speranza che venga subito adottata anche da altri Stati.

Per un approfondimento, si rinvia a questo volume.

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