In futuro potrebbe bastare un esame genetico del sangue per individuare sul nascere un tumore al seno. Alla nuova analisi, che si annuncia più accurata dei raggi X utilizzati per la mammografia, sta lavorando un gruppo di ricercatori britannici che spera di poter rendere disponibile l’esame entro i prossimi cinque anni. Lo studio, finanziato da Cancer Research Uk, è coordinato da Jacqui Shaw della Leicester University ed è frutto della collaborazione tra l’ateneo e l’Imperial College di Londra. Per validare il nuovo test sta per partire una sperimentazione al Charing Cross Hospital della città del Big Ben, che dovrebbe coinvolgere 500 donne richiamate per ulteriori accertamenti dopo che la mammografia ha rilevato ombre sospette.
I ricercatori – spiega online il quotidiano britannico ‘Daily Telegraph’ – analizzeranno il Dna estratto attraverso il prelievo di sangue, confrontando quello di pazienti alle quali sarà diagnosticato un tumore con quello di donne in cui gli accertamenti avranno esito negativo. Gli studiosi, infatti, hanno già identificato alcune spie genetiche ultra precoci della presenza di un cancro al seno, e in questo modo ne verificheranno il potere predittivo. Se questo primo trial clinico avrà successo, il team ne avvierà un altro per valutare se il test del sangue può essere utilizzato in modo efficace e affidabile per i programmi di screening sulle donne di mezza età o anziane. “Questa entusiasmante ricerca – afferma Shaw – significa che noi un giorno potremmo riuscire, con un semplice test del sangue, a individuare i primissimi segni di un tumore al seno”. Se gli scienziati riusciranno a centrare il loro obiettivo, “le donne potranno sottoporsi a test del sangue annuali invece che agli screening” mammografici tradizionali. “Se tutto andrà bene, il test potrebbe essere disponibile in 5 anni”, annuncia la studiosa.
“Già oggi, quando una donna ha un cancro al seno, lo possiamo dire attraverso un’analisi genetica sul suo sangue”, ricorda Charles Coombes dell’Imperial College londinese. “Quello che stiamo cercando di capire con il nostro studio – precisa l’esperto – è come riuscire a evidenziare i primissimi segni della malattia attraverso un test del sangue“. Stanare queste spie genetiche, infatti, significherebbe riuscire a diagnosticare una neoplasia agli inizi prima ancora che la mammografia possa rilevare lesioni sospette. Questo tipo di analisi, confidano inoltre i ricercatori, aiuterà i medici a definire cure personalizzate, tagliate su misura per ogni paziente. Sulla base delle particolari anomali genetiche rilevate di volta in volta, “i clinici – conclude lo studioso – potranno trattare ognuno in modo più specifico e con minor rischio di tossicità”.