Giustizia & Impunità

Milano, 600mila euro dalla Regione all’Asilo Mariuccia: “Soldi ingiustificati”

Il contributo fu ottenuto dall'allora presidente Valter Izzo, ciellino come Formigoni, che lo giustificò con la necessità di ripianare un passivo di oltre 300mila euro. Ma la situazione economica dell'associazione, secondo il gip che ha disposto il sequestro dei conti della storica istituzione, non era così disastrosa: poteva contare su oltre 14 milioni tra patrimonio e liquidi

Il finanziamento da 600mila euro elargito nel 2010 dalla giunta Formigoni all’Asilo Mariuccia era ingiustificato. Per questo la Guardia di finanza di Milano ha sequestrato beni per la stessa cifra sui conti correnti della storica istituzione milanese che offre assistenza a minori disagiati e a ragazze madri. Il contributo fu ottenuto dall’allora presidente Valter Izzo, ciellino come il governatore della Lombardia ed ex vice presidente della Compagnia delle opere non profit, che lo giustificò con la necessità di garantire il pareggio di bilancio. Ma la situazione economica dell’associazione – scrive il gip Anna Maria Zamagni nel decreto di sequestro – era tutt’altro che critica, visto che poteva contare su oltre 14 milioni di euro tra patrimonio netto, bot e disponibilità liquide. La regione Lombardia nell’inchiesta risulta parte lesa, ma la giunta finisce sotto l’attacco dell’opposizione per l’ennesimo finanziamento elargito a un’organizzazione “amica”. E senza alcun controllo: le uniche verifiche sono state fatte solo a posteriori, con anni di ritardo.

Il finanziamento è al centro di un’inchiesta coordinata dal pm di Milano Tiziana Siciliano e dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo. Nel 2010 l’Asilo Mariuccia ha ottenuto un contributo straordinario di 600mila euro dalla giunta di Roberto Formigoni, dopo una richiesta inviata un anno prima, motivata dai conti in rosso e dall’aumento dei minori inviati nelle strutture dell’organizzazione. Solo che Izzo in Regione ha presentato documenti “attestanti cose non vere”, scrive il gip che ha disposto il sequestro di 600mila euro sui conti dell’Asilo Mariuccia. 

Sotto l’occhio dei magistrati è finita pure la dismissione del patrimonio immobiliare dell’associazione portata avanti da Izzo: dal 1999 infatti sono stati venduti una cinquantina di alloggi, tra cui un appartamento in via Pacini che nel 2003 è finito nelle mani del figlio del presidente, Carlomichele Izzo, per una cifra di poco superiore agli 80mila euro. Nel decreto di perquisizione si sottolinea come la cessione a parenti entro il terzo grado del presidente di una onlus sia vietata dalla legge. Ma l’eventuale reato sarebbe ormai caduto in prescrizione.

L’inchiesta va comunque avanti sul finanziamento, con il sospetto che quei soldi siano stati usati da Izzo per ristrutturare un immobile dell’Asilo Mariuccia, poi concesso in locazione per poche migliaia di euro alla fondazione Esae, da lui stesso presieduta all’epoca dei fatti. Nel decreto di sequestro il gip sottolinea anche come Izzo abbia deciso la chiusura di alcune comunità, nonostante avesse dichiarato costi in crescita per l’aumento dei minori da ospitare. L’ipotesi di reato per l’ex presidente del Mariuccia è stata modificata da truffa aggravata, originariamente contestata, in indebita percezione di contributi pubblici. Lo stesso Asilo è indagato, in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti, “per non avere adeguatamente adottato un modello di organizzazione e gestione idoneo a prevenire la commissione del reato”.

La Regione, invece, per ora è considerata parte lesa. Ma resta la domanda sul perché nessuno ai piani alti di Palazzo Lombardia si sia reso conto che la situazione economica dell’Asilo Mariuccia fosse tutt’altro che critica. Tra il 2000 e il 2011 l’organizzazione ha percepito rimborsi dal comune di Milano (in base al numero di adolescenti e madri con bambino ospitate) e contributi regionali per un ammontare complessivo pari a 22 milioni di euro. Inoltre sul bilancio 2008, l’esercizio precedente alla richiesta dello stanziamento da 600mila euro, è stato segnato sì un deficit di 355mila euro. Ma tale passività, secondo il gip, avrebbe potuto essere ripianata senza alcun finanziamento pubblico straordinario, visto che l’associazione poteva contare su oltre 11 milioni di patrimonio netto (costituito in buona parte da immobili), 2,1 milioni di euro in disponibilità liquide e un milione investito in bot.

In Regione, però, nessuno si è accorto di nulla, nessuno ha controllato nulla. Izzo di certo aveva conoscenze che contano, visto che nel 2010 è stato premiato con la Rosa Camuna, massima onorificenza lombarda. Nel febbraio 2012, intercettato al telefono con il direttore operativo dell’Asilo Mariuccia Maurizio Faini (anche lui di Comunione e liberazione), Izzo racconta di come stia preparando la documentazione dei conti dell’organizzazione da presentare ai funzionari regionali, che si sono fatti avanti per avere informazioni più approfondite. Ma siamo ben due anni dopo l’elargizione del finanziamento e tre anni dopo la sua richiesta: la direzione regionale Famiglia e solidarietà sociale, che fa capo all’assessorato di Giulio Boscagli, si fa sentire solo adesso, “allarmata – scrive il gip – dall’intervento dell’autorità giudiziaria”.

Insomma, la giunta corre ai ripari con un controllo a posteriori, quando l’inchiesta della procura è già partita e gli investigatori del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Milano si sono già presentati in Regione per acquisire documenti. E il verdetto delle verifiche interne è chiaro: “Probabilmente un’istruttoria più attenta al dato contabile – si legge in un documento dell’unità operativa Sistema dei controlli del 26 marzo 2012 – avrebbe potuto mettere il decisore politico nelle condizioni di meglio orientare il proprio intervento”.

Una parziale ammissione di colpe che Formigoni si è ben guardato dal fare pubblicamente. Il governatore ha annunciato che regione Lombardia revocherà il
contributo concesso all’Asilo Mariuccia e si costituirà parte
civile, con richiesta di risarcimento danni. Ma la sua decisione non placa l’opposizione. “Formigoni chiude la stalla dopo aver fatto scappare i buoi – accusa Chiara Cremonesi, capogruppo in consiglio di Sel -. Ancora una volta siamo di fronte all’ennesimo caso di quel sistema criminogeno che il governatore ha venduto per vent’anni come eccellenza lombarda”. Duro con la giunta è anche il consigliere del Pd Carlo Borghetti: “La Regione – dice – è responsabile di aver dato soldi senza le necessarie verifiche e al di fuori di ogni logica di programmazione”.

twitter: @gigi_gno 

 

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