Una volta erano tv, giornali e radio: oggi è internet a fornire, con una capienza di informazioni praticamente sconfinata, un aiuto sostanziale agli italiani che vogliono approfondire temi di salute. Un italiano su tre, infatti (il 32,4%), utilizza la Rete per ottenere informazioni riguardanti benessere e malattie. Di questi, il 90,4% effettua ricerche su specifiche patologie, il 58,6% cerca medici e strutture cui rivolgersi, il 15,4% prenota visite ed esami attraverso la rete, il 13,9% frequenta chat, forum e web community dedicate ai temi sanitari per lo scambio di informazioni ed esperienze, il 2,8% (che corrisponde solo allo 0,9% degli italiani) acquista farmaci online. Tuttavia, internet non ha ancora scalzato il medico di famiglia, che rimane nettamente il punto di riferimento prioritario. E’ quanto emerge da una ricerca realizzata dal Censis nell’ambito delle attività del Forum per la Ricerca Biomedica, presentata oggi a Roma.

Quando si presenta un problema di salute, per il 73,2% degli italiani è più importante capire che cosa sta succedendo, piuttosto che trovare subito il rimedio più efficace (26,8%). Si tratta di un dato in aumento (nel 2006 la pensava così il 64,9%), che testimonia la crescente responsabilizzazione sanitaria individuale e la maggiore partecipazione del singolo al percorso diagnostico e terapeutico. Non a caso, oggi gli italiani si definiscono in maggioranza (il 59,7%) molto o abbastanza informati sui temi sanitari. La principale fonte del proprio bagaglio di conoscenze è il medico di medicina generale (per il 55,6%), segue Internet (10,8%), i familiari e gli amici (10,1%), la televisione (5,9%), il medico specialista (5,8%), il farmacista (4%) e la carta stampata (3,6%).

Nel decennio trascorso l’informazione sanitaria ha goduto di una esposizione mediatica straordinaria. La medicina ha “tirato” sui mass media e la salute è stata un argomento di moda, soprattutto nella declinazione del concetto che coinvolge il benessere e la bellezza. La quota di italiani che segue abitualmente (18,5%) o qualche volta (58,8%) i tanti programmi televisivi su questioni di salute, è complessivamente pari al 77,3%. Negli ultimi anni però il mondo dell’informazione è stato investito da una trasformazione epocale, con la diffusione dell’accesso a Internet. Degli internauti che sfruttano la rete per motivi sanitari, il 97,6% utilizza i motori di ricerca come Google (spesso il 23,2%, qualche volta il 74,4%), il 73,2% consulta siti specializzati o scientifici (spesso il 14%, qualche volta il 59,2%), il 38,3% legge la sezione salute dei quotidiani online, il 34,7% utilizza con questo scopo i social network, il 29,8% naviga nei siti istituzionali. Lo spazio dedicato dai mass media ai temi legati al benessere, agli stili di vita e alla bellezza appare oggi eccessivo al 48,5% degli italiani, mentre è giudicato scarso quello dedicato alle malattie rare (lo pensa il 65%) e alla ricerca (60,1%). Tra i principali difetti della comunicazione sanitaria sui mass media c’è poi la complessità delle informazioni fornite (secondo il 33,3% delle opinioni raccolte), l’enfatizzazione dei rischi per situazioni con un impatto reale minimo, come ad esempio nel caso dell‘influenza aviaria (31,1%), la carenza di informazioni pratiche (27,2%), la leggerezza con cui talvolta vengono trattate le sperimentazioni, come se fossero terapie già disponibili (15,8%), il mancato aggiornamento (15%). E il ruolo dei mass media appare ridimensionato nella determinazione dei comportamenti individuali.

Meno di un terzo degli italiani traduce in pratica qualche volta le informazioni raccolte attraverso i mezzi di comunicazione (solo il 29,8%), mentre il 70,2% afferma di non avere mai adottato le indicazioni ricevute dai media. Al massimo, il 17,2% modifica il proprio stile di vita (corregge l’alimentazione, smette di fumare, si dedica all’attività fisica), il 15,3% decide di provare nuovi farmaci o prodotti per il benessere, l’8,6% di sottoporsi a un controllo medico. Invece l’importanza del rapporto tra il medico e il paziente nel definire il percorso clinico viene ampiamente riconosciuta dagli italiani. Tanto che una cattiva comunicazione tra operatori sanitari e malati avrebbe forti conseguenze in termini di ritardi nella prima diagnosi (lo pensa il 92,2%), nello stabilire la terapia più efficace (91,3%), arrecando al malato danni psicologici come ansia o depressione (85,7%), causando la prescrizione di trattamenti sbagliati (85,1%). E il 63,4% degli italiani ritiene che, anche nel caso in cui una persona sia colpita da una malattia grave, il medico debba comunicare la diagnosi direttamente al paziente, anche nei casi peggiori. A proposito dell’atteggiamento che il medico dovrebbe avere quando si relaziona con il paziente, per il 41,1% degli intervistati il dottore dovrebbe avere le idee chiare e convincere il paziente sul da farsi. Per il 41,7% dovrebbe ascoltare il malato e adattare le soluzioni al caso che ha davanti. Per il 17,2% dovrebbe invece soprattutto tranquillizzarlo ed evitare che possa adottare comportamenti scorretti.

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